“E’ uno scandalo quello che succede al carcere di Termini Imerese, perché mentre i Poliziotti Penitenziari lavorano con la costrizione di effettuare migliaia le ore di straordinario per garantire la sicurezza l’ordine e la disciplina, la d.ssa Rosselli,
direttrice del carcere intitolato ad Antonio Burrafato vittima della mafia, impiega contro ogni regole uomini in divisa, addirittura ispettori ad occupare posti amministravi calpestano le norme sindacali”.
Queste sono le durissime parole che il Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria della Sicilia Gioacchino Veneziano ha pronunciato dopo avere saputo dai lavoratori che la direttrice senza avvisare nessuno ha inserito un poliziotto penitenziario all’Ufficio di Segreteria, incarico delegato per legge al personale della Funzioni Centrali, affidato fuori dagli accordi sindacali ad un appartenente al Corpo di Polizia, con la qualifica di ispettore capo, e sindacalista, senza avere – dice ancora il sindacalista – esperienza pregressa rispetto ad altri operatori presenti in luogo.
“In questo momento drammatico nelle carceri – dichiara Gioacchino Veneziano dove le proteste stanno sfiancando il personale di Polizia è davvero scandaloso, immorale fermo restando illegale le modalità utilizzate, che un direttore non ritenga primario rinforzare i reparti detentivi, rispetto un utilizzo amministrativo, mortificando il lavoro di decine di colleghi che nelle trincee penitenziarie di Himera combattono giornalmente ogni tipo di violenza e criticità”.
“E’ mortificante …- continua il Segretario della UIL Regionale di categoria,…- quando ad una Amministrazione dello Stato dove il Ministero di riferimento e quello della Giustizia, si registra una ingiustizia, perché con questa azione il direttore che è Capo di un Corpo di Polizia ha violato ben tre leggi, è cioè la 241/90, la 395/90, e il Dpr. 164/2002”.
“Noi non ci fermeremo nella battaglia del rispetto delle regole – conclude Gioacchino Veneziano – ed infatti chiederemo l’intervento della D.ssa Calandrino Dirigente Generale a Capo delle carceri siciliane, perché il direttore non solo ha confermato l’azione, ma non ha spiegato perché non ha avvisato le sigle sindacali, non chiarendo pure per quale ragione la scelta è caduta su un ispettore capo addirittura dirigente sindacale che doveva sapere dell’illegalità dell’impiego, ma soprattutto per quale motivo non ha attivato le normali procedure di trasparenza negli atti amministrativi che la legge gli impone”.