Se pur di minor entità è ancora attiva a Montemaggiore Belsito la produzione e la commercializzazione di ricami e merletti frutto dell’artigianato locale.
Ancora alcuni anni fa non era infrequente vedere di fronte gli usci delle proprie case, nella bella stagione, numerose merlettaie e ricamatrici intente a svolgere il loro prezioso e certosino lavoro, sui loro telaietti per merletto e tombolo o a decorare con merlettature candide lenzuola o vari tessuti. Grazie ad un sapere che si è tramandato da una generazione all’altra, da madre in figlia. Nel “Museo etnoantropologico Giovanna Bellomo” si possono ammirare degli esemplari, perfettamente funzionanti, di grandi telai manuali, usati un tempo per realizzare pregiati e variopinti tessuti. Ancora vi sono a Montemaggiore Belsito delle donne che sanno far funzionare abilmente e sapientemente questi telai. Tra l’altro si può ancora vedere, visitando il museo, il settore del ricamo e dei tessuti. Gli strumenti per la cardatura (cardatore: “cardiaturi”) del lino, per la filatura (rocche: “ruocchi”, fuso: “fusu” filatoio: “filaturi” e arcolaio: “anìmulu”), per l’allestimento dell’ordito (prepara subbio: “alliesti subbiu”), per la vera e propria tessitura (telai: “tilàra” a pedale -“ciuòcca”- e con navetta: “navietta”) e, infine, campioni ed esemplari di tessuti colorati o raffinate tovaglie con frange: “tuvagghi cu ‘i frinzi”. Attualmente se pur ridotta e di esigua entità tale attività moderna, si continua a perpetuare grazie all’opera di due associazioni locali nate per la valorizzazione di questo settore produttivo.
Santi Licata