Sgarbi torna all’attacco e vuole l’opera di Caravaggio per la mostra della sua Fondazione a Rovereto. Ma cresce il fronte del no

0
221

Speravamo davvero che fosse finita. Avevamo creduto che Vittorio Sgarbi avesse compreso quanto Siracusa e i siracusani fossero legati alla tela del Caravaggio, quel mirabile Seppellimento di Santa Lucia che l’artista dipinse per la chiesa di Santa Lucia alla Borgata nel 1608.

E invece, contraddicendo anche sé stesso, il mai garbato Sgarbi è ritornato all’attacco.
L’uomo dall’ego smisurato, che si crede dottor Jekyll e mister Hyde, che afferma di vivere spericolatamente e che si vanta di essersi addirittura “trasformato in opera d’arte” dopo la giusta espulsione dall’Aula della Camera, ha deciso che porterà la monumentale e fragile tela al Mart.
Il 24 giugno scorso, incurante delle migliaia di firme raccolte contro lo spostamento del capolavoro caravaggesco, è stata convocata una conferenza stampa all’interno del Castello Maniace a Siracusa per “illustrare i contenuti e le motivazioni del progetto Caravaggio. Il Contemporaneo”. Seduti allo stesso tavolo del critico-deputato-presidente del Mart c’erano l’assessore alla Cultura del Comune Fabio Granata, il leghista assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana Alberto Samonà, la soprintendente ai Beni Culturali di Siracusa Donatella Aprile, l’ex senatore autonomista e braccio destro di Sgarbi al Mart Francesco Panizza, la coordinatrice tecnica del progetto “Caravaggio il Contemporaneo” Silvia Mazza, il presidente del Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige Roberto Perrach, Franco Fazio, restauratore e conoscitore del capolavoro siracusano del Caravaggio, Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia e Flavia Zisa, docente dell’Università Kore di Enna.
In tutto 10 interventi dalla durata complessiva di un’ora e mezza. Nel suo intervento Sgarbi ha voluto sottolineare il proprio repentino cambio di rotta affermando, tra le altre cose, che la decisione era già stata presa e che il capolavoro di Caravaggio sarebbe comunque giunto al Mart, dopo una sosta al centro restauro di Roma. A sottolineare ancor di più il suo atteggiamento di spavalda tracotanza, Sgarbi dichiarava: “Io sono un giocatore di scacchi. La mia era una mossa. Me ne volevo andare: ne avevo trovati altri 6 di Caravaggio”. La suddetta conferenza stampa è stata più che altro una sorta di tavola rotonda-convegno con momenti di duro scontro con alcuni giornalisti che avevano osato porre domande. Le reazioni a tale atteggiamento di arrogante alterigia non si sono fatte attendere. Ad intervenire in maniera forte e decisa è stato Giovanni Cafeo, parlamentare regionale di Italia Viva e Segretario della III Commissione ARS Attività Produttive che ha dichiarato senza mezzi termini: “Trasformare quella che doveva essere una conferenza stampa in un lungo monologo autoreferenziale, con tanto di rimbrotti ai giornalisti che osavano interloquire, non è servito a fare chiarezza su un’operazione dall’amaro retrogusto mediatico, più votata alla visibilità dei protagonisti che alla salute del capolavoro di Caravaggio”.
La polemica tra Cafeo e Sgarbi è nata fin dai primi giorni in cui si parlava di un possibile trasferimento del Caravaggio al Mart di Rovereto; adesso, dopo la citata conferenza, il livello dello scontro sembra destinato ad aumentare. Ad intervenire in modo critico è stato anche il segretario provinciale dell’Assostampa di Siracusa, Prospero Dente, il quale con un comunicato ha condannato “l’attacco spropositato e fuori luogo del professor Vittorio Sgarbi alla collega Laura Valvo, capo servizio delle pagine siracusane del quotidiano La Sicilia”, giudicando altresì “assai grave la mancata reazione dei presenti, istituzioni regionali e comunali al tavolo che non hanno inteso intervenire”.
Tra le tante voci in aperto dissenso contro il trasferimento del Seppellimento di Santa Lucia registriamo ancora una volta quella di Paolo Giansiracusa, fautore della prima, partecipata petizione online, quella che aveva raccolto oltre duemilacinquecento firme e che aveva recepito l’interesse verso l’opera siracusana di personalità del mondo della cultura e dell’arte come Eva Cantarella, Achille Bonito Oliva e Tommaso Montanari. Il professore Giansiracusa, impegnato in una vera e propria “battaglia di civiltà e buonsenso a favore del Caravaggio”, ha rivolto l’ennesimo appello al prefetto, all’arcivescovo, alla soprintendente ai Beni culturali e al sindaco; il suo “Manifesto di inamovibilità e restauro manutentivo a vista del Seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio”, si prefigge l’obiettivo di invitare le suddette istituzioni ad una attenta riflessione sulle conseguenze dell’operazione.
Il testo della petizione così recita ”Dall’esito delle indagini condotte dai tecnici dell’Istituto Centrale del Restauro apprendiamo che il dipinto è in buone condizioni e non necessita di un nuovo intervento di restauro. Apprendiamo altresì che ai fini conservativi si rivelano necessarie la normale pulizia della pellicola pittorica e la manutenzione ordinaria tese ad una migliore resa visiva. Per tali interventi, alfine di evitare un viaggio dannoso, chiediamo che l’opera sia analizzata e manutenzionata a Siracusa, nella sede della Chiesa di Santa Lucia alla Badia, e che le operazioni di controllo e pulizia siano fatte a vista rendendo partecipi i visitatori e i fedeli. Ciò anche attraverso la proiezione diretta dei momenti più significativi della pulitura e dell’eventuale ritocco. Considerate le dimensioni ed il valore della tela, nonché i rischi a cui è stata sottoposta l’opera nel corso delle numerose mostre nelle quali, con forte dissenso popolare, è stata esibita, chiediamo che, a cura delle istituzioni in indirizzo, sia chiesta ai Ministeri di pertinenza l’emanazione di un Decreto di inamovibilità. Il provvedimento servirà ad evitare che l’opera in futuro possa essere sottoposta a pericolosi viaggi in casse e cassoni insicuri, dentro grossi mezzi di trasporto non climatizzati”. In un altro intervento parla di saggezza, il professore Giansiracusa, quella saggezza che, a suo dire: “consiglia di non costruire nulla in questo clima di contrasti e di soprassedere alla richiesta di prestito. Si proceda invece, come da più tempo migliaia di siciliani chiedono, alla valorizzazione in loco dei due dipinti della Badia (Caravaggio e Guinaccia) e al restauro del vano presbiterale della Basilica del Sepolcro, per la definitiva collocazione della tela del Merisi. Le dimensioni (oltre 12 metri quadrati) e la fragilità dell’opera (ha avuto modo di constatarlo in passato il Professor Basile dell’ICR, come ci riferisce Vera Greco già Direttrice della Galleria Bellomo) – conclude lo storico dell’arte – consigliano di non toccare questo capolavoro assoluto della pittura del Seicento”.
Intanto anche il popolo del web prende posizione e su Facebook fa capolino il “Comitato spontaneo pro Caravaggio in Borgata”, un gruppo pubblico che a due giorni dalla sua creazione conta già quasi 600 iscritti e che nasce, stando alla sua descrizione “per tutti coloro che rivogliono la tela di Michelangelo Merisi da Caravaggio nel suo luogo d’origine rappresentante il Seppellimento di Santa Lucia, e soprattutto, la riqualificazione della Borgata”.
Crediamo ancora che la questione si possa risolvere positivamente e speriamo ancora che la tela siracusana resti al suo posto. Non ci piace affatto l’atteggiamento di Sgarbi che pretende, si impunta e si ostina nel volere un’opera da tanti giudicata troppo fragile. Le istituzioni siciliane si impegnino ad evitare questo trasferimento. Ci auguriamo una soluzione veloce e auspichiamo che anche per l’affaire Caravaggio ci sia presto il definitivo “allontanamento” di Sgarbi, così come il suddetto è stato pochi giorni fa allontanato di peso dall’aula di Montecitorio e sul quale episodio così ha commentato Michele Serra su Repubblica: “La sua maleducazione patologica, il suo imbarazzante narcisismo, la sua aggressività insopportabile, sono stati protetti e nutriti, per decenni, da conduttori e autori televisivi (…) Sono stati incentivati e premiati da sponsor politici convinti che l’arroganza e il disprezzo degli altri fossero manifestazioni di ‘libertà’. E da elettori entusiasti di quell’idea, deprimente e fasulla, di ‘libertà’. I veri autori di Sgarbi sono loro e non Sgarbi”. Di personaggi così, ne faremmo volentieri a meno.
Anna Maria Alaimo