Il patrimonio artistico della città di Cefalù si arricchisce con un’opera (su pannello cm.100×103) di Francesco Biondo.
L’artista milanese – di origini cefaludesi, nato a Gangi nel 1958 – ha infatti donato un grande quadro dedicato all’eroe patriota Salvatore Spinuzza.
“Sono davvero contento – dice l’artista – per l’interesse mostrato dall’Amministrazione Comunale di Cefalù per la mia produzione artistica fin dalla mostra personale effettuata la scorsa estate presso l’Ottagono Santa Caterina. Un ringraziamento particolare – conclude Francesco Biondo – lo rivolgo al Sindaco Rosario Lapunzina ed agli assessori Vincenzo Garbo e Tania Culotta.
Il quadro troverà a giorni adeguata collocazione proprio nel Palazzo di Città, in piazza Duomo, al primo piano, tra la stanza della Presidenza del Consiglio Comunale e la Sala delle Capriate.
L’opera va quasi a completare, costituendone un unicum, seppure in differente stile, l’angolo dedicato alla storia patria rinascimentale di Cefalù che già vede presente il pregevole lavoro di analogo tema del professore Giuseppe Forte.
“Mancano ancora quattro anni all’Unità d’Italia. Salvatore Spinuzza, patriota risorgimentale cefaludese, prima di essere fucilato dai borboni, lascia la sua ultima memoria: “Possa il sangue mio e dell’amico Francesco Bentivegna essere la salvezza della Patria”. Un giovane che rinuncia alla sua vita per un ideale di Libertà”.
Questa la didascalia dello scrittore Luigi Tua che accompagna il quadro di Francesco Biondo, “Un cefaludese ucciso dai borboni” contestualizzandone tematica ed obbiettivi.
L’opera donata al Comune di Cefalù, insieme ad una trentina di lavori, fa parte del progetto di Biondo dal titolo “La Storia Dipinta. Ma chi l’ha detto che le date sono solo numeri!”. Eventi e date che si intrecciano: dal processo di Norimberga (16 ottobre 1946) al premio Nobel a Dario Fo (9 ottobre 1997); dagli accordi di Oslo sulla questione Palestinese (20 agosto 1983) al diritto di riconoscimento di rifugiato anche per motivi di genere (2 dicembre 2014); dall’assoluzione per gli indagati sulla strage di Ustica (15 dicembre 2005) al rogo dei libri presso il Centro Sociale Magazzino 47 di Brescia (23 febbraio 2018). Obbiettivo del progetto è quello di proporre un esercizio di memoria collettivo attraverso immagini che usano linguaggi prettamente artistici.
14 marzo 1857 è la data riportata/graffiata sull’opera donata da Biondo. Ed è la data della pubblica fucilazione di Salvatore Spinuzza, da parte dei borboni, a seguito dei moti insurrezionali siciliani. L’esecuzione viene effettuata a “Porta Terra” (oggi Piazza Garibaldi). Luogo caro a tutti i cefaludesi e allo stesso Francesco Biondo che, già negli anni ottanta, vi ha realizzato una precedente installazione che portava proprio come titolo “Porta-Terra”: a segnare un luogo di transizione tra un esterno ed un interno, tra un prima e un dopo. Nella stessa piazza del centro storico di Cefalù si trova la lapide a memoria del patriota Spinuzza.
Il quadro in tecnica mista di Biondo, già apprezzato a Cefalù durante l’esposizione presso l’Ottagono di Santa Caterina nell’agosto dello scorso anno, è stata donato dall’autore proprio al Comune e alla cittadinanza tutta, durante una cerimonia presso l’Ufficio del Sindaco, lo scorso 16 agosto; in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale il Vice Sindaco Tania Culotta.
L’intento di questa donazione – precisa Biondo – è quello di poter condividere con i miei concittadini ed i numerosi turisti questa pagina della nostra storia che non va assolutamente dimenticata.
Infatti, modalità utile per leggere ed apprezzare l’opera – suggerisce Francesco Biondo – è quella di far viaggiare l’occhio – e con esso la testa e lo spirito – all’interno di un’immagine artistica. Un viaggio alla ricerca di indizi e/o di citazioni. Tra cromatismi e macchie, tra segni e tracciati si ritrovano riproposizioni di uno storico carteggio, di una lapide-omaggio, e poi frammenti metallici, consunti, come da grate e prigionie molteplici. L’uso simbolico del colore: “E i rossi, tra l’ardore e il dolore, a far da contrappunto ai grigi – sconfitti poi dalla storia – dove l’anima, vacua, si culla e si adagia…”. Fino al testamento spirituale dello Spinuzza, riportato sul quadro con partecipe ed intensa grafia: “Possa il sangue mio…”.