La tradizione libraria a Termini Imerese rimonta addirittura alla prima metà del Cinquecento.
All’interno del più antico registro di battesimi (1542-48), conservato presso l’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese (d’ora in poi AME), abbiamo scoperto due atti che comprovano l’esistenza di un libraio, attivo nella cittadina demaniale, sinora del tutto sconosciuto: Bernardino Aragona o Ragona. Egli appartenne ad una famiglia termitana documentata sin dalla prima metà del secolo XVI e che dovette essere ascritta al locale patriziato urbano, come attestano le qualifiche distintive di «Magnifico» e di «Messer» date ad esponenti della casata. L’originario cognome di Aragona o Aragona, evidentemente di origine spagnola (cfr. aragonese e castigliano Aragòn, catalano Aragò), per aferesi delle lettera iniziale divenne ben presto Ragona.
Nella prima metà del Seicento, ancora un Bernardo Ragona, omonimo del libraio, essendo benestante, era obbligato a mantenere a proprie spese un cavallo della milizia, ma nel 1659 era già defunto (cfr. Atti dei Magnifici Giurati della Splendidissima e Fedele Città di Termini Imerese, d’ora in poi AMG, ms. della Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese, 1659-60 ff. 129-130). Ancora nel 1725-26, Vincenzo e Gioacchino Ragona, Maria La Cola e Mariano Muffoletto sono menzionati nel «Rollo della Militia» del 1725-26, sempre per il mantenimento in solidum di un cavallo per la detta milizia urbana (AMG, 1725-26).
Oggi, l’unica traccia di questa casata, rimane nella odonomastica termitana: via Ragona, sita alle spalle della chiesa di S. Caterina d’Alessandria Egiziaca, nel cuore del centro storico, nell’antico e pittoresco quartiere Barlaci. In questo asse viario, che da loro prese nome, i Ragona ebbero abitazione almeno dal Settecento.
Il libraio Bernardino Ragona è documentato tra il 1543 ed il 1563. La più antica menzione sinora rintracciata risale al 9 ottobre 1543 (documento n. 1), quando Francesco e Bernardino di Ragona, assieme a Filippa L’Angelica (verosimilmente una perpetua) furono presenti al battesimo di Giuseppe figlio del Magnifico Vincenzo Salamone (appartenente ad un’antica casata nobiliare termitana).
Il 12 novembre 1545 (documento n. 2), Bernardino di Aragona, qualificato con il titolo di Mastro (sic) e come ljbraro (cioè libraio), fu presente al battesimo di Giovanna figlia di Vincenzo La Magione (quest’ultimo da identificare con l’omonimo notaio documentato dal 1528 al 1558). L’altro padrino presente al battesimo di Giovanna La Magione fu il signor Roberto Mariscalco, nell’atto indicato come medico, mentre madrina fu Filippa L’Angelica. Da notare che il sacerdote officiante, in questo caso don Gerardo Lo Presti, nei documenti è sempre indicato come «presti» (cfr. castigliano preste ‘prete’).
L’anno seguente, Il 23 novembre (documento n. 3), il magnifico Bernardino di Aragona, ancora una volta indicato come ljbraro, assieme al magnifico Giacomo Bonafede, fu padrino al battesimo di Ottaviano figlio di Francesco di Marino, mentre la madrina fu Eleonora La Cifalutana. Il rito fu officiato da «presti» Stefano Spataro.
Il 5 marzo 1548 (documento n. 4), Bernardino di Aragona, ancora qualificato come mastro invece di magnifico, fu testimone, assieme a mastro Antonino Maglietta, al battesimo, officiato da «presti» Antonio Vianisi, di Leonarda Francesca figlia del magnifico Leonardo Colisano.
Purtroppo, la serie dei registri di battesimo della Maggior Chiesa di Termini Imerese presenta una lacuna dal 1549 al 1562, che non permette una verifica esaustiva delle fonti. Il 7 agosto 1563, troviamo ancora il magnifico Bernardino d’Aragona, che fece battezzare il figlio Salvatore alla presenza dei padrini, mastro Tommaso (ms. masi) La Cavara ed il sacerdote Callisto Cipolla, e della madrina (mammina), la predetta Filippa L’Angelica (AME, Battesimi, vol. 4 f. 10v n. 4).
Congiunto del libraio Bernardino, dovette essere «Messer» (Misser) Tommaso Ragona, il 29 Maggio 1575, fece battezzare il figlio Giovanni, alla presenza del chierico Mariano Sanguigno (cfr. AME, vol. 2 f. 187). Da notare che il chierico Sanguigno appartenne ad una nobile famiglia termitana oriunda da Pisa.
Non deve meravigliare la presenza del libraio Ragona a Termini Imerese nel Cinquecento, poichè in quel torno di tempo, la cittadina era fulcro di lucrosi traffici commerciali non solo in direzione dei porti di Palermo, Messina e Catania, ma anche dei maggiori scali marittimi mediterranei. Termini, infatti, grazie alla sua invidiabile posizione geografica, sulla costa tirrenica siciliana ed alla presenza di un importantissimo «Caricatore del Grano» (insieme di magazzini per lo stoccaggio temporaneo dei cereali e dei legumi, prima di essere sottoposti a dazio), con relativo attracco, sul quale gravitava un vasto e fertile entroterra, godeva di una vocazione prettamente commerciale.
Ad esempio, sin dal secolo XV, Livorno (porto di Firenze) e Venezia, tra i maggiori centri dell’industria tipografica italiana, rifornivano la cittadina imerese di legnami, stoffe, ma anche di libri e carta.
La richiesta di libri e di stampe proveniva quasi esclusivamente dall’aristocrazia (nobili e gentiluomini), dai professionisti (giuristi, notai, medici, aromatai, artisti etc.), dell’alto clero e, in parte, anche degli «uomini nuovi», del variegato ceto emergente degli «onorabiles», arricchitisi con i lucrosi commerci che ruotavano attorno al Caricatore del Grano, consci della loro ascesa verso un maggiore status socio-economico.
La gestione imprenditoriale della bottega libraria era generalmente a conduzione familiare e lo smercio avveniva attraverso un ben calibrato sistema di raccolta e distribuzione del libro a stampa. In queste botteghe venivano commercializzate non solo carte pregiate ed incisioni, ma anche accessori di cartoleria, opere d’arredo, oggetti d’arte e da collezione, senza disdegnare le “anticaglie”, come monete, iscrizioni, vasellame, ma anche minerali, pietre dure e curiosità naturalistiche anche provenienti, attraverso una lunga e complessa catena di scambi, anche dall’Oriente.
I centri librari più vicini a Termini Imerese erano Palermo e Messina. Entrambe le città possedevano un asse viario dove si concentravano le botteghe gestite da mercanti specializzati nella compravendita di opere a stampa (libri, incisioni etc.), di carta e che, spesso, funngevano anche da stampatori ed editori (cfr. F. Evola, Storia tipografico letteraria del secolo XVI in Sicilia con un catalogo ragionato delle edizioni in essa citate, F. Lao, Palermo 1878; G. Oliva, L’arte della Stampa in Sicilia nei secoli XV e XVI. Ricerche storico-bibliografiche e Note di archivio, R. Tipografia Giannotta, Catania 1911; C. Pàstena, Libri, editori e tipografi a Palermo nei secoli XV e XVI. Saggio biobibliografico, Biblioteca centrale della Regione Sicilia, Palermo 1995).
A Palermo, il commercio dei libri avveniva nel quartiere della Loggia e, in particolare, nell’antico asse viario che, sino al XV secolo, fu detto «strada (ruga) di Pisa (Pisarum)». Nel medioevo, infatti, esistette a Palermo una colonia pisana dedita a lucrosi commerci, non ultimo quello dei libri, allogata proprio nel predetto quartiere. Nel Cinquecento, il detto asse viario, ospitando ormai botteghe librarie gestite da mercanti di varia provenienza, divenne la «strada (strata) dei librai (Librariorum)». Quest’ultima denominazione e le relative attività commerciali, continuarono ancora nel Seicento come attestano le fonti coeve (cfr., ad es., V. Di Giovanni, Palermo Restaurato, ms. 1620 ca., ed. a cura di M. Giorgianni – A. Santamaura, Sellerio, Palermo, 1989, p. 145).
Non è noto se qualcosa di simile esistette anche a Termini Imerese. In proposito, possiamo soltanto evidenziare che, al pari di Palermo, anche nella cittadina imerese, sin dagli inizi del Trecento, esistette un quartiere ed una «strada (ruga) di Pisa (Pisarum», anche qui fulcro della fiorente e ricca comunità mercantile originaria di Pisa. L’intero quartiere, originariamente sito fuori le mura, non lontano dal litorale, comprendeva l’ampio slargo che, alla fine del XVI secolo fu in gran parte ristretto dalla costruzione della chiesa e convento di «S. Maria del Monte Carmelo sotto il titolo di S. Rocco». Ancora negli anni 20′ del Quattrocento, l’asse viario della Ruga Pisarum, attraversava il quartiere predetto, come attestano i rogiti del 23 aprile e del 28 luglio 1427 in notar Giuliano Bonafede di Termini (cfr. G. M. Sceusa e Provenzano, Termini Imerese Splendidissima, e Fedele Città della Sicilia, suo Nome, sua Origine, suo culto, e suoi progressi sotto i Dominij che il nostro Regno han Governato, ms. della Biblioteca comunale Liciniana ai segni AR d β 22, 1796 f. 47v).
Dallo spoglio degli inventari testamentari presenti nei registri notarili di Termini Imerese, redatti nel Cinquecento e nel Seicento, emergono alcune figure di personaggi facoltosi, appartenenti generalmente al ceto dei giuristi od a quello dei medici, che possedevano vere e proprie collezioni di opere a stampa. A titolo di esempio, ci piace ricordare la figura del medico termitano Luca Scotto, di famiglia originaria di Genova, attivo nella seconda metà del Cinquecento. Nel suo regesto ereditario (cfr. Archivio di Stato di Palermo sezione di Termini Imerese, fondo notai defunti, atti notar Sebastiano Bertòlo junior, vol. 13093, 1601-2 f. 1181) sono menzionati quasi esclusivamente gli autori, non i titoli delle relative opere, per cui possiamo generalmente ricavarle soltanto per deduzione. Comunque sia, dall’inventario si deduce che Luca Scotto possedeva i migliori testi di medicina e filosofia che erano in commercio in Sicilia nella seconda metà del XVI secolo. Tra gli antori di opere di medicina dell’antichità ritroviamo, ad esempio, Dioscoride Pedanio (c. 40-c. 90 d.C.) autore del De Materia Medica, fondamentale trattato di farmacopea, noto nell’edizione principe in volgare curata dal medico senese Pietro Andrea Mattioli ed edita a Venezia da Vincenzo Valgrisi nel 1568.
Altri due autori di opere mediche, menzionati nel regesto ereditario sono l’enciclopedista Aulo Cornelio Celso (25 a.C.-50 d.C.), autore del De Medicina ed il medico greco Claudio Galeno di Pergamo (131-201) che, sviluppando le teorie filosofiche di Ippocrate di Cos (460-377 a.C.), portò avanti la «teoria dei quattro umori» che dominò la medicina europea sino al XVI secolo.
Tra gli autori di opere mediche del Cinquecento, l’inventario ereditario, ad esempio rammenta Girolamo Mercuriale (1530-1606) noto traduttore dei testi medici di Ippocrate; il veronese Girolamo Fracastoro (1478-1553), medico, filosofo, astronomo e geografo, teologo e letterato; il siciliano Giovanni Filippo Ingrassìa (1510-1580) nominato protomedico del Regno nel 1563.
Relativamente agli autori di filosofia, l’inventario ereditario menziona Socrate che, come è noto, non lasciò alcuno scritto, mentre probabilmente si voleva invece alludere a Platone (427-347 a.C.) con la sua opera giovanile «Apologia di Socrate». Tra gli autori medievali più quotati, l’inventario ereditario cita il musulmano Averroè (Abū l-Walīd Muḥammad ibn Aḥmad Muḥammad ibn Rushd, 1126-1198), filosofo, medico, matematico e giurisperito andaluso, autore de L’incoerenza dell’incoerenza (Tahāfut al-tahāfut) che, nella versione latina, divenne Destructio destructionis philosophorum, vero e proprio commento ed apologia della filosofia aristotelica. L’unica opera esplicitamente ed eccezionalmente menzionata nell’inventario ereditario di Luca Scotto è la Philosophia seniorum, in quanto fatica del termitano Padre Pietro Calanna, pubblicata nel 1599.
Queste nuove scoperte documentarie, forniscono un ulteriore tassello per ricostruire l’ampio e vivace ambiente culturale termitano del Cinquecento.
Patrizia Bova e Antonio Contino
Documento n. 1
Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, fondo anagrafico, Battesimi, vol. 1 f. 33r n. 6.
Eode[m] [9 ottobre 2a indizione 1543] / p[re]sti calisto [chipulla] b[attizzò] lu f[igliu] dj M[agni]f[ico] / viche[n]so salamunj n[omin]e josep[h] / li co[mpari] franc[esc]o et bernardino / di ragona la co[mari] [philippa] lanjelica [sic, L’Angelica]
Documento n. 2
Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, fondo anagrafico, Battesimi, vol. 1, f. 67v n. 1.
die 12 [novembre 4a indizione 1545] p[re]sti gerardo lup[re]sti b[attizzò] la f[iglia] / dj vic[enti]o lamaxunj n[omin]e joan[n]a li co[m]parj / Mast[r]o [sic] berma[r]djno [sic] dj aragona ljbraro / et lu s[ignor] robertto [sic] manjscalco medico / la com[m]arj ph[ilipp]a la Ingelica [sic, L’Angelica]
Documento n. 3
Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, fondo anagrafico, Battesimi, vol. 1, f. 84r n. 5.
Eode[m] die [23 novembre 5a indizione 1546] p[re]sti Stefanu Spataro / b[attizzò] lo figlio dj franc[esc]o di / marjno n[omin]e attavjano li co[m]parj / Mast[r]o [sic] birnardjno dj aragona / ljbraro et M[agni]f[ico] jac[op]o bonafidj la / Comarj [Eleo]nora la chifalutana
Documento n. 4
Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, fondo anagrafico, Battesimi, vol. 1, f. 120r n. 6.
die 5 [marzo 6a indizione 1548] p[re]sti ant[oni]o vjanjsi b[attizzò] la f[iglia] dj M[agni]f[ico] / nardo colisaro [sic colisano] n[omin]e narda franc[esc]a li co/[m]parj m[astr]o ant[oni]no malgletta [sic, Maglietta] et m[astr]o [sic] benna/rdjno [sic] dj arogona [sic] lacom[m]arj [sic] [minica, Domenica] lagrigola [sic]