Denuncia dell’ANCE Sicilia: migliaia di imprese che attendono gli aiuti trovano uffici chiusi e personale in ferie… e rischiano il fallimento

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L’Ance Sicilia chiede ai governi nazionale e regionale di intervenire con più rigide regole organizzative per ripristinare la piena funzionalità della pubblica amministrazione presente in Sicilia nel suo complesso,

attraverso una distribuzione delle ferie che tenga conto dell’emergenza in corso e un controllo serrato della effettiva disponibilità e produttività dei funzionari in smart working, auspicando anche una pronta regolamentazione dello smart working e una “moral suasion” da parte dei sindacati nei confronti dei propri iscritti.
L’associazione regionale dei costruttori edili siciliani spiega che è “diventato impossibile avere rapporti con gli uffici pubblici delle amministrazioni statali e regionali, perché i funzionari o sono in ferie o sono in smart working e non rispondono ai cellulari d’ufficio, anche per diverse ore al giorno; mancano norme organizzative e orari di disponibilità certi. Migliaia di imprese che attendono gli aiuti promessi da Stato e Regione, o che devono presentare o integrare pratiche rimaste ferme durante il ‘lockdown’ o che hanno bisogno di sbloccare pagamenti attesi anche da anni, si imbattono in porte chiuse. I centralinisti, per assurdo, provano a mettersi a disposizione, avvisano il funzionario a casa di rispondere e comunicano all’impresa ‘ora lo può chiamare’. In caso contrario, invitano a prendere un appuntamento. Di fronte a ciò ci si indigna molto più che per i deputati che percepiscono il bonus autonomi”.
La burocrazia, dunque, secondo la denuncia dell’Ance Sicilia, volta le spalle alle imprese proprio nel momento cruciale in cui le attività restano aperte ad agosto sperando di recuperare almeno una parte del fatturato eroso dalla pandemia. Da un sondaggio rapido presso le strutture Ance emerge che in varie regioni, come Veneto, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna, la funzionalità degli uffici continua ad essere garantita, quindi non si capisce perché in Sicilia ciò non sia possibile.
L’Ance Sicilia chiede “un immediato recupero di etica, responsabilità e senso del dovere, anzitutto per il rispetto dovuto a quanti hanno lavorato e sofferto senza sosta durante la fase cruciale dell’emergenza in Italia, come, ad esempio, il personale sanitario tutto, ma soprattutto perché alla burocrazia è stato assegnato il compito di fare arrivare il più velocemente possibile alle imprese gli aiuti di cui hanno bisogno per la necessaria ripresa della nostra economia”.
Molti, sbagliando, ormai pensano solo a ferie e vacanze, la gente affolla spiagge e locali notturni come se tutto andasse bene e fosse tornata la normalità. “Ci chiediamo, invece – conclude Ance Sicilia – , se e quando potrà tornare la normalità per gli imprenditori che hanno chiuso o che, avendo riaperto in sicurezza sostenendo ingenti spese, presto saranno costretti al fallimento; quando potrà tornare la normalità anche per i lavoratori che non ricevono lo stipendio da marzo e per tutti i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e che sperano nei fondi europei in arrivo per incontrare un’offerta di lavoro, magari in un cantiere che si apre. Forse non potremo arrivare alla normalità, ma con l’aiuto della macchina amministrativa sicuramente potremmo ottenere i miglioramenti consentiti dalla difficile situazione. Ma se a gestire le risorse sarà ancora una volta questa parte della burocrazia apatica, ignava, insensibile e indisponente, quanti altri anni ci vorranno perché i soldi arrivino dove sono destinati?