Castelbuono, il Parco delle Rimembranze non esiste più

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Il “Parco delle rimembranze”, secondo il vocabolario della Treccani è la “zona alberata che in molte città e paesi è destinata a onorare i caduti della prima guerra mondiale (a ogni albero è per lo più affissa una targhetta col nome del caduto cui è dedicato).

Anche a Castelbuono è stato così. Ma ora non lo è più.
Dopo il radicale ed irreversibile intervento con il taglio degli alberi “a tronco basso” in un’ampia area del parco urbano, probabilmente per la metà dell’intera superficie, e forse per la metà degli esemplari che vi vegetavano,  come si può apprezzare dalle allegate foto-video, è mutata la natura e la destinazione di questo spazio verde. In altre parole, non è più la zona alberata destinata ad onorare i caduti castelbuonesi della prima guerra mondiale.
Quella che è stata perpetrata è una grave menomazione che ha alterato definitivamente il rispetto della memoria dei caduti, oltre all’alterazione dell’aspetto paesaggistico nell’unico parco urbano pubblico. Non si tratta di sminuire l’accaduto, come taluno afferma, riducendo il tutto all’insignificante semplice taglio di qualche albero. No, l’ho abbiamo enfatizzato e continuiamo a farlo perchè ci sono in gioco significativi valori civici quali il rispetto della memoria, che richiede attenzione, cautela, discernimento e sensibilità verso regole e modus operandi che dovrebbero essere improntati alla programmazione ed alla trasparenza nell’azione amministrativa: i cittadini hanno diritto di sapere quali sono le ragioni delle scelte dell’amministrazione e lo devono sapere prima che queste si compiano. Altrimenti è arbitrio.
Ecco, quali sono state le ragioni che hanno portato a tale intervento?
Dapprima l’amministrazione ha affermato che gli alberi erano secchi. Ma tale affermazione non ci ha convinto, perchè altrimenti non si spiega per il taglio è intervenuto, principalmente, sull’ampia area che dà sul versante di via Mazzini (e per tutti gli alberi che vi si trovavano) e non anche su tutto il parco, dato che gli alberi hanno la stessa età e lo stesso stato vegetativo. Semmai, sarebbe stato più plausibile un taglio selettivo per quelle unità che effettivamente fossero state in pessimo stato di vegetazione. Ma anche perché sono state diffuse foto dalla Pro Loco che mostravano uno stato vegetativo tutt’altro che precario, seppure agli occhi di non esperti.
Così, l’amministrazione ha cambiato versione ed ha affermato che la necessità del taglio era legata all’installazione di attrezzature per giochi e che negli spazi resisi disponibili (pensiamo dopo l’installazione dei giochi) sarebbero state piantumate essenze arboree che avrebbero ripristinato il parco. E questo sarebbe perfino più grave perché ci sarebbe stata la deliberata decisione del taglio senza tenere conto del significato del luogo, oppure senza tenere conto che l’installazione delle attrezzature dei giochi potesse avvenire compatibilmente con gli spazi offerti dagli alberi esistenti e che certamente avrebbero portato beneficio agli utenti con la loro ombra nelle ore più soleggiate.
La nostra impressione, invece, è che siano state assunte decisioni improvvisate, date dalla circostanza che nel parco si dovesse svolgere un cantiere.
A nostro modestissimo giudizio, l’amministrazione comunale, proprio per l’importanza del luogo di memoria di cui trattasi, invece avrebbe dovuto agire in modo diverso da come ha operato. Per prima cosa, si sarebbe dovuta dotare di uno studio specializzato che potesse fornire evidenze scientifiche circa l’effettivo stato vegetativo delle piante e scoprire se fossero effettivamente da abbattere tutte o solo una parte. Poi, approntare un programma di abbattimento con l’individuazione delle unità oggetto di intervento e con la contestuale indicazione delle essenze arboree che avrebbero sostituite quelle da abbattere. Successivamente, presentare il piano alla collettività oppure al consiglio comunale che nell’ambito della propria funzione di indirizzo avrebbe dovuto assumere anche l’onere per il finanziamento dei diversi interventi. Ed infine provvedere alla realizzazione dell’intervento dopo la condivisione dell’iniziativa con la collettività, che, in tal caso, avrebbe potuto avere plastica cognizione di un intervento di ripristino  dell’originale destinazione del parco delle rimembranze e valorizzazione della sua funzione originaria, coerente, peraltro, con la realizzazione del progetto “Tutti inclusi”, finalizzato ad una maggiore fruizione del parco stesso.
Un percorso del genere, peraltro, sarebbe stato perfettamente uniforme alle “officine del presente per una democrazia partecipativa in movimento”, che è stata la caratteristica principale della prospettazione presentata durante la campagna elettorale e che sarebbe stata la panacea del controverso rapporto cittadini-amministrazione comunale, ma che in realtà è una promessa non mantenuta, come altre che sono stata indicate nel programma elettorale. A proposito: ma la radicale e irreversibile trasformazione del Parco delle Rimembranze (ora ex) c’era nel programma dei Democratici per Castelbuono?
In conclusione, proprio a conferma che c’è un altro modo di procedere e che spesso è più proficuo affidarsi a persone competenti, riportiamo lo stralcio di un intervento di Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, già ministro dell’ambiente ed altro ancora: “… Ovviamente i gestori del verde pubblico devono effettuare i controlli, le cure e gli interventi adeguati, incluse le operazioni di potatura e anche di abbattimento che siano necessarie,  effettuandole con la perizia necessaria. Evitando errori tecnici, come le potature tramite capitozzatura e gli abbattimenti effettuati durante la stagione di nidificazione dell’avifauna anche in assenza di ragioni di somma urgenza. O la rimozione non necessaria di alberi ad alto fusto per sostituirli con  alberi giovani, con l’idea di ridurre così i rischi di cadute. Producendo così danni perché gli alberi giovani non hanno le capacità di fornire servizi  paragonabili a quelli degli alberi grandi e maturi che non sono solo più belli da vedere e più capaci di ospitare l’avifauna, ma  sono capaci di rimuovere gli inquinanti atmosferici circa 70 volte più efficacemente, di svolgere molto meglio la funzione di barriere vegetazionali del rumore e azioni di mitigazione microclimatica ben maggiori.
Castelbuono, 10 febbraio 2020
Il Coordinamento del Circolo PD