A Palermo mostra fotografica sulla “vecchia dell’aceto”

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Si rivive un giallo del Settecento.

Così le immagini del fotografo Antonio Calabrese, in mostra in questi giorni al Palazzo delle Aquile a Palermo, raccontano l’inquietante vicenda di Giovanna Bonanno, meglio conosciuta come la “vecchia dell’aceto”, una serial killer del XVIII secolo, poi raccontata anche nel romanzo popolare omonimo di Luigi Natoli. L’esposizione rimarrà aperta fino al 21 gennaio. Attraverso le foto di Calabrese si può ripercorrere la storia di fatti accaduti davvero nel capoluogo siciliano ed entrati poi a fare parte della tradizione orale popolare siciliana, di cui si parla ancora oggi. Giovanna Bonanno visse a Palermo nel ‘700. Povera mendicante, un giorno ebbe l’occasione di dare una svolta alla sua vita. Vide uscire dall’aromatario di via Papireto una madre con la sua bambina sofferente. Ella aveva bevuto per sbaglio una mistura di aceto ed arsenico. L’aromatario aveva però fatto ingoiare alla piccola dell’olio, per farla così vomitare ed espellere dal corpo il veleno. Giovanna Bonanno capì subito che questo intruglio era qualcosa da cui poterne trarre benefici economici. E così cominciò a far sapere in giro che lei vendeva un liquore particolare che poteva riportare la pace nelle famiglie e molti acquistarono l’intruglio venefico, cominciando a morire uno dietro l’altro, mentre Bonanno faceva tanti soldi. In quegli anni la medicina non aveva molte conoscenze e non riusciva così a scoprire il mistero che si celava dietro quelle morti, finché l’avvelenatrice non venne scoperta per caso, arrestata, condannata a morte per stregoneria ed impiccata.