Importante riconoscimento per il lavoro del Consorzio Manna Madonita: inserito tra le best practices dalla Federazione Nazionale Aree Interne, sarà protagonista, insieme ad altre realtà provenienti da tutta Italia.
Il prossimo appuntamento è organizzato per lo scambio di soluzioni innovative e di successo realizzate dai comprensori comunali impegnati nella Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
A Castelnovo ne’ Monti, comune capofila dell’area pilota dell’Emilia Romagna, Appennino Emiliano, il prossimo 25 gennaio si terrà il seminario “Agricoltura e non solo: il settore primario e il futuro delle Aree Interne”.
Il comparto agricolo ha, infatti, un ruolo fondamentale per frenare il declino demografico e lo spopolamento di cui soffrono le aree marginali e può diventare fattore di sviluppo locale, risollevando l’economia locale e contrastando la diminuzione della superficie agricola e il conseguente abbandono del suolo. Nel corso delle tre sessioni del seminario saranno presentati pratiche e percorsi virtuosi in modo da offrire agli altri territori interessati tecniche già sperimentate e risultate efficaci in altre aree interne.
Il Consorzio Manna Madonita porterà la propria testimonianza di società cooperativa consortile sociale che ha l’obiettivo di rilanciare la produzione della manna, antica risorsa del contesto agrario della zona, rispettando i ritmi delle stagioni e la natura del Parco delle Madonie.
Il Consorzio, che accorpa quattro cooperative di produttori (La 50, Oasi, Nuova Alba e Il Girasole) impegnate nella produzione e valorizzazione della manna e dei prodotti che da essa si possono ricavare, è stato considerato interessante dalla Federazione Nazionale Aree Interne per la tipicità del prodotto e la presenza di giovani produttori che hanno reso questa realtà una buona pratica a livello nazionale.
Nel cuore del parco delle Madonie, i territori di Pollina e Castelbuono sono il luogo ideale per la coltivazione dei frassini da manna perché caratterizzati da elevate temperature, scarse escursioni termiche e bassa umidità dell’aria durante tutto il periodo di produzione (da fine giugno a metà settembre). Verso la seconda o terza decade di luglio, i frassinicoltori (detti anche mannaroli o, in siciliano, ntaccaluori) verificano lo stato di maturazione delle piante facendo piccole incisioni, sulla corteccia del frassino con una particolare roncola molto affilata e appuntita, detta mannalouru o cutiéddu à manna. Da questi solchi sgorga un liquido ceruleo e amaro che, a contatto con l’aria, si rapprende rapidamente formando uno strato cristallino biancastro: la manna. Per raccoglierla i mannaroli inseriscono sotto l’incisione una piccola lamina d’acciaio a cui viene legato un filo di nailon lungo il quale, nei giorni successivi, la manna gocciola formando piccole stalattiti, i cosiddetti ‘cannoli’ che, del tutto privi di impurità, sono molto pregiati sul mercato. La parte di linfa che si rapprende sul tronco viene raschiata e costituisce la ‘manna in rottame’, la qualità meno pregiata. Un curiosità: Il nome deriva dall’aramaico ebraico ‘Mân Hu?’ (‘Cosa è?’) ovvero la domanda, come narra la Bibbia, che gli ebrei stremati e affamati rivolsero a Mosè che li stava guidando nel deserto nel veder cadere dal cielo un cibo a loro sconosciuto, miracolosamente mandato da Dio.
Il Consorzio Manna Madonita nato nel dicembre del 2015, è una società cooperativa consortile sociale che accorpa quattro cooperative di produttori di manna (La 50, Oasi, Nuova Alba e Il Girasole) con l’obiettivo di rilanciare la produzione di questa antica risorsa del contesto agrario della zona. In Sicilia la manna viene prodotta fin dalla seconda metà del 1500 e per secoli ha rappresentato un’importante voce economica per il contesto agricolo. A partire dal secondo dopoguerra, però, la coltivazione di frassini da manna ha subito un rapido declino, rimanendo relegata principalmente nelle superfici di Castelbuono e Pollina, due comuni del comprensorio madonita. Gli sforzi del Consorzio Manna Madonita sono tutti mirati a ridare vitalità alla produzione e a mantenere viva la coltura, ma anche la cultura, di questa antica risorsa.