Se nel celebre film della Sony Picture animation “Piovono polpette”, a Palermo piovono materassi.
Nessuno sa come arrivino, nessuno vede chi li getta, nessuno li toglie. Evidentemente piovono dal cielo e Palermo ne è piena. Se ne vedono di tutti i tipi, di tutte le marche e di tutte le misure: in lana, con e senza molle, in lattice, per culla, singoli e matrimoniali e, anche se raramente, talvolta se ne trovano perfino ad una piazza e mezza. In inverno, con l’arrivo delle piogge e considerato il loro lungo tempo di permanenza sulle nostre strade, ne sono presenti anche del tipo ad acqua. Almeno una decina di materassi sono piovuti in via Emanuele Paternò, nei pressi del Ponte Ammiraglio. Ma non vi lasciate ingannare dall’altisonante nome, si tratta della strada-discarica che costeggia il lato destro del fiume Oreto. Una via che di aristocratico mantiene solo il nome. Se ne registrano numerose presenze da Ciaculli a Borgo Nuovo. Una discreta quantità ne sarà arrivata anche allo Zen anche se non è giunta ancora nessuna segnalazione. Tre esemplari, due piccoli e uno matrimoniale, sono atterrati in questi giorni in via Perez ma qui la “morbida manna caduta dal cielo” è stata molto gradita, i singoli hanno trovato subito ricovero in qualche casa del quartiere. Il matrimoniale è ancora sul marciapiede, ma, se volete vederlo fate pure con comodo, non vi affrettate, resterà lì ancora per settimane. Anzi per mesi. Proprio come la mezza dozzina di materassi piovuta un po’ di tempo fa in via del Bosco, la strada che da via Maqueda conduce a piazza Ballarò. Per almeno due mesi sono stati addossati sulla facciata di Palazzo Oneto di san Lorenzo, uno splendido e prestigioso edificio cinquecentesco in attesa da decenni di un restauro. Anzi di un miracolo. Ma qui, i materassi ma anche le poltrone, i divani e i vecchi elettrodomestici, almeno una funzione ce l’hanno. E anche positiva. Sembra che siano degli ottimi soggetti da fotografare. Una bella facciata cinquecentesca la si trova in tutto il Bel Paese, ma una storica facciata cinquecentesca, decadente, corredata di materassi e altri rifiuti ingombranti è una rarità. Fotografarla è d’obbligo. A dire il vero di queste rarità da fotografare i nostri turisti ne trovano tante nel centro storico, non c’è sempre il materasso, ma un monumento con uno sgangherato sofà o un vecchio elettrodomestico annesso lo si trova sempre. Non molto tempo fa si trovava una di queste estemporanee sulla facciata laterale di Palazzo Sant’Elia, quella che dà su via San Nicolò degli Scalzi. Una semidistrutta ma completa stanza da pranzo degli anni ’70 era addossata sulla settecentesca facciata del Palazzo. Un successo. Perfino dai pullman i nostri ospiti immortalavano in diverse foto queste attrazioni di casa nostra. Ne erano colpiti, stupiti e allo stesso tempo affascinati. E che dire degli stracci di Ballaro’ ? Cumuli, anzi montagne di indumenti vecchi, gettati per terra e lasciati a marcire per settimane sotto il sole.
Resta ancora da capire però il mittente celeste di questa insolita pioggia.
Una curiosità: secondo Wikipedia il termine “materasso” deriva dall’arabo e significa “gettarsi”.
Oh mio Dio, pure da morti emigrano. Salvini, chiudiamo pure i cieli?
Anna Casisa