Elezioni. Grande confusione sotto il cielo

0
208

Il buio oltre l’urna.

Così si potrebbe sintetizzare il voto del 4 marzo, che ha creato le premesse per una situazione molto confusa, anche se c’è un vincitore (il Movimento 5 stelle) ed uno sconfitto (tutto il centrosinistra). Ad oggi, mentre si vanno scrutinando ancora le schede di tutte le 88471 sezioni elettorali italiane, abbiamo un Parlamento spaccato in tre tronconi, con il M5s che si attesta al 32,5%, risultando il primo partito, il centrodestra (Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) che raccoglie il 35,8% dei consensi, conquistando la palma di prima coalizione, il centrosinistra, ridotto finora al solo Pd, perché né la lista +Europa di Emma Bonino né quella della ex ministra Beatrice Lorenzin finora sono riuscite a superare la soglia del 3% (la prima è ferma al 2,5%, l’altra ancora più giù), crollato al 18,7%, dalle “stelle” del 40,8% delle europee del 2014 (22,1% in meno in appena quattro anni), e Liberi e uguali che non va oltre il poco entusiasmante 3,4%, per non parlare degli altri partiti presenti alla competizione… Ed allora? La situazione è finora fluida e certamente non invidiamo il presidente Mattarella, che fra qualche settimana dovrà pure tentare di affidare l’incarico di formare un nuovo governo, anche se finora non si sa a chi e come. Ma proviamo comunque a compiere un’analisi del voto e del risultato. Gli italiani hanno scommesso sui 5 stelle nonostante tutto, nonostante il cattivo governo di molte città (Roma, Torino, Livorno, Bagheria…), nonostante le tante bucce di banana su cui sono scivolati parecchi primi cittadini pentastellati, nonostante le epurazioni e le espulsioni di candidati mariuoli o massoni o non in linea ai dictat di Casaleggio, Grillo & c., nonostante i mancati rimborsi elettorali dai candidati al partito, alla faccia dello slogan onestà-onestà, nonostante la scarsa, poco, raffazzonata esperienza politica e gestionale di tanti (tutti?) i candidati… nonostante tutto questo (ed altro ancora) gli elettori, soprattutto del Centro-Sud hanno dato un calcio al passato e votato in massa per il simbolo con le cinque stelle sopra ed i suoi candidati sconosciuti o quasi. Li hanno provati tutti i partiti, votandoli da un punto ad un altro di quello che un tempo si chiamava “arco costituzionale” (ma con una certa preferenza per la parte destra…), adesso hanno deciso di provare anche questi, convinti che alla prossima tornata potranno cambiare nuovamente idea, tanto ormai l’elettorato è diventato più fluido, più ondivago, meno “fedele alla linea”, nella speranza di, prova e riprova, beccare i politici giusti. Al Centro-Nord, invece, lo scenario è del tutto diverso e lì gli elettori hanno ridato fiducia al centrodestra, stavolta però a trazione leghista, dando al partito di Salvini il 17,7% delle loro preferenza, surclassando FI dell’ormai spento Berlusconi, ferma al secondo posto nella coalizione con il 14,5%, meno della metà dei pentastellati e scivolato dietro la Lega e FdI fermo al 4,3%. Ecco che lo scenario è diverso e qui le urne hanno scelto “l’usato sicuro”, anche se declinato in salsa salviniana, accodandosi allo spauracchio dell’invasione (inesistente) dei baluba (leggi extracomunitari, sicuramente inesistente), dell’alta tassazione e dell’Italia agli italiani (quali, se ci stiamo tutti invecchiando?). Risultato? Il marasma totale e nessun quadro preciso. Per cui, come dicevamo, il capo dello Stato avrà di che penare, per l’affidamento del mandato esplorativo di formare il primo governo della nuova XVIII legislatura. Ed allora? I pentastellati da soli non potranno farcela, meno che mai il centrosinistra e neppure il centrodestra, nonostante il 35,8% dei voti raccolti. Un accordo M5s-Lega? A Matteo Salvini non conviene, dovrebbe fare la ruota di scorta di Di Maio. Un governo centrodestra-Pd? Poco probabile, per la netta opposizione di Salvini & Meloni. Una grande coalizione? Possibile, ma per fare cosa? Una nuova legge elettorale declinata verso la governabilità e poco altro. Ma ai tanti pentastellati “miraolati” da uno scranno in Parlamento chi glielo va a dire che fra meno di un anno si voterà di nuovo, col rischio di restare a casa? “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è quindi eccellente”, diceva Confucio. E lui sì che se ne intendeva.