Stefano Zangara, 64 anni, architetto, è dirigente dell’Amministrazione regionale dal 1 giugno 1989. Si è laureato nel 1982 presso l’Ateneo di Palermo svolgendo la libera professione.
Con l’inserimento nei ruoli della Regione siciliana inizia la sua carriera presso il Genio Civile di Palermo. Nel 1999 chiede trasferimento presso l’Assessorato dei Beni Culturali dove, seguendo Sebastiano Tusa, si è occupato di ricerca, studio e valorizzazione dei beni culturali sottomarini presso il GIASS prima, allo SCRAS dopo e alla Soprintendenza del Mare. Nel 2016, a seguito di una rotazione dirigenziale, viene trasferito al Dipartimento dei Beni Culturali dove si è occupato del coordinamento e della gestione delle entrate dei siti culturali regionali. Nel 2019 è incaricato come Coordinatore dell’attività ispettiva e Vigilanza dei Parchi, dei Centri regionali e degli enti controllati dalla regione. E adesso è stato nominato Direttore di un Parco archeologico che comprende tre siti: Himera in territorio di Termini Imerese, Solunto nel comune di Bagheria e Monte Iato nell’area di S. Giuseppe Iato.
Quale è stata la tua prima riflessione quando ti è stato chiesto di fare il Direttore del Parco Archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato?
Ho accolto con entusiasmo la proposta e da subito ho iniziato ad elaborare idee e proposte che, alla luce dell’esperienza maturata negli anni e grazie ai continui e costanti contatti tenuti con i miei colleghi direttori, cercherò di rendere fattibili per migliorare la valorizzazione e alla conseguente fruizione dei siti culturali di mia competenza.
Tu hai fatto parte della Soprintendenza del Mare con Sebastiano Tusa. Cosa pensi di portare di quella esperienza nella direzione del Parco?
Sicuramente una “visionaria” e positiva energia. Sebastiano è stato un grande maestro di vita e di professione. Da lui ho ereditato una certa lettura intelligente della realtà e la visione di come devono essere le cose ancora non fatte: in questo mi aiuta molto anche la mia formazione tecnica, noi architetti dobbiamo vedere prima degli altri ciò che progettiamo nella nostra mente.
Stefano Zangara è appunto un architetto ed è stato chiamato alla guida di un Parco archeologico. Come sai sono in molti a contestare queste scelte, e avrebbero preferito che come Direttore fosse nominato un archeologo. Cosa si risponde a queste critiche?
Io le vedo come uno stimolo a fare. Nel merito posso però dire che l’idea che la guida di un Parco debba essere solamente di un archeologo è forse superata. Superata perché oggi un moderno Parco archeologico deve essere, oltre un luogo di studio e di ricerca (sicuramente di esclusiva competenza dei colleghi archeologi), un luogo vivo e attrattivo. Un posto dove la gente deve poter entrare anche per curiosità, per vivere una giornata diversa, accompagnando i propri sensi in un luogo di cultura accogliente. Un luogo dove progettare nuove tecnologie e proposte innovative (comunicazione visiva, realtà virtuale, interattività virtuale tra i siti).
Quali sono i tuoi progetti futuri in particolare per l’area archeologica di Himera?
Come ti dicevo all’inizio, ho iniziato a elaborare idee per dei progetti futuri per le aree archeologiche comprese nel Parco di Himera, Solunto e Iato, ma queste chiaramente li voglio prima confrontare con la realtà della struttura che mi appresto a guidare. Sicuramente porterò avanti ciò che già è in cantiere però posso dire che, dato lo stato di fatto e visto che in alcuni casi ho già potuto verificare alcune criticità, ho già dato disposizioni per la redazione di piccole perizie, facilmente finanziabili, per risolvere nell’immediato queste mancanze.
Mi dicono che ami dipingere, e aggiungono (ma io questo non ho mai avuto modo di verificarlo) che sei anche bravo. Considerato che adesso vivi entrambe le esperienze, come si può far incontrare, promuovendoli e valorizzandoli nello stesso momento, l’archeologia e l’arte contemporanea?
Ritengo che archeologia e artisti contemporanei possono convivere: un esempio per tutti è stato quello che ha visto, nel 2017, alla Mostra “Da Duchamp a Cattelan” al Foro Palatino, poi riproposta nel 2019 nella Regia di Nerone a Roma. Quella mostra ha coinvolto più di cento artisti tra archeologia e arte contemporanea. Un concept che ha ben evidenziato il confronto/incontro tra i sensi (visivi, uditivi, tattili, ecc.) e la storia, fornendo un assist per altri interessanti progetti culturali. Si potrebbe proporre qualcosa di simile anche nei nostri siti, riducendo quel distacco tra arte e passato che forse ancora ci attanaglia e che non ci consente di guardare l’antico con gli occhi del presente.