Cefalù, Movimento “Cambiamo la Sicilia”: da due anni acqua non potabile: cosa bevono turisti e residenti?

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A Cefalù l’acqua che scorre dai rubinetti di casa è non potabile da due anni. Cosa bevono residenti, turisti e visitatori?

Se lo chiede Vincenzo Figuccia (nella foto), deputato all’Ars e leader del movimento “Cambiamo la Sicilia”, che per avere risposte certe ha rivolto una interrogazione al Presidente della Regione, all’assessore per l’energia e per i servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, e all’assessore per il territorio e l’ambiente, Salvatore Cordaro.
«A Cefalù con ordinanza sindacale del 17 giugno 2016 è stato vietato l’uso dell’acqua erogata dal pubblico acquedotto per il consumo umano e la preparazione degli alimenti. Ad oggi non è stata emanata alcuna nuova disposizione sull’uso dell’acqua  e quindi  continua ad essere non potabile. A Cefalù arrivano tanti turisti da tutto il mondo in quanto rinomata cittadina turistica – dice Figuccia – e operano diverse strutture ricettive che accolgono i propri ospiti in stanze che dispongono di bagni su cui scorre l’acqua, attività commerciali che necessitano dell’acqua per la preparazione, fontane pubbliche dalle quali i cittadini e turisti attingono per il consumo umano, anziani soli e soggetti ammalati che non possono uscire di casa». 
Il leader del movimento “Cambiamo la Sicilia” vuole sapere se negli hotel, nei B&B e in tutte le strutture ricettive che fanno arrivare nei propri bagni l’acqua erogata dal pubblico acquedotto di Cefalù esistono cartelli in lingue che informano che l’acqua non è potabile. Vuole anche sapere «quali controlli vengono effettuati per verificare che bar, panifici, macellerie, esercizi di generi alimentari e ristoranti della città di Cefalù, nella preparazione degli alimenti e per il confezionamento dei loro cibi, non si servono dell’acqua della condotta comunale». 
Figuccia chiede di conoscere, infine, «quale acqua arriva nelle fontane pubbliche della città di Cefalù e se nell’eventualità si tratti di acqua dell’acquedotto comunale, perché non vi si trovano esposti cartelli che ne indicano la non potabilità».