Durante il biennio 2018-19 e 2019-20 il consorzio dei CPIA Palermo2, Messina e Enna-Caltanissetta ha attuato diverse mobilità in Europa grazie al progetto Erasmus Plus K104 ‘Sicilia chiama Europa:
lingue, nuove tecnologie, comunicazione interculturale e integrazione sociale dei migranti nei Cpia’, di cui è stato beneficiario. Fra le mobilità attuate vi è stata quella che ha avuto come oggetto il tema dell’Intercultura, in particolare, la Comunicazione Interculturale. Tema, questo, molto attuale e coerente con la tipologia di lavoro che i docenti dei Cpia devono svolgere. Se una comunicazione efficace è importante come mezzo per la realizzazione degli obiettivi educativi e didattici di ogni ordine e grado di scuola, lo è ancora di più per la buona riuscita dell’insegnamento nelle scuole per adulti con la particolarità di un’utenza per lo più straniera.
Si tratta, infatti, di un’utenza che affronta l’apprendimento con un gap spesso linguistico oltre che ‘culturale’. Un gap che non riguarda solo i corsisti, ma anche i docenti i quali, spesso sono impreparati linguisticamente (con riferimento alla conoscenza di lingue straniere) e per l’approccio ‘culturale’, ad accogliere questo tipo di utenza. La mancanza di un comune Medium linguistico è di per sé già una barriera che impedisce una corretta comunicazione. “Se non c’è una ‘lingua condivisa’ fra soggetti che comunicano, non si ha una comunicazione; ma visto che la comunicazione non si fa solo attraverso il linguaggio verbale ma si comunica anche con linguaggio non-verbale la comunicazione non può essere limitata all’uso di una lingua comune, bisogna trovare dei modi comuni di comprensione i quali possono non limitarsi alla lingua in senso stretto”.
Ad affermarlo è la professoressa Federica Mazzara nel suo intervento al liceo classico di Termini Imerese, durante il quale si è relazionato sul tema della Comunicazione Interculturale. Il seminario, conclusivo della mobilità dello scorso gennaio a Londra, che ha visto interessati un gruppo di docenti dei suddetti CPIA siciliani partecipanti al corso sull’argomento della comunicazione interculturale, ha riunito le varie parti ad un confronto di esperienze. Ad accogliere la docente Federica Mazzara, che insegna presso l’università di Westminster, la dirigente Patrizia Graziano, docenti e alunni del territorio.
Comunicare l’altro’ è l’espressione chiave della presentazione della Mazzara che ha incentrato l’attenzione sulla definizione di ‘cultura’. “Oggi il concetto di cultura è cambiato – dice la Mazzara – tutto è cultura: la lingua, i valori, i comportamenti, l’arte e così via. La cultura è di tutti, non di pochi eletti; si impara, si condivide, si evolve. Il concetto di cultura si può paragonare ad un iceberg, di cui noi vediamo solo la punta, la parte più visibile”. Questi concetti devono aiutare i docenti a fare un’attenta riflessione sul fatto che si debba fare il possibile per smontare le barriere e non aggiungerne altre come gli stereotipi o addirittura forme, spesso inconsce, di razzismo.
Sugli stereotipi e il razzismo si è focalizzato il corso di formazione di Londra che si è svolto presso la Kairos Europe di Daniele Trevisan: “Come ente formatore proponiamo il corso di comunicazione interculturale dal 2015 e nel corso degli anni c’è stato sempre un numero crescente di richieste per questo corso, in particolare (ma non solo) da scuole, enti formatori ed altre organizzazioni dell’area del mediterraneo (Turchia, Grecia, Spagna, Italia, ecc.)”.
Punto essenziale del percorso formativo è stato quello di constatare che la comunicazione fra gruppi sociali diversi dal nostro riguarda tutti non solo gli stranieri. “Si tende a catalogare anche altri gruppi sociali – continua la prof. Mazzara – e questo perché è utile per noi creare dei ‘contenitori sociali’ che diano, apparentemente, un ordine alla nostra realtà. Di solito un mancato riconoscimento è dovuto ad ignoranza.
Quando un gruppo sociale si sente superiore ad un altro si ha il razzismo”. La prof. Mazzara ha ricordato anche quanto poco si sia parlato nelle scuole del colonialismo, una pagina triste della nostra storia, troppo spesso dimenticata e che andrebbe riprese ed approfondita da parte dei nostri studenti al fine di capire meglio certe dinamiche sociali.
Nella foto: Federica Mazzara di Westminister University, discute su Reframing migration con Roberta Palleschi di Peresempio Onlus insieme a Patrizia Graziano e Giusto Catania.