Termini Imerese. Agglomerato industriale, una discarica a cielo aperto

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L’ agglomerato industriale di Termini Imerese è ormai da anni in progressivo declino: la chiusura del suo principale stabilimento, la Fiat e le successive fallimentari esperienze di rilancio tentate da altri gruppi industriali  né incarnano solo l’emblema.

Per chi si trovasse a dover  percorrere le strade adiacenti lo scenario è desolante:  capannoni abbandonati a testimonianza della chiusura di numerose attività, strutture fatiscenti e strade degradate. Addirittura fino a qualche settimane fa un numero cospicue di buche rendeva pericolosa la circolazione automobilistica e solo un’ intervento dell’Irsap  (Istituto Regionale per lo sviluppo delle attività produttive) ha consentito di metterci la letterale “pezza” di sopra, per quello che ordinariamente era diventato un rally per tir e auto che percorrono il tragitto per spostarsi sull’autostrada Palermo-Catania o recarsi a Termini Imerese.
A dimostrazione poi che l’agglomerato sia ormai terra di nessuno, basta osservare lo stato di abbandono in cui versa anche sul piano ambientale: la strada adiacente al mare, la stessa che passa dinnanzi allo stabilimento ex Fiat e alla centrale Enel è oramai una  vera e propria discarica a cielo aperto.
Da mesi se non più, giacciono ai bordi della strada cataste di immondizia;  cumuli di spazzatura abbandonata  da gente incivile viene riversata finanche sulla spiaggia alla mercé dei gabbiani e delle onde.
Rifiuti di ogni tipo si esibiscono ai passanti, che siano lavoratori delle industrie della zona, viaggiatori che si recano alla stazione o al porto di Termini Imerese o  comuni cittadini che si trovano  a percorrere quel lungo tratto di strada.
Il tutto nell’inerzia più totale degli enti competenti e senza che la politica locale alzi la voce per rimediare a questo scempio.
A pensare che questo  stato di cose  rimanga immutato, quando poi si celebra la “giornata mondiale dell’ambiente”,  si parla di raccolta differenziata e di “plastic free”, si rimane con un sorriso amaro in bocca.
Francesco Fustaneo