Angelo Maria Ripellino, intellettuale slavista, traduttore di fama internazionale

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Una parola, e conseguente qualifica per l’intellettuale e poeta, odiata dal destinatario Angelo Maria Ripellino (Palermo 1923 – Roma 1978) era quella di “slavista”.

Ripellino vi ha persino dedicato  sarcastiche poesie. Strana reazione verso la sua stessa prestigiosa formazione, appunto, di  intellettuale slavista, traduttore di fama internazionale. La diagnosi sulla scaturigine di tale odio la troviamo pronunciata nella lucida e onesta nota scritta da Nullo Minissi per il suo contributo al Convegno di studi che organizzammo ad Acireale (9-12 dicembre 1981, con il patrocinio del Comune e a nostra cura (*). Scrive Nullo Minissi: “L’opposizione che si è voluta vedere in lui tra lo slavista e il letterato è artificiosa; e artificioso e contrario alla realtà storica è il mito di Ripellino poeta frustrato che trova nella saggistica e nelle traduzioni quel successo di pubblico mancato alla sua poesia originale. Artificioso e nefasto, poiché esso impedisce allo stesso tempo di comprendere sia il letterato che lo slavista”(**).
Ad apertura del convegno, quella volta ad Acireale, il primo argomento affrontato dal gotha di studiosi e intellettuali presenti è stato quello se preferire intitolare gli atti che ci si accingeva a proporre per la pubblicazione in volume con il titolo di poeta riferito all’autore celebrato, o con quello di slavista. Si giunse presto al compromesso. Ripellino poeta-slavista e si cominciò con le relazioni. Oggi scriviamo questo medaglione dedicandolo, dopo 42 anni dalla scomparsa al siciliano di Palermo geniale per dote naturale e intellettuale per rigore di studi e coerenza di impegni, instancabile promotore di cultura d’alto livello (è stato Ripellino a far conoscere in Italia l’edizione in lingua russa de Il dottor Zivago in tempi in cui era rischiosa una “operazione” come è stata quella portata a buon fine dallo “slavista” traduttore. Un azzardo che oggi potrebbe sembrare minimo a quanti non abbiano consapevolezza delle condizioni in cui si viveva in quegli anni nell’allora Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ma il merito per tale”impresa” diventa banalità a confronto con quanto Ripellino ha lasciato di traduzioni e di opere letterarie. A cominciare dal romanzo-saggio Praga magica ai libri di poesia. E poi i lavori di saggistica e quelli di docente universitario a Roma erede della cattedra che era stata del napoletano Ettore Lo Gatto,  tra i pionieri degli studi slavistica in Italia come ha testimoniato proprio lo stesso Nullo Minissi nel contributo qui sopra citato: “Ripellino è stato uno slavista della generazione dimezzo, alla quale ha appartenuto C. Verdiani,ed apparteniamo R. Picchio, ed io. La precedente generazione, quella dei fondatori della slavistica italiana, era costituita da A. Cronia, E. Gasparini, E. Lo Gatto, G. Maver, L. Pacini; non che prima di essi non fossero state in Italia presentazioni, traduzioni e ricerche di storia e cultura slava, ma erano studi che non si ponevano come contributi sistematici ad un saldo e regolare discorso. I fondatori della slavistica italiana ebbero come principale impegno il far conoscere lo stato attuale delle letterature e delle culture slave nella loro prospettiva storica (…) all’epoca di Ripellino questa necessità è superata ed egli può essere slavista secondo il proprio gusto e la propria scelta, vale a dire secondo ciò che gli è congeniale e che considera importante d’esser discusso e trattato per il momento culturale italiano, indipendentemente da uno specifico interesse slavistico (…). La nuova libertà che il momento storico offre allo slavista italiano, permette a Ripellino d’essere slavista sui generis, vale a dire di cercare nella slavistica la dimensione adatta alla sua personalità e non condizionare quet’ultima in funzione della slavistica, ma servirsi della slavistica per una migliore espressione di se stesso(…).”
Evidentemente il nostro proposito di 42 anni or sono mirava, come adesso continua a mirare con l’attuale medaglione a farsi scintilla su tutto l’insieme di quanto Ripellino ha lasciato in eredità di studi, traduzioni e creatività letteraria. Uno stimolo alla consapevolezza di dover ricordare quanti tesori restano da inventariare in mezzo a tanto retaggio, anche se noi guardiamo con spiccato interesse alla poesia come categoria più vicina alla nostra sensibilità e alle umane frequentazioni amicale con l’Autore di cui non dimenticheremo il vezzo goliardico degli scherzi al telefono a carico degli amici più amici, ai quali capitava di potersi rivolgersi presentandosi con voce querula da vecchio malato e indigente in cerca di un finanziamento per farsi impiantare una dentiera, o altre estemporanee trovate che finivano dopo qualche giorno con l’autorivelazione divertita del Poeta agli sbigottiti destinatari della burla goliardica. Ed era uno aspetto di estemporanee estrosità dell’enciclopedico e poliglotta Ripellino che, con riferimento a quanto abbiamo scritto in apertura di questa memoria sul rifiuto per la parola “slavista”, su cui scriveva tra sfogo e sarcasmo in Autunnale barocco: “ Non si accorgeranno nemmeno / di quello che hai scritto. / Getteranno i tuoi versi tra gli stracci vecchi. / Resterai sguattero, guitto / in questa fiera di gattigrù delle lettere. / Sei un viluppo di piume, una balla di fieno / carica di gorgheggianti uccellini. / Ma per chi cantano? Chi mai li ascolta?/ Merda. Sarebbe meglio scrivere / novelle per pollivendoli, romanzi zuccherini,/ storielle piovose, canzoni da balera. / ma  è tardi ormai. Scriverai ancora versi, / questa feccia di vino che nessuno vuole bere.”.
Tutto questo discorso come punta di iceberg, e senza andare oltre un mero invito a ricominciare daccapo, sia pure dalla rubrica che Ripellino curava settimanalmente su l’Espresso. Solo una occasione per ricordare una delle figure più significative di genio siciliano, purtroppo prematuramente scomparso. Non vorremmo esibire impulsi malriposti se ricordiamo che il volume di Lunarionuovo n. 21/22 – pagg.174 pubblicato  nel febbraio 1983, e  contiene i contributi di Sebastiano Addamo; Nino Borsellino, Italo Calvino, Sergio Campailla, Italo Alighiero Chiusano, Michele Colucci, Sergio Corduas, Cesare De Michelis, Giuseppe Dierna, Antonio Di Mauro, Giacoma Limentani, Mario Lunetta, Giuseppe Manfridi, Anna Maselli Cudin, Rosario Michelini, Nullo Minissi, Giancarlo Pandini, Franco Pappalardo La Rosa, Armando Patti, Francesco Pavone, Achille Perilli, Carmelo Pirrera, Giovanni Raboni, Giuseppe Paolo Samonà, Salvatore Scalia, Giacinto Spagnoletti , Maria Luisa Spaziani, Luciana Stegagno Picchio, Francesco Tentori, Giuseppe Testa, Nunzio Zago e nostra introduzione in qualità di curatore. 
Concludiamo con un elenco delle opere di Angelo Maria Ripellino edite e ristampate, comprese le postume. Poesia: Non un giorno ma adesso, Grafica, Roma, 1960; La fortezza d’Alvernia e altre poesie, Collana Poesia, Rizzoli, Milano, 1967; Notizie dal diluvio, Einaudi, Torino, 1969; poi ristampato in Sinfonietta; Sinfonietta, Collana Supercoralli, Einaudi, Torino, 1972; Lo splendido violino verde, Collezione di poesia n.132, Einaudi, Torino, 1976; Autunnale barocco, Guanda, Parma, 1977; In edizioni postume: Scontraffatte chimere, a cura di Giacinto Spagnoletti, Pellicanolibri, Catania, 1987; Poesie. Dalle raccolte e dagli inediti, Einaudi, Torino, 1990; Poesie prime e ultime, a cura di Federico Lenzi e Antonio Pane, presentazione di Claudio Vela,introduzione di Alessandro Fo, Aragno, Torino, 2006; Notizie dal diluvio. Sinfonietta. Lo splendido violino verde, a cura di Alessandro Fo, Federico Lenzi, Antonio Pane, Claudio Vela, Collezione di poesia, Einaudi, Torino, 2007 [riedizione]: Saggi, prose, antologie   (Edizioni e ristampe postume): Storia della poesia cèca contemporanea, Roma, Edizioni d’Argo, 1950;Poesia russa del Novecento, a cura di Angelo Maria Ripellino, Guanda, Parma, 1954; Majakovskij e il teatro russo d’avanguardia, Einaudi, Torino, 1959;Nuovi poeti sovietici, a cura di Angelo Maria Ripellino, Einaudi, Torino, 1961; Rileggendo Deržavin, Carucci, Roma, 1961;Il trucco e l’anima. I maestri della regia nel teatro russo del Novecento, Collana Saggi, Einaudi,Torino, 1965;Letteratura come itinerario del meraviglioso, Einaudi, Torino, 1968 ;Poesie di Chlébnikov, Einaudi, Torino, 1968; Praga magica, Einaudi, Torino, 1973 ; Storie del bosco boemo. Quattro capricci, Einaudi, Torino, 1975 ; Saggi in forma di ballate. Divagazioni su temi di letteratura russa, ceca e polacca, Einaudi, Torino, 1978; L’arte della fuga, a cura di Rita Giuliani, Guida, Napoli, 1987;  Nel giallo dello schedario, a cura di Antonio Pane e Alessandro Fo, Cronopio, Napoli, 2000 [note e recensioni 1963-1973]; Storie del bosco boemo e altri racconti, Mesogea, Messina, 2006, I [riedizione ampliata]; Oltreslavia: scritti italiani e ispanici (1941-1976), a cura di Antonio Pane, nota introduttiva di Antonino Cusumano, Mazara del Vallo, Istituto euro arabo di studi superiori, 2007;  Solo per farsi sentire. Interviste (1957-1977, con le presentazioni dei programmi Rai 1955-1961), a cura di Antonio Pane), Mesogea, Messina; L’ora di Praga: scritti sul dissenso e sulla repressione in Cecoslovacchia e nell’Europa dell’Est (1963-1973), a cura di Antonio Pane, con la collaborazione di Camilla Panichi, prefazione di Nello Ajello, contributi di Alessandro Catalano e Alessandro Fo, Le Lettere, Firenze, 2008 [riedizione ampliata];
(*) Cfr. a pag. 104 in Lunarionuovo N. 21/22 di Febbraio 1983 (Catania).
(**) Ibidem
Mario Grasso