Scirocco e siccità a Termini Imerese e nelle Madonie negli anni 60′ del Cinquecento

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Negli anni Sessanta del Cinquecento la Sicilia fu funestata da ripetuti eventi siccitosi, con forti raffiche di vento, portatrici di ondate di caldo, legate allo scirocco, alcuni dei quali colpirono pesantemente anche il Termitano e le Madonie,

provocando penurie di piogge, soprattutto in primavera, ed almeno una vittima nel 1565.
Il decennio qui investigato, rientra nella cosiddetta “Piccola Età Glaciale” (Little Ice Age, LIA). Tale termine fu introdotto nella letteratura scientifica negli anni Trenta del XX secolo dal geografo e geologo François Émile Matthes (cfr. Matthes F. É., Report of the committee on glaciers, “Transactions of the American Geophysical Union, 20,‎ April 1939, pp. 518–523) per designare un periodo caratterizzato da una avanzata dei fronti glaciali in molte parti del globo (cfr. ad es. Oerlemans J. H., Extracting a climate signal from 169 glacier records, “Science”, 308, 2005, pp. 675–677 e bibliografia precedente), all’interno del secondo millennio dopo Cristo. Nella regione alpina sono note tre fasi di massima avanzata dei ghiacciai, la prima attorno al 1385, la seconda verso la metà del XVIII secolo, e la terza intorno al 1860 (cfr. Holzhauser, H.: Dendrochronologische Auswertung fossiler Hölzer zur Rekonstruktion der nacheiszeitlichen Gletschergeschichte, “Schweizerische Zeitschrift für Forstwesen”, 15, 2002, pp.  17–28).
Nonostante queste pulsazioni glaciali, durante la LIA vi fu una notevole variabilità climatica, tanto che non mancarono le ondate di caldo e le siccità dovute alla penuria di piogge (cfr. ad es. Pfister C., Wetternachhersage. 500 Jahre Klimavariationen und Naturkatastrophen. 1999, Paul Haupt, Bern, 304 pp.; Le Roy Ladurie E.,  Histoire humaine et comparée du climat. Canicules et Glaciers XIIIe- XVIIIe siècles, 2004, Fayard, Paris, 740 pp.), con particolare intensità nelle latitudini mediterranee, come negli anni 60′ del Cinquecento.
Il sesto decennio del Cinquecento in Sicilia, dal punto di vista climatico attende di essere ancora studiato nel dettaglio e questo articolo costituisce semplicemente un primo contributo alla ricerca.
Questa nostra indagine preliminare che focalizza sulla Sicilia centro-settentrionale (Monti di Termini Imerese e Madonie), oltre alle fonti storiche consuete (ad es. cronache a stampa,   diari sincroni manoscritti, alcuni dei quali editi, etc.), ha voluto seguire anche nuovi percorsi di ricerca che tengano conto maggiormente dell’importanza della documentazione esistente negli archivi ecclesiastici siciliani, sinora poco o affatto utilizzata nelle ricerche di climatologia storica. Abbiamo potuto testare la ricerca nell’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese dove si conserva una documentazione che, sia pure con lacune, inizia dal quarto decennio del Cinquecento. I registri parrocchiali di tale archivio (fondo anagrafico), nei quali venivano annotate le funzioni sacramentali, quali i battesimi, i matrimoni, nonché quelle legate al trapasso, si sono rivelati una fonte preziosa per questo campo d’investigazione.
Il volume quarto dei detti registri, non solo annota i battesimi del periodo 1563-1566, ma anche alcuni matrimoni e decessi, del tutto coevi che, però, risultano privi di indice.  In quello relativo ai defunti, alla data 30 maggio 1565, si legge che in tale giorno si spense a Termini Imerese un artigiano, tal mastro Simone Cappello il quale, a causa delle forti raffiche di vento prodotte da un impetuoso scirocco (grandj xillocco) che investì questo settore dell’Isola, subì un gravissimo incidente: mentre lavorava ad una certa altezza, essendo sospinto da una folata, perse l’equilibrio precipitando giù rovinosamente, purtroppo subendo la rottura della gamba sinistra e di entrambe le braccia. L’incidente era avvenuto otto giorni prima, nel quartiere detto della Terravecchia (terra vecha), cadendo da quel muro mediante (medantj) la “porta grande” (portta grandj) dove era la casa del notaio locale Michele Di Marino (cfr. documento n. 1).
Per inciso, il quartiere della Terravecchia, cioè della “città vecchia”, il nucleo abitato più antico arroccato attorno al Castello, dopo l’incendio del 1571 (legato alla ricaduta di materiali infuocati prodotti dall’esplosione della polveriera del mastio, colpita da un fulmine) fu incendiato e distrutto tanto da essere in gran parte incorporato nel perimetro della fortezza [cfr. Contino A., Aqua Himerae. Idrografia antica ed attuale dell’area urbana e del territorio di Termini Imerese (Sicilia centrosettentrionale). Giambra Editori, Terme Vigliatore (Messina), 2019, 302 pp.]. La “porta grande” cui allude il documento è probabilmente da identificare con la medievale Porta Falsa, poi detta del Soccorso, che permetteva l’accesso dal lato nord-orientale della rocca, prospiciente sul mare.
Negli anni 60’ del Cinquecento, le Madonie occidentali furono particolarmente colpite dalla mancanza delle piogge durante la stagione primaverile, soprattutto ne soffrì la popolazione di Polizzi Generosa, cittadina che sorge a 916 m sul livello del mare nell’alta valle del fiume Imera settentrionale o Grande.
Nel corposo Processus [..] Super Sactitate Vitae, Miraculis et veneratione piae memoriae B[eati] Gandolphi a Binasco etc., edito nel 1632, sono presenti diverse deposizioni giurate relative al culto di San Gandolfo da Binasco, francescano minore conventuale, patrono di Polizzi Generosa (dove si spense nel 1260).
Particolarmente rilevante ai fini della nostra ricerca è la dichiarazione, datata 30 Ottobre 1621, di un certo Matteuccio (Mattuzzo) Lo Curatolo (in latino Mattuccius de Curatolo), di questa Città di Polizzi, & d’età d’anni 73. il quale dichiara che ha fatto, e fa officio di Cittadino honorato (cfr. documento n. 2).
Nella sua dichiarazione giurata, Matteuccio Lo Curatolo, che era nato nel 1548 c., ricordò che due volte, 60. anni [1561] sono in circa, & 56. [1565] si ebbe in quella zona delle Madonie una scarsezza notabile d’acqua, per la quale s’aspettava gran mancamento di biade, essendo queste penurie nel tempo, che sono tanto necessarie l’acque [sic] nel mese di Maggio.
Per impetrare la grazia divina delle piogge, in entrambi gli episodi furono organizzate apposite funzioni religiose (rogationes pro pluvia), con concorso delle autorità e del popolo ed una processione con le reliquie di detto servo di Dio, fuori la cinta muraria cittadina. La prima volta, cioè nel 1561, alla Chiesa di Nostra Signora dell’Alto, santuario mariano che sorge a 1819 m sul livello del mare sul versante meridionale del Monte San Salvatore (1912 m s.l.m.). Invece, nel 1565, cioè la seconda volta a Santo Alia [Sant’Elia nel feudo di Xireni o Xiureni, oggi contrada Xireni]. E la grazia venne in un subito poiché si turbò l’aria, & mandò a basso la desiderata pioggia e fu  resa lode al Signore […] per 1’intercessione di detto servo di Dio. Et questo esso testimonio lo dice, essendo stato presente al rito. Tali funzioni religiose, particolarmente diffuse nei domini di Spagna, erano attentamente codificate dalla Chiesa Cattolica, attraverso un apposito cerimoniale stabilito in funzione della gravità crescente dell’evento. Il primo studioso a mettere in evidenza l’importanza dello studio di tali cerimonie nelle ricerche climatologiche fu Emili Giralt nel 1958 (cfr. Giralt E., En torno al precio del trigo en Barcelona durante el siglo XVI, “Hispania”, 1958, 18, pp. 38–61), ma sono state poi ampiamente decrittate nella loro codifica da Mariano Barriendos nel 2005 (cfr. Barriendos M., Climate and culture in Spain, religious responses to extreme climatic events in the Hispanic Kingdoms (16th–19th centuries), in: Behringer, W., Lehmann H., Pfister C. (Eds.), “Cultural Consequences of the Little Ice Age”, Vandenhoek & Ruprecht, Göttingen, 2005, pp. 31–86). Nel 2007, inoltre, Mariano Barriendos, ha potuto riconoscere dei livelli progressivi di gravità degli eventi (sino ad un massimo di cinque) in base ai quali si passava da cerimonie liturgiche all’interno degli edifici ecclesiastici principali, sino a processioni coinvolgenti l’intero clero, gli ordini religiosi, le confraternite e gran parte della popolazione, spingendosi sino ai santuari esterni all’abitato, trasportando immagini sacre o addirittura i reliquari o le casse processionali contenenti i corpi dei santi protettori, invocati come intercessori al fine di ottenere la grazia desiderata (cfr. Barriendos M., Climatic variations in the Iberian peninsula during the late Maunder minimum (AD 1675–1715): an analysis of data from rogation ceremonies, The Holocene, 1997, 7, pp.105–111).
Le predette indicazioni documentarie sugli eventi siccitosi degli anni 60’ del Cinquecento, trovano ulteriore conferma negli atti ufficiali dei parlamenti generali di Sicilia raccolti ed editi dallo storico siciliano Antonino Mongitore (1663-1743) in una corposa opera in due tomi (cfr. A. Mongitore, Parlamenti Generali del Regno di Sicilia dall’anno 1446. fino al 1748, tomo primo, In Palermo, Pietro Bentivenga, MDCCXLIX, 530 pp.).
Infatti, i parlamenti generali tenutisi nel decennio in esame puntualmente evidenziano l’indigenza del Regno di Sicilia, anche a causa della sterilità de’ tempi (cfr. ad es. Messina, 31 Luglio IIIIndizione 1560; Palermo, 23 Aprile IVa Indizione 1561; Catania, 18 febbraio IXa Indizione 1566).  Maggiori ragguagli fornisce la relazione del parlamento generale in Palermo, indetto il giorno 8 dicembre VIa Indizione 1562, che mette in luce la piaga dei cattivi raccolti di cereali: come manifestamente si vede si ritrovi [questo Regno] in grandissima necessità, & povertà per li molti, & continui servigij [sic] fatti, per la sterelità [sic] de’ tempi, che sono corsi, & mali raccolti di grani, & biade. Ancora il parlamento generale dato in Palermo il 15 Giugno Xa Indizione 1567 evidenzia la sterilità di tempi, che sono corsi, & male raccolte de’ grani […] negli anni passati.
La Sicilia, soprattutto il settore occidentale, fu colpita ancora nel 1568: la primavera e l’estate furono particolarmente siccitose, tanto che nel mese di maggio nella maggior chiesa di Erice si fecero apposite funzioni religiose (rogationes pro pluvia) e si svolsero processioni per le vie cittadine, al fine di invocare la desiderata pioggia (cfr. Piervitali E. – Colacino M., Evidence of Drought in Western Sicily during the Period 1565–1915 from Liturgical Offices, “Climatic Change”, 49,  2001, pp. 225–238).
Un’importante fonte relativa a questo evento è il manoscritto di autore anonimo, Notitie di Successi varii nella Città di Palermo, trascritto nel Seicento dal giurista palermitano Vincenzo Auria (1625-1710), che si conserva nella Biblioteca comunale di Palermo ai segni Qq C 9. Tale documento, fu poi edito dallo storico siciliano monsignor Gioacchino Di Marzo (1839-1916) nel primo volume (Diari della Città di Palermo dal secolo XVI al XIX pubblicati sui manoscritti della Biblioteca Comunale) della sua monumentale raccolta “Biblioteca storica e letteraria di Sicilia”, edito a Palermo nel 1869 (cfr. documento n. 3). L’anonimo autore del manoscritto ci informa di una lunga e persistente penuria di pioggia perché regnarono tanti levanti et scirocchi, per la quale furono fatte lunghe e reiterate preghiere e processioni giornaliere, finché, perdurando la situazione, il 31 Ottobre, fu solennemente portata in processione, per tutta la città, la cassa (cascia) con le reliquie di Santa Cristina, allora patrona principale di Palermo, con tutto il clero, gli ordini religiosi, molte confraternite, et verginelle davanti, con una bellissima luminaria di torce accese, nonché concorso di popolazione ed autorità civili. La mattina seguente, primo di novembre, finalmente piovve ed il tempo rinfrescò di giorno in giorno, permettendo successivamente la semina.
Infine, concludiamo ricordando che negli anni 60′ del Cinquecento, nel Mediterraneo occidentale, parimenti fu colpita anche la Spagna. Nella regione di Siviglia in tale  decennio  si ebbero diversi eventi siccitosi primaverili (cfr.  F. S. Rodrigo – M. Barriendos, Reconstruction of seasonal and annual rainfall variability in the Iberian Peninsula (16th–20th centuries) from documentary data, “Global and Planetary Change”, 2008, 63, 256–274, doi:10.1016/j.gloplacha.2007.09.004).
L’intera penisola iberica soffrì la siccità nel 1566-1567 (cfr. J. Martín-Vide  – M. Barriendos, Paleometeorología: aportaciones al conocimiento de los cambios pluviométricos durante el último medio milenio en la Península Ibérica. In: Ibáñez, J.J., Valero-Garcés, B.L., Machado, C. (Eds.), “El paisaje mediterráneo a través del espacio y el tiempo. Implicaciones en la desertificación”, 1997, pp. 331–342, Geoforma Ediciones, Logroño, España).
Patrizia Bova e Antonio Contino

Rivolgiamo un ringraziamento particolare a don Francesco Anfuso, che negli anni scorsi ci ha permesso di effettuare delle preziose ricerche presso l’Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, che hanno portato alla scoperta di numerosi dati di climatologia storica, tra i quali quello relativo al maggio 1565.

Documento n. 1
Archivio Storico della Maggior Chiesa di Termini Imerese, fondo anagrafico, Defunti (senza indice) in Battesimi, Maggior Chiesa, vol. 4, 1563-1566, 30 maggio 1565.
die 30 fu m[or]to m[a]g[i]stro simunj / cappello lo qualj si sdruru/pao [sic] alj 22 · djmajo  ·int[r]o laterra vecha a q[ui]llo muro / medantj laportta [sic] gra[n]dj chi era lacasa dj not[ar] mjchelj / djmarino alo  cad[i]ri q[ui]llo iorno fu uno grandj xillocco /  intalj chi lo rebuttao / et si ruppi la ga[m]ba manco [sic, manca] / et intranbo [sic, entrambe] lj lj [sic] brazi [sic, braccia]/ Intalj chi si morio qujsto / jorno chamato merccuri [sic] la /vigilia dela asump[tio]nj – / chi fu alj ditti 30 dimajo [sic] /1565.

 Documento n. 2
Processus auctoritate ordinaria et delegata à Sancta Sede Apostolica formatus per l’Illustrissimum, ac Reverendiss[imum] Frat[rem] Don Stefanum Munyera, Episcopus Cephaudensem Super Sactitate Vitae, Miraculis et veneratione piae memoriae B[eati] Gandolphi a Binasco Patroni Generosae Civitatis Politii, Ord[inis] Minor[um] S[ancti] Francisci ad petitionem, et instatiam Reverendi Cleri Saecularis, et Regularis Civitatis Politii, ac eius Magistratus. Editus ad Instantiam Don Antonij Eban, & Cardona, & D[on] Francisci Rampolla, Gubernatorum, & Procurat[orum] Cappellae dicti Beati, Politii, Apud Alphonsum dell’Isola, MDCXXXII.

  1. 295

Eodem [30 Octobris 1621] hora 20 Mattuccius de Curatolo Civ[is] Politij, / testis iuratus.& interrogatus, citatus, et intimatus (…)

  1. 299

(….) Super 5, capitulo dixit scire: qualiter: publicamente [sic], da ch’esso testimonio si ricorda, hà [sic, ha] inteso a suoi tempi, ch’all’invocatione [sic], & intercessione di detto servo di Dio Gandolfo, & veneratione [sic] delle sue reliquie, miracolosamente molti infermi hanno ricevuto la sanità, & altri sono stati liberati dalla vessatione [sic] del demonio, delle quali grazie se ne vedono molti legni, & tabelle nella Cappella del detto servo di Dio, li quali esso testimonio hà [sic] veduto: & di più esso testimonio si ricorda che due volte, 60. anni [1561] sono in circa, & 56. [1565] ch’essendo in queste parti una scarzezza [sic scarsezza], & penuria, notabile d’acqua, per la quale s’aspettava gran mancamento di biade, essendo queste penurie nel tempo, che sono tanto necessarie l’acque nel mese di Maggio, li Cittadini all’hora [sic] di quella Città andaro [sic] in processione con le reliquie di detto servo di Dio, la prima volta alla Chiesa di Nostra Signora dell’Alto, & la seconda volta a Santo Alia [Elia], & innanti [sic], che s’havessero [sic] raccolto le processioni, hebbero [sic] le domandate gratie [sic] dell’acqua, perche [sic, perché] in un subito, e di repente [sic, repentinamente] si turbò l’aria, & mandò a basso la desiderata pioggia, per la qual cosa tutti ringratiaro [sic, ringraziarono] al Signore, che per 1’intercessione di detto servo di Dio le concesse la gratia [sic]. Et questo esso testimonio lo dice, come quello, che fù  [sic] presente à [sic] dette processioni.

  1. 300

 (….) Et primo, super capitulo dixit, che si chiama Mattuzzo Lo Curatolo, è di questa Città di Polizzi, & d’età d’anni 73. ha fatto, e fa officio di Cittadino honorato.

Documento n. 3
Anonimo, Notitie di Successi varii nella Città di Palermo (ms. trascritto da Vincenzo Auria che si conserva nella Biblioteca comunale di Palermo ai segni Qq C 9). In: G. Di Marzo (a cura di), Biblioteca storica e letteraria di Sicilia, vol. I, Diari della Città di Palermo dal secolo XVI al XIX pubblicati sui manoscritti della Biblioteca Comunale, Palermo, Luigi Pedone Lauriel, editore MDCCCLXIX, pp. 199-229.
[pp. 208-209] A dì ultimo di ottobre 1568. In quest’anno in questa nostra isola di Sicilia, et particolarmente in questa nostra piana di Palermo, regnarono tanti levanti et scirocchi, che mai per paricchi [sic, parecchi] tempi avea piovuto. Et con aver pregato tanto la infinita Maestà di Dio nostro Signore questa nostra cità [sic, città] di Palermo con varii sorti di prigherii [sic, preghiere] e processioni, che in questa cità  [sic] ogni giorno si facìano  [sic]; e finalmente mosso tutto il popolo panormitano alli meriti della gloriosa santa Cristina vergine e martire loro patrona, et a Dio nostro Signore, che li volessi mandare la pioggia, et cossì  [sic] il senato di questa cità  [sic] uscìo [sic, uscì] la dicta cascia  [sic, cassa] della gloriosa s. Cristina con molti [sic] compagnie, conventi et verginelle davanti, con una bellissima luminaria di torchi allomati  [sic, accesi], et pregherii  [sic] che facìano  [sic, facevano] le dette verginelle et popolo conducendola per tutta la cità [sic]. Della quali processioni di detta cità [sic] , mossa la maestà di nostro Signore a compassione, per meriti della gloriosa santa Cristina loro protettrici, la matina [sic, mattina] seguenti, che fu lo primo di novembro [sic, novembre], piovìo [sic, piovve] et rinfriscao [sic, rinfrescò] lo tempo di giorno in giorno, che di tando [sic] in poi sempri [sic, sempre] andao [sic, andò] piovendo, et si andao [sic] seminando.