Roberto Di Marco, il saggista palermitano che si definì “Intellettuale in congedo”

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Sullo scrittore, giornalista, docente e saggista palermitano Roberto Di Marco (Palermo 1937 – Bologna 2013) si potrà dissentire quanto a pensiero, linea politica, costante e rigida perseveranza ideologica a senso unico,

ma non si potrà misconoscere una vita di impegno e di lavoro didattico mai disgiunto dalla produzione letteraria che fin dall’esordio aveva avuto l’incoraggiamento e l’avallo dei maestri riconosciuti e autorevoli del momento, quali Vittorini, e Calvino. Non è giovata quasi sicuramente la scelta dell’artista e intellettuale Di Marco di vita di impegno politico costante né, come per altri scrittori e artisti siciliani, il trasferimento definitivo nella Penisola, prima a Urbino e successivamente a Bologna dove è rimasto fino alla morte. A seguire l’evolversi della carriera di docente prima presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e poi dopo  il volontario trasferimento a Bologna per insegnare nelle Medie si percepisce già l’indole irrequieta del soggetto, la sua ansia di trasmettere la propria visione a favore di ideali e ideologie rimaste sempre più  scarsamente seguite forse perché ancora in parte ritenute utopiche dall’establishment contemporaneo.
A venti anni il Di Marco era già impegnato attivista nell’allora PCI, e manteneva corrispondenze con alcuni esponenti dell’estrema sinistra italiana. Infatti aderendo alla fondazione del Gruppo 63 tenne subito a distinguere l’adesione definendo la propria partecipazione alla linea culturale del Gruppo stesso proponendosi con il distintivo ideologico di  “cinese”. La politica di sinistra del PCI gli andava stretta, perché proveniente da una famiglia di lavoratori e a conoscenza dello stato d’indigenza di larghe fasce della realtà economica siciliana, nonché imbottito di nozioni trasmessegli dalle letture delle opere di Marx e Lenin, Di Marco puntava, a modo suo, a una repubblica ideale governata dalle classi più umili. Una costante che ne accompagnerà tutte le stesse tante e complesse ricerche di carattere letterario che veniva mano a mano esitando. Lo stesso trasferimento da Urbino a Bologna venne segnato da tutte le istanze che gli urgevano dentro per una nuova giustizia sociale, donde l’avvicinamento a quella che allora era ritenuta la capitale “rossa” della politica italiana.
Giornalista del quotidiano comunista l’Unità, quando nel 1980 cominciava a serpeggiare l’idea di una restaurazione culturale in corso, Roberto Di Marco tenne a definirsi “Intellettuale in congedo”. Definizione che riassume la sua delusione verso tutta una realtà che non sentiva di condividere. Passi continui di volontario allontanamento da una condotta meno esclusivista, più morbida come quella di altri suoi sodali meno rigidi. Infatti è a partire degli anni Millenovecentottanta che sono cominciate a diminuire le sue apparizioni in pubblico per conferenze ed eventi culturali, pur non essendo mai venute meno le sue pubblicazioni, la fondazione di nuove riviste i contributi al proprio sodalizio intellettuale e artistico con Arnaldo Pomodoro e Francesco Leonetti. Non solo, infatti nel 1991 lo troviamo fondatore del movimento di scrittura d’Avanguardia La Terza Ondata, con Filippo Bettini  e con la collaborazione di Francesco Muzzioli. Nel corso di tale fase ha pubblicato nel 1993, l’antologia Terza OndataIl nuovo movimento della scrittura in Italia. È il momento clou del suo sforzo di rivolgesi ai più giovani per accoglierne istanze e valorizzarne iniziative letterarie e artistiche impegnate.
Tenendo conto degli inizi della carriera di scrittore avallata da Calvino e dalla pubblicazione dei suoi scritti d’esordio presso Feltrinelli, non sarebbe stato un azzardo pronosticare per gli esordi di Roberto Di Marco un avvenire di successi accanto a quelli di altri scrittori suoi coetanei o di maggiore età come Consolo o Bonaviri se non addirittura come Sciascia. Ma Di Marco si è continuato a dimostrare un contestatore di se stesso, insoddisfatto e convinto di potere trasmettere alle nuove generazioni i propri ideali per una pratica ideologica  impegnata operativamente a preparare un mondo diverso. Va a suo merito il non avere aderito ai gruppi armati che in quegli anni andavano formandosi sull’esempio delle Brigate Rosse. Alla “lotta armata” aveva continuato a opporre le sue armi di intellettuale , scrittore e  giornalista con l’esempio militante tra scritture impegnate, fondazioni di riviste, saggi e romanzi. Una produzione che resta a testimoniare insonne attività di questo siciliano, politico inquieto,  amico di artisti e intellettuali tra i più esponenziali del suo tempo, se si considera che il primo a sostenerne la affermazione era stato Elio Vittorini e poi Italo Calvino e ancora i sodalizi con Gianni Scalia i prenominati Arnaldo Pomodoro e Francesco Leonetti e fino ad Antonio Porta, fondatore di Alfabeta. Un piccolo mondo di  protagonisti che hanno segnato, ciascuno da un proprio angolo, gran parte della vita culturale del Paese in quegli anni. Anni che sono stati, non si deve dimenticare, gli “Anni di piombo” per un verso, ma anche quelli del terrorismo di estrema destra, delle stragi da Piazza Fontana a Brescia, al treno Italicus, e alla stazione di Bologna.
E allora considerando l’indole di Roberto Di Marco e delle sue istanze di ribelle a oltranza non si può che riconoscergli la coerenza che lo ha caratterizzato anche come siciliano che mantiene saldo il proprio principio professandone la linea con ammirevole coerenza a costo di non fruire, proprio per questa sua posizione di ansioso propiziatore di passi avanti nella giustizia sociale verso i diseredati e contro i capitalisti definiti evasori di tasse e mistificatori. Non v’è dubbio che c’è stata una parte utopica nella condotta di Roberto Di Marco, elemento che si può ricavare sia leggendo le sue opere, sia seguendo la composta quanto idealistica scelta di vita. Per dare una misura appropriata a potere inquadrare la figura di questo palermitano in continua fuga verso un sogno tutto personale, riportiamo qui un elenco degli scritti editi e delle iniziative di operatività culturale accompagnata dalla fondazione di riviste. A parte gli scritti giornalistici che si potranno ricavare dalle ricerche d’archivio, tra le costanti collaborazioni a l’Unità.
Ed ecco un elenco delle opere edite raggruppate per temi e genere:
Poesia: Quattro poeti, Pellerito, Palermo 1961 ; Catalogus, Bologna, Sampietro, 1965 ; altre poesie sono sparse in riviste, antologie e prodotti artistici con pittori;
Narrativa: Contrappunti, in La scuola di Palermo, in collaborazione con Michele Perriera e Gaetano Testa, Feltrinelli (Le comete, 26), Milano 1963; La Relazione in Menabò n.5, Torino, Einaudi 1962 ; Catalogus, Bologna, 1965 ; Fughe, Feltrinelli, Milano 1966 ; Telemachia, Einaudi, Torino 1968 ; Corrida e commentario. Racconto di cui viene chiarito il fallimento, Venezia-Padova 1974 ; L’altra logica, Marsilio, Padova 1974 ; L’orto di Ulisse, introduzione di R. Luperini, Manni, Lecce 1987; Terza ondata. Il nuovo movimento della scrittura in Italia, insieme a F. Bettini, Synergon, Bologna 1993 ; Scrivere il domani insieme a M.Montagna e F.Soldani  Bologna, 2003; La donna che non c’è, Pendragon, Bologna 2006.
Teatro: Sodalizio, in Teatro italiano, a cura di M.Dursi, Bologna 1966;
Opere di impegno vario: Ipotesi per una letteratura di contestazione, in diversi numeri della rivista Marcatre negli anni 1965/67;Tesi sul decentramento dell’opera, in Che fare n.4, 1968-69 ;  Sulla problematica estetica nel materialismo, saggio allegato in A.A.V.V. Materialismo e pratica artistica, Milano, Ed. Lavoro liberato, 1976 ; L’altra logica. Materiali 1967-1968 in stile simbolico inventivo in ordine alla crisi di decadenza della civiltà borghese, Marsilio, Padova, 1973; La linea di cultura rivoluzionaria (con Francesco Leonetti e Eleonora Fiorani), Marsilio, Venezia-Padova 1974 ; Un’analisi del ruolo delle Brigate Rosse, in A.A.V.V. Critica leninista del presente, Milano, Feltrinelli, 1980;  La crisi della transizione in Il Ponte, Giugno 1982 ; Oltre la letteratura: chi fa la letteratura? Problemi e analisi sociale della letteratura esistente: per una nuova scrittura, Marsilio, Padova, 1986.
Ha diretto dal 2003 la collana Tempi Nuovi delle ED. Pendragon Bologna, sempre occupandosi della scrittura di giovani autori.
Saggistica: Conoscenza per errore, in Il Contemporaneo, Maggio 1962 ; Gli anni del consumo e degli esperimenti e Note sulle istituzioni letterarieZibaldone n.2, 1973 ; Paragrafi materialistici su Officina, in Il Ponte, 1976 ; Il mercato delle lettere, in Alfabeta n.4, 1976 ; Per una analisi di classe della letteratura, in Il Ponte, Settembre 1981; Tiraboschi 2001Il Ponte, marzo/aprile 1983.
Prefazioni e altri scritti letterari variamente impegnati: I Fioretti di S. Francesco, edizione critica con prefazioni a Masuccio Salernitano, Domenico Batacchi, Pietro Aretino, Lautrèamont e altre, Bologna, Sampietro 1965 e Cappelli 1971; Altri scritti Teorico-letterari pubblicati su riviste e specialmente su il Che Fare prima serie (1966-1972); scritti politici, sociologici e di critica economica pubblicati su varie riviste e giornali militanti fra il 1967 e il 1979.
Riviste: Ha fondato e diretto insieme ad altri sodali le riviste: La Prova – Palermo 1960 con Gaetano Testa; Che Fare – Milano dal 1966 al 1972 con F. Leonetti, A. Pomodoro, G. Scalia ; Tropico – Roma 1969 con Michele Perriera e  Gaetano Testa ; L’Arma Propria – Verona e Bologna 1979, con G. Scalia e altri ; Nella Contraddizione , Bologna 1982, con giovani studiosi e militanti ; Per Approssimazione – Palermo 1983 , ancora con Gaetano Testa e altri.
Non è auspicio peregrino a che un giorno si possa organizzare un convegno di studi sulla figura e le opere tutte di questo artista e intellettuale palermitano che partendo dalla propria città natale, dove ha svolto negli anni della prima giovinezza azioni di cultura impegnata, ha poi continuato altrove, la propria coerente linea di artista e docente accompagnata da incessante operatività culturale. Si potrebbe organizzare dopo congrui tempi di preparazione nonché scelta di relatori ideologicamente disimpegnati, un resoconto che includendo la congerie storica possa consegnarci una fisionomia degna del tanto lavoro di Roberto Di Marco e memoria della sua produzione giornalistica, saggistica, di romanziere nonché di refrattario a modo suo verso ogni forma di compromesso.
Mario Grasso