E’ morto Sebastiano Tusa, una delle anime più belle della Sicilia

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E’ morto Sebastiano Tusa. Ci ha lasciati in una domenica quasi primaverile, quando distrattamente senti al telegiornale del mattino di un aereo che si è schiantato in Etiopia. Terra lontana, ma purtroppo – pensi – anche questa è la vita.

Magari senti ancora che non ci sono sopravvissuti su quel volo, ma tra le 157 vittime ci sono 8 italiani. Per una attimo provi a immaginare il dolore dei familiari, ma resta sempre qualcosa di impercettibilmente distante, questione solo di poco, e ritorni alle tue attività. Poi squilla il telefono, vedi il numero di un amico e pensi che ti chiami per sollecitarti delle date per degli incontri, ma hai già la risposta pronta, e positiva. Invece la persona all’altro capo ti dice che è preoccupato perché gli orari coincidono con il volo sul quale doveva essere Sebastiano. Ma non è possibile che l’amico che conosci da circa trent’anni, con cui hai un bellissimo rapporto non solo professionale ma anche umano, con il quale hai condiviso tante iniziative e tante battaglie, proprio lui con il quale ogni occasione era buona per pizzicarti e come tradizione passavi i minuti prima di una conferenza a prendervi in giro, possa essere tra le vittime. No, non è minimamente pensabile. Ti chiama un collega che l’aveva cercato al telefono e a cui aveva risposto con un messaggio dicendo che l’avrebbe richiamato. Ma era venerdì e ti dice che forse è partito il giorno prima, quindi sarà già arrivato. Ti aggrappi a questo. Ti sembra così assurda la possibilità della sua morte che il cervello si rifiuta quasi di prenderla in considerazione. E gli invii un sms, scherzoso come al solito, per assicurarti che lui sia già a Nairobi. L’ultima volta che ci siamo scambiati sms mentre era in Kenia fu per dirgli se organizzavamo insieme all’Assessorato e all’Università la conferenza con Zahi Hawass, e quel giorno ha risposto dopo appena 15 secondi. Sei fiducioso. Aspetti da un momento all’altro che il telefono ti dia il rassicurante segnale di un nuovo messaggio. Non è immediato, pensi che magari dove si trova in quel momento non c’è campo. Ma quel “bip” che ti perseguita continuamente anche nei momenti meno opportuni non arriva, dall’apparecchio nessun segnale. Mentre il telefono inizia a squillare: troppe volte per non non preoccuparsi. Poi arriva una di quelle telefonate che preferiresti non ricevere mai. Un tuo vecchio amico, giornalista RAI (in genere le testate nazionali hanno fonti dirette) che ti dice: c’è la conferma ufficiale della Farnesina: Sebastiano Tusa è tra le vittime. Per un momento sembra che tutto si smaterializzi, ti si blocca il respiro, senti i battiti aumentare e chini il capo sul tavolo mentre continui a ripetere che non è possibile. Ti sembra di vivere in un incubo che ti attanaglia, ti prende la gola. Ma la realtà quasi beffardamente si impone e prendi coscienza che è tutto drammaticamente e maledettamente vero. E in quel momento senti qualcosa di te stesso che vola via con lui.
E’ il 10 di Marzo, il giorno che la storia ricorda per la celebre Battaglia della Egadi del 241 a.C. che cambiò definitivamente la storia del Mediterraneo. Era una data bellissima per Sebastiano Tusa. Tra tutte le scoperte della sua lunga carriera, era quella di cui andava più fiero: avere ricostruito con precisione lo svolgersi della giornata e il luogo esatto dove avvenne lo scontro, fino ad allora ancora incerto. 
Ma aveva tante altre cose di cui andare orgoglioso. Aveva creato dal nulla la Soprintendenza del mare, dopo aver dato vita prima al GIAS (Gruppo Intervento Archeologia Subacquea) e successivamente allo SCRAS (Servizio di Coordinamento Ricerca archeologia Sottomarina). La Soprintendenza era unica in tutto il Mediterraneo, ne esisteva un’altra in Grecia ma si occupava solo di archeologia, invece qui le competenze spaziavano dai beni naturalistici a quelli etnoantropologici, dall’architettura all’archeologia. Ma c’era anche la sua storia di archeologo, come quando scrisse, appena trentenne “La Sicilia nella preistoria”, che resta ancora oggi un testo fondamentale per la conoscenza delle vicende dei primi abitatori dell’isola. Alla luce delle sue ricerche, i suoi studi in vari siti dell’Isola, la sua visione innovativa dell’evoluzione delle prime comunità di cacciatori e raccoglitori che popolavano la Sicilia sarà ricordato come uno dei padri nobili della preistoria siciliana.
Sebastiano Tusa che aveva il cuore rivolto al passato ma la mente proiettata al futuro, è stato da sempre aperto alle novità e a provare percorsi innovativi, anche dagli esiti finali incerti: le scommesse culturali e professionali non lo spaventavano.
Così quando “inventammo” circa trent’anni fa i corsi di archeologia, organizzati da una associazione, e che divenne nel corso degli anni la nostra iniziativa più prestigiosa. Era la prima volta in Sicilia. Quello che oggi sembra la cosa più naturale del mondo allora non era pensabile. L’archeologia era un mondo chiuso e l’apparato accademico guardava con sufficienza se non con ironia a chiunque da esterno si occupasse dell’argomento. Ma Sebastiano aveva questa grande capacità di apertura alla società civile e al mondo delle associazioni e accettò la nostra proposta che venne coronata dal successo. Grazie a lui e a Giovanni Mannino, spigoloso ma generoso studioso di preistoria, riuscimmo a “rubare il fuoco agli dei”.
A ciò si legava una disponibilità infinita da parte di Sebastiano: non ricordo una volta che abbia detto no ad una richiesta o ad un invito: per lui era solo un problema di date ed orari.
Non si faceva pregare neanche quando lo “costringevo” a tenere relazioni in paesini quasi sconosciuti: e lui accettava intervenendo con la medesima serietà come se stesse prendendo la parola in un consesso universitario, o quando acconsentiva a farsi intervistare con me in radio o in televisioni semisconosciute che avevano spesso sede in sottoscale o bugigattoli. Ma lui rispondeva alle domande con lo stessa attenzione e lo stesso rigore intellettuale con cui prendeva parte a trasmissioni delle reti nazionali. Aveva una capacità innata a spiegare anche ai non addetti a lavori concetti complessi che avevano per oggetto la storia e l’archeologia.
Ecco questa era una delle caratteristiche più belle: generoso e di grande sensibilità e umiltà, era disponibile al dialogo con chiunque, senza guardare cariche o titoli di studio, pronto all’ascolto e a raccogliere e fare proprie idee e progetti, e a riconoscere e valorizzare il lavoro e le competenze altrui. Una disponibilità che non escludeva nessuno, fosse l’interlocutore un grande accademico o l’uomo della strada. Di grande bontà d’animo, nonostante la sua notorietà e la sua fama, era rimasta una persona semplice, autentica, cortese. 
Un lavoratore instancabile e infaticabile, che iniziava all’alba e concludeva a tarda sera senza interruzioni. Il lavoro per lui era una forma di impegno civile, totale e totalizzante, a cui si dedicava interamente senza mai fermarsi. Io, abituato a fare sempre le ore piccole, inviamo email alle tre di notte, ma ero certo che avrebbe risposto appena faceva giorno, e infatti puntualmente intorno alle sette del mattino leggevo la risposta. Un sincronismo quasi perfetto.
E non si può non ricordare, ultima esperienza, la sua partecipazione da “tecnico” al governo regionale dove ha avuto modo di farsi apprezzare per la sua professionalità e competenza, del resto quasi nessuno aveva la conoscenza archeologica della Sicilia come lui che l’aveva percorsa in lungo e in largo. Aveva portato all’interno dell’esecutivo una visione innovativa dei beni culturali, puntando ad una intelligente valorizzazione del nostro patrimonio storico artistico per il riscatto economico della Sicilia
Nel lavoro Sebastiano ti travolgeva con il suo entusiasmo. Una caparbietà che non cessava mai di colpirti e che appariva quasi incredibile. Nel suo vocabolario credo mancassero alcune parole: arrendersi, fermarsi, scoraggiarsi, abbattersi. In lui non si trovava mai un ostacolo a progetti, dal più banale al più innovativo, ma anzi stimoli ed incoraggiamenti ad andare avanti, consigli su come procedere. Sempre positivo e conciliante.
Ci mancherà tremendamente. Con lui scompare uno studioso di fama internazionale che dava prestigio alla Sicilia e rappresentava una delle anime più belle della nostra terra. La Sicilia ha perso uno dei figli migliori, una persona straordinaria, eccezionale nella sua semplicità. Una grande risorsa di cui si sentirà la mancanza man mano che passeranno i giorni e gli anni. 
Sarà impossibile dimenticarti. Per chi ha avuto l’onore e la gioia di conoscerti e ti ha voluto bene occuperai un posto particolare nel suo cuore e serberà per tutta la vita di te un tenero e affettuoso ricordo.
Crediamo che il modo migliore per ricordare Sebastiano Tusa e dare un senso ad una scomparsa inaccettabile, non sia tanto, come proposto, di dedicare strade, iniziative, festival, sicuramente comprensibile in questo momento di forte commozione, ma sia quello di non disperdere il suo insegnamento e la sua opera, far tesoro della sua eccezionale conoscenza, della sua generosità, del suo infaticabile impegno, della straordinaria competenza, del suo entusiasmo, della sua umiltà. Di cercare, come suggeriva, nelle radici per riscoprire le ragioni della speranza e soprattutto credere sempre che la Sicilia è una terra bellissima che possiede una grande memoria e può avere un bellissimo e meraviglioso futuro.
Alfonso Lo Cascio

2 COMMENTS

  1. Commovente, bellissimo articolo che non avrei mai voluto leggere, che non avrei mai fosse accaduto L’ASSURDO EVENTO che ne è alla base.
    In questo momento, i computer con i quali convivo ormai da una vita e che amo tanto, mi fanno quasi antipatia, perché tutto fa pensare che siano stati la causa della tragedia.
    Purtroppo, da vecchio programmatore della prima ora, sono consapevole che i computer si limitano solamente ad eseguire le istruzioni che noi poveri uomini diamo loro, senza porre la necessaria attenzione, senza “perdere tempo” a spiegarne il funzionamento ai piloti, dando priorità al dio denaro sulla vita degli uomini.

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