I Carabinieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica – D.D.A., nei confronti di due persone, ritenute responsabili, in concorso, di detenzione e porto di armi da sparo e clandestine.
I provvedimenti in questione sono stati emessi nell’ambito delle indagini che, nello scorso mese di gennaio, avevano già portato all’arresto, in esecuzione di un provvedimento di fermo d’indiziato di delitto, emesso dalla medesima Procura della Repubblica, di 6 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata ex art. 7 dl 152/91, convertito in L. 203/91, detenzione illecita e porto di arma da fuoco (Operazione convenzionalmente denominata “Legame”).
Le indagini avevano permesso di accertare l’appartenenza di alcuni degli arrestati, all’organizzazione criminale denominata “cosa nostra” e di ricostruire episodi estorsivi, commessi da suoi affiliati ai danni di operatori economici del territorio di Bagheria.
I dati investigativi raccolti, derivanti da intercettazioni telefoniche ed ambientali, videoriprese, testimonianze delle vittime dei reati, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che in passato avevano occupato ruoli rilevanti nella famiglia mafiosa bagherese, avevano permesso di cristallizzare l’appartenenza di alcuni degli indagati alla stessa famiglia mafiosa, sempre capace di riorganizzarsi dopo ogni operazione di polizia, con l’immediata sostituzione degli accoliti arrestati e di cristallizzare alcuni episodi estorsivi posti in essere ai danni di operatori economici di Bagheria.
Il provvedimento odierno è stato emesso nei confronti di Liga Pietro, nato a Palermo il 11.04.1966; nipote di Giuseppe Scaduto, ritenuto, quest’ultimo, capo del Mandamento mafioso di Bagheria, tratto in arresto, nel mese di ottobre 2017, nell’ambio dell’operazione “Nuova alba”. Pietro Liga è accusato di aver gestito, nel periodo 2011 – 2012, insieme al fratello Paolo, al cognato Salvatore Farina, già tratti in arresto nello scorso gennaio ed a Gioacchino Antonio Di Bella, nato a Bagheria il 05.12.1955, anch’egli destinatario dell’odierna misura cautelare, le armi (pistole, fucili, mitragliette, anche con matricola abrasa) che componevano l’arsenale a disposizione della famiglia mafiosa di Bagheria. Il provvedimento restrittivo è stato notificato presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo, ove gli stessi risultano ristretti per altra causa.