Tracce agostiniane a Termini Imerese nel Seicento: il S. Nicolò da Tolentino di Silvestre Di Blasi

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Recentemente, indagando tra le polverose carte del notaio Girolamo di Martino di Termini Imerese, conservati presso la locale sezione dell’Archivio di Stato di Palermo, abbiamo scoperto un inedito rogito d’incarico, stipulato il giorno 8 agosto 1621, per la realizzazione di un dipinto voluto da un committente privato.

Il committente è un certo mastro Leonardo Zangara, non altrimenti qualificato e che probabilmente appartenne alla omonima famiglia di costruttori (fabricatores) attiva nella cittadina imerese, sin dal XVI secolo. Il pittore che prese l’incarico di realizzare il dipinto è il manierista Silveste di Blasi o de Blasio (Termini Imerese 14 gennaio 1600; ivi 26 ottobre 1636). La figura di questo artista, si identifica (cfr. A. Contino – S. Mantia, Architetti e pittori a Termini Imerese tra il XVI ed il XVII secolo, ed GASM, Termini Imerese, 2001, pp. 50-52, 151-157) con l’oscuro pittore termitano De Blasio (cfr. R. Cusimano, Brevi cenni di storia termitana, 1926, p. 79 e p. 64; E. D’Amico, De Blasio, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, vol. II, Pittura, a cura di Maria Antonietta Spataro, Palermo 1993, ad vocem). Il dipinto in questione doveva raffigurare il celebre taumaturgo agostiniano S. Nicolò da Tolentino (defunto nel 1305).
Il nuovo rinvenimento d’archivio costituisce non solo un altro tassello nella ancora poco nota produzione di Silvestre Di Blasi, spentosi trentaseienne, ma anche la prima attestazione documentaria sinora rintracciata nella quale egli è espressamente indicato, sin dall’incipit come  maestro (Magister) e pittore (Pittor) della città di Termini (de thermis). Egli, quindi, doveva già avere una propria bottega e poteva detenere anche degli eventuali apprendisti (garzoni). Del resto, un anno prima, il 2 agosto 1620, Silvestre aveva preso moglie, sposando Antonia Campanaro figlia di mastro Pietro e di Domenica Tucciarello.
L’opera commissionata dal Zangara, forse per la devozione privata, ebbe il costo di once (onze) due in moneta argentea. Un’oncia (onza o unza, originariamente unità di peso) equivaleva a 30 tarì, ciascuno di 10 grana (plurale di grano). Un grano, a sua volta, corrispondeva a 1 soldo e si divideva in 12 denari.
La committenza, volle specificate nel contratto alcune clausole: che la preparazione di fondo (il documento riporta il termine in primatu, cioè sottoposto ad imprimitura termine che, nel gergo artistico siciliano, corrisponde all’italiano méstica), da stendere sulla tela grezza (già intelaiata), rigorosamente nuova (tila nova), doveva essere costituita da ben cinque strati di colore (di Cinque mani), che i colori da utilizzare dovevano essere di buona qualità (Dandi coloriti di coluri fini).
Le dimensioni del dipinto, erano di palmi otto di lunghezza (m 1,96) e di palmi sette di larghezza (m 1,70).
Un’incisione (stampa), raffigurante S. Nicolò da Tolentino, doveva essere fornita all’artista, come fonte di ispirazione, ed alla quale scrupolosamente doveva attenersi (conforme), dipingendo sulla tela anche tutte le iscrizioni presenti (con tutti li scritti). Il notaio, si impegnava a fornire personalmente l’incisione (nel rogito, infatti, si legge: la stampa che ci darò iò) al pittore. Inoltre, l’opera, oltre alla figura centrale del santo agostiniano, ai lati doveva recare dei riquadri raffiguranti gli episodi salienti della vita e dei miracoli (con tutti li miraculi à torno) di S. Nicolò da Tolentino. Alla stipula del contratto, il pittore incassò metà della somma in acconto, in contanti ed in moneta argentea, comprensiva delle spese per l’acquisto dei materiali da impiegare. Alla consegna del dipinto, ultimato secondo le clausole predette, entro e non oltre il 4 settembre prossimo venturo, il committente si obbligava a versare il saldo, in moneta contante, al Di Blasi od a persona da lui delegata.
Il soggetto raffigurato nella tela commissionata, cioé S. Nicolò da Tolentino (quatrum Imaginis Santi Nicolai de tolentino), è particolarmente interessante perché documenta il risveglio, nella Termini del Seicento, della devozione nei confronti dei santi e beati agostiniani (in primis il Beato Agostino Novello), già nota almeno tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. S. Nicolò da Tolentino, infatti, è effigiato negli affreschi dei fratelli Graffeo in S. Caterina d’Alessandria Egiziaca in Termini Imerese.
Il culto di S. Nicolò da Tolentino si lega spesso a quello del Beato Agostino Novello. Infatti, nel codice senese del XIV secolo, è contenuta non solo la vita di S. Nicola da Tolentino, ma anche quella del Beato Agostino Novello, in uno con quella della martire S. Apollonia vissuta nel III sec. d. C. (cfr. M. Nicolosi, Il Codice Senese (K, VII, 36) della Vita di Matteo Novelli. Descrizione esterna. Trascrizione diplomatico-interpretativa. Traduzione italiana, Augustijns Historisch Instituut, Heverlee-Leuven, Belgique, 1992, vol. 42, no. 1-2, pp. 111-172). Da notare che, nella vita del Beato Tomasuzio, francescano del terzo ordine, redatta nel 1385, è descritta la sua visione di S. Agostino vescovo di Tagaste, non a caso assieme ad altri santi e beati agostiniani, tra i quali S. Nicolò da Tolentino ed il Beato Agostino Novello (cfr. G. Bretoni – M. Sensi, Vite dei santi e beati della chiesa di Foligno. Testi volgari e volgarizzamenti antichi e moderni. Foligno, 1995 p. 145).
L’impostazione iconografica del Santo, attorniato da riquadri con episodi della vita e dei miracoli,  è ben documentata sin dal Quattrocento e persiste nel Cinquecento e nel primo Seicento (per ulteriori ragguagli si veda, M. Giannatiempo,  Immagine e mistero. Il sole, il libro, il giglio. Iconografia di San Nicola da Tolentino nell’arte italiana dal XIV al XX secolo, F. Motta, 2005, 236 pp.).
Concludiamo, riportando qui di seguito la trascrizione integrale (avendo cura di sciogliere le abbreviazioni), mantenendo intatto il linguaggio (che oscilla tra il latino notarile ed il vernacolo siciliano) e l’ortografia originale, compresi gli eventuali errori.

Fonte: Archivio di Stato di Palermo, sezione di Termini Imerese, vol. 13157, fondo notai defunti, notar Girolamo di Martino di Termini Imerese, registro dell’anno 1620-21.

Eodem Die VIII° Augusti 4e Ind[itio]nis 1621 

Mag[iste]r silvester de blasi Pittor de thermis mihi not[ari]o cog[ni]tus coram nobis sponte pro[mis]it et se obligavit et obligat m[agist]ro leonardo zangara eius con[civis] in e[men]ti et  p[rese]nti et stip[ulan]ti facere ut quatrum Imaginis Santi Nicolai de tolentino longitudinis palmorum otto et latitudinis palmorum settem iuxta formam Designi Dandi coloriti di coluri fini in primatu di Cinque mani di tela nova con tutti li miraculi à torno conforme à la stampa che ci darò iò con tutti li scritti, quem ipse Pittor dare et cons[igna]re teneatur et pro[mis]it seq[uenti] soll[ennite]r obligavit et obligat Ipsi de zangara stip[ulan]ti vel persone pro eo l[e]g[iti]me hic thermis per totum 4m [=quartum] diem mensis settembris proximi futuri al[ite]r

Pro mercede ʒ [segno grafico indicante le onze] 2 In computum ipsi Pittor dixit et et [sic] fatetur se habuisse et recepisse ab ipso de zangara stip[ulan]te ʒ 1 po[nderis] g[eneralis] de con[tan]ti in mo[ne]ta arg[ente]a et ʒ 1 ipse de zangara dare et solvere teneat et pro[mitt]it se i[p]s[e] soll[ennite]r obligaverit et obligat Ipsi Pittori stip[ulan]ti vel persone pro eo leg[iti]me hic thermis in pe[cunia] nu[merata] fatta con[ditio]ne p[redi]tti. In pace[m]

Que omnia.

Testes cesar martorana et hieronimus de forte

Patrizia Bova e Antonio Contino