Angelina Lanza Damiani (Palermo 1879 – Gibilmanna 1936), poetessa e scrittrice intimista, nacque in una famiglia che ha agevolato la sua indole di artista e di avida di sapere attraverso letture di classici e contemporanei.
Agevolata perché il padre, l’architetto Giuseppe Damiani, progettista del Teatro Politeama di Palermo, era un cultore di letteratura notoriamente raffinato e aggiornato. E la madre Eleonora Marcinelli, era figlia di uno scrittore napoletano, di cui aveva ereditato passione per le arti e gli interessi letterari. Questa premessa per dire quale aria ha respirato Angelina fin dall’adolescenza la Angelina che negli anni della maturità avrebbe fondato a Palermo, insieme a un paio di esponenti della più raffinata società accademica e degli studiosi locali, un centro di studi rosminiani.
Tra i fondatori c’era Giuseppe Maggiore che fu rettore dell’Università di Palermo, e scrittore, eminente studioso che si sarebbe macchiato dall’assurda adesione a quel manifesto razzista che fu di preludio alla persecuzione degli ebrei negli anni finali del potere fascista. Ma lasciamo alla storia il giudizio di condanna immancabile verso questo caso e, come da nostro principio, salviamo le opere dell’ingegno letterario e creativo del Maggiore, autore tra l’altro del romanzo Sette e mezzo nel quale, alcuni critici frettolosi ma non del tutto fuori pista, individuarono un incunabolo del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Quest’ultimo, assiduo frequentatore della libreria di Salvatore Fausto Flaccovio, in via Ruggero Settimo a Palermo, trascorreva presso il “salotto”della libreria con il suddetto Giuseppe Maggiore ore e ore tra dialogo e scambio di opinioni.
Ma gli anni delle prime intense attività letterarie di Angelina Lanza Damiani a Palermo sono stati precedenti rispetto a quelli da noi qui citati. La poetessa, autrice di romanzi, poesia, racconti e pensieri a sfondo religioso di ispirazione rosminiana, risulta che non fu confortata da vita felice, né sotto l’aspetto coniugale né da quello della sorte dei figli. Il marito Domenico Lanza, anche lui rampollo di famiglia patrizia, avvocato dedito a ricerche scientifiche tutt’altro che letterarie, appassionato di studi botanici, in forza dei quali ebbe la libera docenza di botanica coloniale nell’Università e la nomina a “Conservatore dell’Orto botanico” di Palermo, non condivise mai con la moglie opinioni e slanci religiosi. Pare addirittura ne deridesse le manifestazioni di fede. Inoltre la straziante perdita di due figlie, sui cinque nati dal matrimonio: una morta per anemia mediterranea altra morta di tifo durante l’epidemia del 1918.Citiamo dalle note biografiche: “Una svolta decisiva nella sua vita avvenne in seguito all’incontro a Gibilmanna con il cappuccino Giustino da Patti, che la iniziò alla conoscenza delle opere del filosofo Antonio Rosmini, al cui studio si dedicò sistematicamente dal 1913 al 1915 avvicinandosi anche agli scritti su Rosmini di Antonio Fogazzaro (Discorsi) e di Alessandro Manzoni (Dialogo dell’invenzione). Entrò in contatto con l’istituto di Carità e nel 1916 fu accolta come “ascritta” rosminiana; successivamente, nel 1935, divenne “figlia adottiva”, ruolo che comportava alcuni obblighi. Fu terziaria francescana rosminiana e presidente di un gruppo femminile di Azione Cattolica”
La vocazione mistica non è stata certo di agevolazione verso le scritture letterarie di questa gentildonna che Giovanni Barra nel suo libro “Donne forti”, in una scheda dedicata alla Damiani da pagina 191 a pag 210 (Milano, 1965), definisce “poetessa della serenità” e che Giuseppe Cottone nel suo saggio “Echi- Angelina Lanza e la narrativa siciliana del primo 900” propone narratrice a livello di Giovanni Verga e Luigi Pirandello. Curiosa la riscoperta in chiave laica che ne fece a suo modo lo spigoloso scrittore anticlericale e marxista Vincenzo Consolo, sia con un articolo sul Corriere della sera, del 20 agosto 2002, sia nel suo libro Nottetempo casa per casa.
Ex partibus fidelium definiremo le ricerche che ha curato e pubblicato Peppino Pellegrino per le Edizioni Spes dove è stato edito il “Diario Spirituale 1924-1936 di Angelina Lanza Damiani”. Importante quanto annota il Pellegrino nell’introduzione al volume circa la storia del diario stesso e altre vicende.
Concludiamo con un rinvio bibliografico delle opere probabilmente utile a quanti si interesseranno alla vicenda umana, culturale e letteraria di questa geniale figura di artista e di protagonista di un momento epocale nella Palermo degli anni prima della prima e tra le due Guerre. Un momento che si è consegnato alla storia tra contraddizioni e veleni, fino a concludersi con la svolta, come colpo di coda, delle innovazioni tecnologiche di fine Novecento, secolo che la voce corrente continua a definire con l’attributo “breve”, pur se quanto vi è accaduto dovrebbe orientare a una definizione ossimora se si tiene conto di quanta attesa sia stata auspicata della sua fine tra guerra, lager nazisti e bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Le opere che qui di seguito citiamo, tra edizioni avvenute quando la Damiani era in vita e altre postume e altre riedite, riteniamo siano indispensabili per un approccio alla personalità della scrittrice e alle sue scelte di vita spirituale. Vi includiamo anche la traduzione del romanzo “La casa sulla montagna” avvenuta in Francia.
A frate Jacopone, Soc. ed. Dante Alighieri, Roma, 1901, Leggenda, Soc. ed. Dante Alighieri, Roma, 1901; Le rime dell’innocenza, Ed. Remo Sandron, Milano, Palermo, Napoli, 1903; La fonte di Mnemosine, Ed. Remo Sandron, Palermo, 1912; Versi, Direzione della Nuova Antologia, Roma, 1915; Giuseppe Mancinelli, Società Amici Dell’arte Cristiana, Milano, 1917; Pagine spirituali: le virtù nascoste, la completa offerta, S.A.L.E. Sodalitas, Milano, 1939; Un raggio di luce su Leysin: lettere alla nipote Virginia, SPES, Milazzo, 1965; Lettere, a cura di Peppino Pellegrino, prefazione di P. Giuseppe Bozzetti, Spes, Milazzo; Sodalitas, Stresa, 1980; La casa sulla montagna, Spes, Milazzo; Sodalitas, Stresa, 1981; Poesie, a cura di Peppino Pellegrino, Edizioni Spes, Milazzo, 1983; Diario spirituale: 1924-1936, a cura di Peppino Pellegrino, Edizioni Spes-Fondazione Capogrossi, Roma, 2000; (In francia) La maison dans la montagne, traduit de l’italien par Christophe Carraud, illustrations de Pierre-Yves Gabioud, Ed. de la revue Conférence, 2013.
Mario Grasso
Grande spiritualità d’animo e ricca vena poetica.
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