Il caso del medico Giuseppe Giglio (Cefalù 1854 – Ivi 1928) non ci coinvolge nel ricordarlo per occasioni di carattere artistico o letterario, ma per quanto d’impronta professionale ha lasciato nella Sicilia dei primi anni del Novecento,
con la sua qualità di specialista in ostetricia e, nella sua Cefalù, di operatività umana in una a interventi nel sociale per auspici e suggerimenti. Nonché per i singolari meriti di gran benefattore. Il caso infatti va inserito tra quelli di personalità che hanno mostrato lungo la loro vita uno spiccato amore per la propria città natale, fino a concludere al momento delle ultime volontà testamentarie col lasciare in dono beni immobili e cospicue somme di denaro a beneficio e perenne testimonianza del loro attaccamento alla realtà locale.
Il dottore Giglio infatti ha donato interamente i locali della propria abitazione alla istituzione ospedaliera locale, ha elargito vistose somme ad alcune associazioni locali dedite alla beneficenza e ha destinato altra somma alla istituzione di una borsa di studio per medici e studenti di medicina cefaludesi.
Ed ecco perché tutto si orienta a ricordare la figura, la professione e la chiara fama di Giuseppe Giglio ostetrico e promotore di nuovi orizzonti di sviluppo turistico per la città di Cefalù. Inoltre l’amorevole ambizione per la propria città che lo aveva spinto a lanciare la proposta di ottenere che essa fosse riconosciuta capoluogo di provincia, idea per la quale si è battuto con articoli su giornali e riviste locali. Una istanza forse utopica, ma saldamente ancorata a tutta una dimostrazione che il Giglio ha continuato a svolgere con l’evidenziare della propria città madre, appunto, la posizione privilegiata, tra il mare e le adiacenti salubri colline di Gibilmanna. Una stazione di soggiorno ideale, sostenne e obiettivamente, per elioterapie, bagni di mare e ossigenazioni e ulteriori relax tra il verde delle adiacenti alture ricche di vegetazione confortevoli e adatte a passeggiate e soste nei mesi della calura estiva. Non ultime le attrazioni museali di occasioni di singolare importanza.
Quello che ci spinge a esaltare il ricordo di questo medico-ostetrico e benefattore è tutta una coerenza della sua vita rivolta al miglioramento. Un segnale che cogliamo ricostruendo la carriera degli studi di Giuseppe Giglio il quale, dalle umili origini (il padre era falegname), ha continuato a promuovere sé stesso con scelte che gli hanno comportato sacrifici notevoli, e persino sei anni di permanenza all’estero. Conseguita infatti la laurea in medicina e la specializzazione in oculistica, dopo le prime esperienze nell’esercizio nella specializzazione nella scienza oftalmologica si orientava a sentire come propria maggiore disposizione professionale quella della medicina ostetrica e relativa chirurgia. Specializzazioni che, in quegli anni, non avrebbe potuto conseguire in Italia a livello delle proprie istanze protese al meglio del meglio. Ed ecco che parte per la Germania dove, a Berlino, segue i corsi di specializzazione in ostetricia, fino a raggiungere quella ambita meta di alta qualificazione che gli procurerà, dopo il rientro in Sicilia, la libera docenza universitaria.
Inoltre come testimonianza del valore scientifico della sua specializzazione e della chiara fama che in tale settore aveva raggiunto in tutti gli ambiti specialistici dell’ostetricia isolana, il Comune di Palermo lo nominò Ispettore Ostetrico Comunale. Poi, nel periodo della prima guerra mondiale, Giglio rivestì la carica di colonnello della Croce Rossa, altra esperienza nella quale risulta che ha profuso energie e professionalità mediche e chirurgiche, oltre alle sue pregresse specializzazioni in oculistica.
Insomma, la chiara fama della sua professionalità unita a quella del buon nome fecero di Giuseppe Giglio ostetrico un punto di riferimento per tutti gli anni della sua operosa vita. Operosa e fruttuosa si dovrà aggiungere. Egli come è stato largamente testimoniato, una volta in quiescenza da incarichi istituzionali legati alla sua professione, dopo il pensionamento, ha dedicato il resto della sua vita a svolgere iniziative per Cefalù, sia ricoprendo cariche onorarie come quella di essere stato tra i componenti del Consiglio d’Amministrazione del locale Liceo Mandralisca sia operando con studi e proposte mirate alla valorizzazione della propria città e del suo contado.
Le testimonianze bibliografiche che possiamo leggere negli archivi della stampa locale, si trovano, tra l’altro, nel periodico L’Idea, dove l’illustre medico, vigile procacciatore di ogni migliore fama e avvenire per la propria Cefalù, pubblicava suoi articoli. In essi c’è la palese dimostrazione delle qualità e delle istanze umane di Giuseppe Giglio e tutta la sua costante ricerca di “Pace e Amore”, come definirà il momento delle istanze per Cefalù capoluogo. Adesso c’è una lapide redatta in stile un po’ ermetico – tipico di quel momento culturale e politico, 1933 – posta nella parete dei locali dell’ospedale civico, locali che erano stati la sua abitazione, per ricordare l’eccellente medico e benefattore cittadino, lapide su cui leggiamo: “A Giuseppe Giglio, amore della scienza ostetrica, che con rarissimo esempio di civismo, le sue rendite questo edificio frutto del suo lavoro sacro, a lenimento del dolore Cefalù tributa omaggio e l’addita alla perenne riconoscenza dei posteri”. Un attestato che ripete, nella sua sintesi e per la sua collocazione come testimonianza civica immediata, più di quanto noi ricostruiamo, a distanza di novanta anni dalla sua morte, in pagine celebrative dei suoi meriti, de valori di medico e di siciliano dalla vita esemplare.
Mario Grasso
Sono un cefaludese che dopo 60 ritorna a Cefalù. E tra le tante cose belle e non belle che ritrovo nel mio paese tra tutte spicca l’ospedale di Cefalù voluto dal dottor Giglio e a lui dedicato e tutta la sua storia da me letta attentamente sono orgoglioso di essere paesano di questo emerito dottore e soprattutto della sua bontà e amore verso la propria città. Complimenti a Giuseppe Giglio
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