Campofelice di Roccella. La candidata Taravella risponde a Peppuccio Di Maggio: non è colpa nostra se la lista “Uniti per l’avvenire” ha violato la legge

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Dopo la ricusazione del simbolo della lista “Uniti per l’avvenire” e a seguito dell’intervento del candidato a Sindaco Peppuccio Di Maggio, che ha accusato la compagine concorrente alle elezioni di aver posto in essere “un atto vile” interviene Michela Taravella candidata alla carica di primo cittadino per la lista “SiAmo Campofelice”.

Ecco il testo integrale:
“Non trovo corretto attribuire agli altri le responsabilità dei propri errori e considero puerile ed alquanto criticabile far ricadere “genericamente” sulla lista SiAmo Campofelice, la colpa per la ricusazione del proprio simbolo, disposta ieri dalla Commissione Elettorale di Cefalù.
Il leader del gruppo “Uniti per l’avvenire” non chiarisce in modo esplicito quali siano le reali ragioni della decisione disposta dall’organo di controllo, ossia la Commissione Elettorale Di Cefalù, che, al contrario, risultano chiare e precise.
L’art. 33 del T.U. n. 570/1960, stabilisce infatti che “la Commissione Elettorale Circondariale deve ricusare i contrassegni riproducenti immagini o soggetti di natura religiosa”, in quanto limitativi o coercitivi della libertà dell’elettore. Il contrassegno della Lista Uniti per l’avvenire riportava un simbolo religioso, ossia la chiesa Madre di Campofelice, come si evince, peraltro, espressamente nella descrizione del simbolo dagli stessi resa.
Risulta pertanto violata la norma di cui sopra, che è una legge statale e regola la presentazione delle liste, con la conseguenza che risulta oltremodo fuorviante e lesivo della nostra immagine, qualsiasi tentativo di attribuire al nostro movimento la responsabilità dei fatti.
Siamo molto rammaricati dalla circostanza di dover impiegare il nostro tempo per difenderci da qualcosa di cui non possiamo essere ritenuti responsabili, piuttosto che per esporre i nostri progetti per Campofelice e per la nostra gente, ma non possiamo permettere che la verità venga mortificata o stravolta.
E’ doveroso chiarire alla cittadinanza che è nostro precipuo intendimento affrontare una competizione elettorale “regolare e democratica” , che veda leali concorrenti tutte e tre gli schieramenti, anche e soprattutto quello con a capo il candidato Di Maggio, che stava rischiando la definitiva eliminazione dalle prossime consultazioni. Coloro che hanno assunto l’onere di presentare la lista, avrebbero dovuto conoscere bene la norma che ne disciplina il funzionamento.
Se la Commissione mandamentale non avesse rilevato la irregolarità del simbolo per violazione di legge, la eventuale ammissione alla partecipazione alle elezioni, con il simbolo irregolare, avrebbe comportato la definitiva esclusione dalla competizione elettorale, con un semplice ricorso al TAR.
Sono comunque dell’avviso che chi si candida, debba dare l’esempio, rispettando la legge. La legge per essere applicata non ha bisogno di segnalazioni, va rispettata e basta, senza se e senza ma, da tutti indistintamente.
Nella storia di Campofelice, nessuno aveva mai fatto un errore tanto grossolano e resto ferma sull’idea che non si può cercare di nasconderlo, riversando sull’avversario presunte colpe e responsabilità.
Si dovrebbe piuttosto prendere atto di aver errato e cercare di emendare il simbolo, nel termine di 48 ore, concesso dall’organo di controllo, così da partecipare, nel rispetto della legge, alla competizione elettorale, senza simboli coercitivi della volontà dell’elettore.
Anche alla luce di quanto accaduto, auspichiamo, comunque, che ci sia un confronto sano e democratico, nel pieno rispetto di “tutte” le regole e della dignità personale e professionale di ciascuna e ciascuno!
Per il resto, al di là di ogni maldestro tentativo di mistificare la realtà, preferiamo concentrarci sulle nostre idee e sul nostro progetto per Campofelice, nel segno del progresso, dello sviluppo e della pacificazione, confrontandoci lealmente con tutti i nostri avversari elettorali, nessuno escluso”.

Michela Taravella