Vito Graziano, (Ciminna, Palermo, 1864 – 1942) è stato medico, storico della propria città e anche giudice conciliatore;
il suo ricordo vive nella memoria dei ciminnesi sia per la bonomia del tratto umano del medico, dell’ ufficiale sanitario comunale e del giudice conciliatore, sia per gli studi sulle origini della città esitati in preziosi volumi, nonché per aver recuperato quanto era salvabile di una preziosa biblioteca i cui volumi erano stati abbandonati sul pavimento dell’Ospedale Civico locale e per più di metà rovinati dall’umidità e dai roditori.
Laureatosi nel 1889 in Scienze naturali, Graziano si è trasferito ad Agrigento chiamato a insegnare nel locale Istituto Regio per la Scuola Tecnica, impegno abbandonato nel 1891 in seguito al conseguimento della seconda laurea, questa volta in medicina e chirurgia, anch’essa rilasciatagli dall’Università di Palermo. Il rientro a Ciminna segnerà un punto fermo per il resto della vita dell’operosissimo studioso, che oltre alla professione di medico non smetterà di occuparsi della vita civile della propria città con costante impegno. Spicca dalle testimonianze sulla sua vita la costante inclinazione a seguire e intervenire in qualità di ufficiale sanitario a salvaguardia dell’igiene e della salute pubblica, come risulta da alcune lettere inviate al medico provinciale del tempo, ed è sorprendente quanta attività ha profuso da giudice conciliatore nella composizione di discordie per interessi tra privati e confini contestati di terreni. Insomma, Vito Graziano figura eclettica di cittadino esemplare che oltre a vegliare e curare quanto ricadeva sotto le sue responsabilità professionali-istituzionali colmava di ogni sua attenzione quanto di più utile alla memoria delle tradizioni locali, fino a risalire alle documentazioni più remote dei luoghi e dei fatti. Basterà citare la confutazione della tesi secondo la quale il nome della città fosse da legare alla conformazione a mammella della collina adiacente al sito in cui sorge la città di Ciminna.
Il Pitrè, che negli anni delle ricerche di Vito Graziano spaziava con i suoi interessi di studioso etnologo rivolti a ogni angolo della Sicilia, ebbe a indirizzare al collega medico e in qualche modo “discepolo seguace”, lettere di riconoscimento circa il valore che aveva rinvenuto nelle pubblicazioni di chi ne seguiva l’esempio. Insomma, un modello di cittadino che impiega tempo, studi, professione e ingegno al servizio della propria gente, quasi un padre di famiglia numerosa che s’industria nel provvedere alle necessità primarie e secondarie dell’intera figliolanza. Ma non solo questo se poi si scopre che la sua fama e la solidità di essa saranno affidate alle pubblicazioni delle ricerche persino dei canti locali e del folklore, con meticolose catalogazioni.
Erano gli anni in cui le ricerche del Pitrè stimolavano entusiasmi e nuovi orizzonti in tanti epigoni del medico palermitano, e il Graziano, anch’egli da medico, quindi da persona che per la propria professione si trovava privilegiato nel poter conoscere gli ambienti familiari e gli usi della propria città, nell’imitare i metodi di studio del collega palermitano, il quale si serviva di corrispondenti per le informazioni dalle varie località della Sicilia prese ad adottare una propria linea di ricerca. Graziano infatti si distinse personalizzando il metodo perché pensò bene di concentrare le proprie attenzioni a quanto era materia di conoscenza e di esperienza della sua vita quotidiana di medico e di ufficiale sanitario nella stessa città natale. Inoltre, dopo la pubblicazione nel 1911 di Ciminna memorie e documenti, volume di notevole ampiezza interamente dedicato alla storia totale del territorio ciminnese, quasi atto d’amore e omaggio alla propria città d’origine: confini, acque, flora, economia, monumenti, onomastica civica e nome della stessa città, argomento per il quale confutò la tesi che attribuisce al nome Ciminna l’essere territorio fronteggiante il monte Rotondo a forma di mammella, (mammella nel siciliano è minna), come qui prima accennato, il Graziano pensò di ampliare e integrare l’opera precedente con nuove e particolari informazioni di carattere folcloristico esclusivamente locale. Ed ecco nel 1935, la pubblicazione di Canti e leggende, usi e costumi di Ciminna.
Il completamento delle suddette testimonianze ed esiti di ricerche lo troveremo poi nel 1938 con la pubblicazione di una raccolta di proverbi nella quale l’Autore s’ingegna dimostrare l’innata solidità dei costumi nel territorio di Ciminna, la cui gente attraverso la sintesi dell’oralità continuava a trasmettere, di generazione in generazioni, principi di saggezza popolare da mantenere e far conoscere alle future generazioni.
Gli studiosi a noi contemporanei continuano a evidenziare l’importanza delle testimonianze storiche registrate a suo tempo dal Graziano e fra queste l’esattezza e la obiettività nella descrizione degli incidenti verificatisi a Ciminna in occasione della fondazione di una sezione locale dei Fasci dei Lavoratori, Associazione la cui presenza ebbe breve durata. Inaugurata il 23 novembre 1893 la sua sede venne chiusa e l’Associazione stessa disciolta dopo appena due mesi, il 23 gennaio dell’anno successivo, con seguiti di arresti e condanne per quanti si erano dimostrati tra i più attivi seguaci e continuatori della linea socialista rivoluzionaria del corleonese Francesco Bentivegna che proprio da antesignano e da organizzatore di insurrezioni era stato fucilato dalle milizie borboniche nella piazza di Mezzojuso nel dicembre 1856.
La conclusione sulla vita e le opere di Vito Graziano ci fa tenere in gran conto la stima e l’affetto che il medico e storico ottenne dai propri concittadini fino agli ultimi giorni della sua operosa vita. Non dovrà sfuggire il significato che ebbe negli anni della Prima Guerra Mondiale la nomina che gli venne conferita di sovrintendente alla sicurezza civile del territorio di Ciminna, carica che in quegli anni lo Stato attribuiva a personalità particolarmente distinte per credibilità e affidabilità. Diremmo che, oltre tutto, il Graziano di là dal poter essere stato il genius loci come storico, è stato, per scelta personale di missione umana nei suoi diversi incarichi istituzionali locali di operatore sanitario, l’uomo mediatore dei principi del bene,dell’ armonia e del benessere civico. La cittadinanza non ha trascurato di rendere omaggio alla sua memoria, sia con l’intitolare una via comunale, sia con la fondazione di una Associazione culturale con il suo nome, fondata nel 1993, Associazione che si propone, tra l’altro, di recuperare gli inediti scritti negli ultimo anni della vita di Vito Graziano. Due occasioni benemerite che continueranno a testimoniare i significati dell’esemplarità e preziosità dei lasciti morali oltre a quelli dello storico ciminnese illustre.
Mario Grasso