“Sicilia… terra di migranti”: inaugurazione anno scolastico all’Istituto Comprensivo Campofelice di Roccella Lascari Collesano

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Ormai è tradizione per Campofelice di Roccella iniziare l’anno scolastico con la piazza ed il sagrato della Chiesa invaso dai giovani studenti della scuola dell’obbligo dell’Istituto Comprensivo Campofelice di Roccella-Lascari-Collesano B.G. Cinà.

Insieme alle classi dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, le cui performance hanno ogni anno un tema sempre diverso, e quest’anno, attuale più che mai: “Sicilia… terra di migranti”.
E’ difficile capire quanto i giovani studenti siano stati veramente consapevoli dell’argomento portato in piazza, e non perché il tema sia intrinsecamente complicato, ma semplicemente per un fatto puramente anagrafico poiché alcuni concetti possono scuotere l’animo quando la vita, in qualche misura, ci ha già messi alla prova. Chi è adulto, infatti, difficilmente non ha avuto in famiglia, o vissuto in prima persona, l’incubo dell’emigrazione.
Si, proprio così, un vero e proprio incubo! Bisogna avere anche il coraggio di ammettere che emigrare non è mai bello!
Si dice che partire è come un po’ morire! E vedere i bambini con le valige in mano e indosso i vestiti dei nonni non può che far venire il magone: vuoi perché si pensa a qualche familiare già lontano, vuoi perché si teme che ciò possa accade ai propri figli.
E’ vero che un genitore ha il compito di dare radici profonde ed ali forti per poter volare; ma chi è quel genitore che pur credendo persino utile allontanarsi da casa non sogna che il proprio figlio ritorni almeno nel proprio territorio per poter invecchiare col piacere di potergli rivolgere, di tanto in tanto, un amorevole carezza?
Tra quei giovani studenti è probabile che qualcuno avesse anche un genitore emigrato recentemente e comprendesse sin troppo bene il peso di quelle valigie di cartone e ci piace pensare che quelle rappresentazioni siano state utili a loro come, purtroppo, lo potrebbero esse in futuro per tanti altri giovani che dovessero ritrovarsi in tali situazioni.
Non potendo comunque ben valutare quanto il tema abbia toccato i giovanissimi studenti è indubbio lo sforzo della Scuola di aver voluto provare a stimolare i propri studenti riflettendo su un argomento delicatissimo che con assoluta certezza ha toccato l’anima di ogni adulto presente.
Impossibile quindi non immedesimarsi, ed infatti quando ha preso la parola il parroco Domenico Sausa ha condiviso tutte le sue emozioni raccontando momenti della sua giovinezza in cui egli  stesso portava in mano la propria valigia.
Il Preside Fabio Pipitò ha invece puntato l’accento sull’importanza dello studio perché solo la conoscenza può rendere liberi; messaggio che ha rivolto con spirito paterno ai propri studenti, ma forse voleva anche raggiungere i genitori in modo da poter essere sempre presenti e uniti con la Scuola nel percorso di crescita dei propri figli. Bisogna sempre tenere a mente che la crescita dei giovani è una responsabilità di tutti gli adulti, anche di chi non è genitore, e se la famiglia è la prima agenzia educativa, la scuola è la seconda, ma entrambe devono stare dalla stessa parte della “barricata”, altrimenti si rischia che i giovani non sappiano più chi veramente siano le figure educative di riferimento.
Infine l’intervento del cittadino Sindaco Michela Taravella, in chiave socio-politica, ha fatto ulteriormente riflettere sull’emigrazione/immigrazione ricordando che il pericolo del nazionalismo non è ancora del tutto scomparso e che i drammi scaturiti da alcune convinzioni politiche del passato non sono poi così lontane come possano sembrare a prima vista; e in verità molte ferite di una storia troppo recente non sono ancora guarite mentre vi sono già rigurgiti che non andrebbero sottovalutati.
Dunque un tema attualissimo e delicatissimo in un mondo che, sempre più virtualmente connesso, è totalmente incapace di evolversi verso una reale globalizzazione; del tutto impreparato ad un auspicabile abbattimento delle frontiere politiche, ma ancor prima, del tutto impotente nel rimuovere disuguaglianze economiche e sociali tutt’altro che anacronistiche e paurosamente attuali.
Nelli Minneci