Con Michele Perriera (Palermo 1937 – Cefalù 2010) abbiamo avuto lunga amicizia e stima; da tale sodale continuità rimane testimonianza nella ristampa de Il romboide con i tipi di Prova d’Autore di cui siamo consiglieri editoriali fin dalla fondazione.
Personalità spiccante nella cultura italiana del Secondo Novecento, il giovanissimo Perriera è stato tra i promotori della riunione a Palermo di quello che un po’ sull’onda di quanto era stato lanciato in Germania, è passato alla storia della letteratura come “Gruppo 63”. Una denominazione da cui come costola/non costola sarebbe stato fondato a Catania il meno noto Antigruppo a cura del poeta Santo Calì, del tipografo scrittore Vincenzo Di Maria e altri agguerriti giovani (allora) scrittori palermitani e trapanesi, tra cui un personaggio tutto da descrivere, come è stato l’artista (si dice per dire) Nat Scammacca. Si dovrà dire per inciso e fuori tema rispetto a questa intenzione di scheda biobibliografica a mo’ di medaglione per Michele Perriera, che probabilmente non ci sarebbe mai stato in Sicilia un “Antigruppo” se non vi fossero stati svolti i lavori del Gruppo ’63. La affermazione sembra dar l’effetto di una tautologia ma, intelligenti pauca, la realtà potrebbe essere proprio quella del risentimento di alcuni operatori culturali e scrittori esordienti catanesi trapanesi e palermitani, non invitati ed automaticamente esclusi dalle giornate di lavoro cui avevano presenziato e apportato contributi nomi di poeti e narratori che poi sarebbero diventati celebri anche per essere stati chiamati a dirigere le sorti letterarie di grandi editori. Si disse allora, per altro giudizio non più sui siciliani delusi che fondano l’Antigruppo, che uno degli effetti della costituzione del Gruppo ’63 aveva avuto qualche effetto “terroristico” sulla vecchia guardia degli addetti ai lavori presso le case editrici nazionali più importanti. In realtà qualcosa contribuì a innovare e rinnovare, anche se pochi tra i fondatori del Gruppo ‘63 dimostrarono in seguito la coerenza di un Edoardo Sanguineti, a partire da Giuseppe Pontiggia che dopo la pubblicazione di L’arte della fuga , pur non abiurando alla giovanile partecipazione al Gruppo ha indirizzato la propria linea letteraria di scrittore su bel altra pratica ben altro che d’avanguardia sperimentale riscuotendo prestigio e consensi che l’immatura fine non ha scalfito ai suoi capolavori di narrativa e di saggistica.
Il prossimo 11 settembre del corrente anno 2020 ricorrerà il primo decennio della morte di Michele Perriera. Di suo, oltre alla operatività teatrale come eccellente primazia e preponderanza accanto alla attività professionale di giornalista de L’Ora, spicca la grandiosa opera narrativa Romanzo d’amore, che è stata come canto del cigno dello scrittore già afflitto da gravi problemi di salute. Qui riportiamo dalla scheda Wikipedia le informazioni circa le opere e i premi, prima di citare un paio di brani di giudizi critici che hanno accompagnato di volta in volta la edizione degli scritti: “Perriera ha diretto il teatro e la scuola di teatro Teatèsdi Palermo. Ha pubblicato diverse opere di narrativa – La principessa Montalbo (1963), Il romboide (1969), Il piano segreto (1984). A partire dal 1994 ha diretto la collana di teatro della casa editrice Sellerio, con cui ha pubblicato la memoria-intervista Marcello Cimino, vita e morte di un comunista soave (1991), Anticamera (1994), La spola infinita (Premio Mondello 1995), Con quelle idee da canguro. Trentasei anni di note ai margini (1997), Atti del bradipo (1998), Ritorno (2003), i romanzi A presto (1990), Delirium cordis (1995), Finirà questa malìa (2004), Romanzo d’amore (2002) e La casa (2007). Fra le sue regie più note di cui è anche autore dei testi, Morte per vanto (1970/1995), I pavoni (1983/1997), Ogni giorno può essere buono (1993), Anticamera (1994), Dietro la rosata foschia (2001), Pugnale di ordinanza (2004/2005) ; Buon appetito (2004/2005) e Come, non lo sai? (2008). Ha inoltre scritto variazioni del Macbeth di Shakespeare (1973) e de Le sedie di Ionesco (1974). Fra le sue altre regie, Il gabbiano di Cechov (1981), Occupati d’Amelia di Feydeau (1983), La cantatrice calva di Ionesco (1985), I fisici di Durrenmatt (1987), Aspettando Godot (1985) e Finale di partita di Beckett (1992). Dal gennaio 1997 al dicembre 2005 ha diretto la Scuola di Teatro del Comune di Marsala. Nel 2006 gli è stato conferito il Premio della Critica Teatrale. Il 26 2012 settembre in occasione della ricorrenza dei due anni dalla morte, gli è stato intitolato lo “Spazio Michele Perriera” all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo>>.
Già questo elenco dà una esaustiva idea della instancabile attività di Perriera, di cui non troviamo citati gli articoli scritti per il quotidiano l’Ora di cui si auspica ulteriore indagine, per dare ancor meglio una completa panoramica di quanto esitato dal giornalista impegnato. Concludiamo questa parte dell’aggiornamento sulle opere col ricordare che Il romboide è stato ristampato da Prova d’Autore nel 2006 in seguito a proposta avanzateci e da noi entusiasticamente accolta.
Gli orientamenti della critica hanno manifestato propensione a testimoniare la coerente linea mantenuta dallo scrittore rispetto alle scelte del Gruppo’63, di cui, come prima ripetuto il giovanissimo Perriera è stato tra i firmatari. C’è stato uno studio curato da Ignazio Romeo pubblicato nel numero monografico del trimestrale palermitano Nuove effemeridi nel 1999 in cui il noto studioso e scrittore palermitano ha ordinato l’intera bibliografia critica, fino alla detta data di edizione. Ovviamente manca quanto poi è stato scritto per Romanzo d’amore, l’opera narrativa che insistiamo a citare come il capolavoro di questo scrittore dai molteplici interessi letterari costantemente orientati verso l’impegno civile e sociale il che significa anche politico al momento di filtrare l’attualità per farne ironica metafora e sberleffo. I brevi stralci di alcuni giudizi critici, come prima detto serviranno a confermare l’indole e gli esiti delle ricerche di un intellettuale oltre che di un “poeta” di singolare genialità e costantemente schivo, forse perché perennemente immerso nel proprio mondo di giornalismo impegnato, nonché di scuole di teatro e scritture.
“(…) Tra una componente originaria che è di matrice barocca e lussureggiante: tutto ciò che troviamo nei godibilissimi racconti di Michele Perriera, un autore di cui ci ricordavamo la stagione d’avanguardia (Principessa Montalbo è un autentico capolavoro degli anni Sessanta) e che ora leggiamo in gran forma, braccato dal suo amore folle di un mondo che, a giudicare da ciò che non cela non sembra meritare più di uno sberleffo.” Da Uno sberleffo al mondo, di Renato Minore in Il Messaggero del 27/06/1984.
“(…) La spola infinita (…) è la palinodia di una generazione, palinodia, dico, rispetto ad un troppo fiducioso abbandono all’idealità stessa, a prescindere dai singoli contenuti suoi che potevano essere politici (il ’68) o letterari (l’avanguardia). Alla fine l’idealità acquisita nella vita di tutti i giorni un peso mortale e soffocante”. Franco Cordelli in C’è anche un Orweil in casa nostra –L’Indipendente del 27/02/1996.
“(…) Diremmo dunque, in fine di abbrivo, che Perriera non è uno scrittore elegiaco, o di tramontana, o di declino. È scrittore la cui arte acquista il senso di una verità storica uscendo dai parametri della verificabilità materiale che della storia restituiscono, a mala pena, alcune deformazioni fattuali”. Luigi Ballerini, in Nuove Effemeridi n. 49, Guida, Palermo, 2000.
“(…) Passatofuturo, memoriavenire: sono per Perriera una sola parola bifronte. Ed è con questo bi frontismo che si è confrontata sin dall’inizio un’opera teatrale e letteraria che costruisce l’utopia sulla rimemorazione: un concetto chiave per comprendere la posizione del tutto originale di uno scrittore in una terra in cui fiorisce se non l’assenza della memoria una nostalgia bloccata su una età dell’oro mai vissuta e aggrovigliata nella verticale senza scampo della decadenza.” Piero Violante in Memorie di uno spettatore, in Nuove Effemeridi, cit.
Mario Grasso