Ad Agira sono stati scoperti antichi reperti all’interno di una cava ancora da aprire.
E questo ha acceso un conflitto tra la soprintendenza e l’azienda. La Sovrintendenza regionale siciliana ai beni archeologici ha dato parere negativo al progetto di avvio di una cava ad Agira, vicino Enna, presentato da Fassa Bortolo, un’azienda di Spresiano (Treviso), perché proprio lì ci sono importanti e preziosi reperti archeologici da tutelare e che l’avvio dell’estrazione potrebbero disperdere e danneggiare per sempre. Ma la Fassa Bortolo non ci sta, puntando sul tema occupazionale, sempre sensibile in Sicilia: “Meglio quattro pietre o il lavoro?” Messa così la questione però sicuramente non va da nessuna parte. L’azienda era pronta ad investire nella cava 25 milioni di euro ed assumere lavoratori siciliani, ma i resti di un villaggio del VII-IV secolo a. C. ritrovato sul monte Scalpello sono altrettanto importanti. Da qui lo scontro tra soprintendenza ed impresa. Vedremo come si risolverà la questione.