La grande lirica in scena a Taormina. Uno dei protagonisti si racconta: Simone Alaimo e la sua passione per la Sicilia

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Il teatro Antico di Taormina si prepara ad accogliere “Opera made in Sicily, Gala lirico con le star siciliane della lirica”.

Il prestigioso evento si inserisce nel ricco programma del Festival Lirico dei teatri di Pietra 2020, promosso ed organizzato dal Coro Lirico Siciliano, che si svolge dall’1 al 30 agosto nei teatri di Taormina, Tindari e Siracusa.
Il Coro Lirico Siciliano, presieduto da Alberto Munafò Siragusa e diretto da Francesco Costa, è un Ente che in pochi anni si è imposto nel panorama musicale, teatrale, sinfonico e lirico nazionale ed è oggi considerato uno dei più importanti cori lirici e sinfonici d’Italia.
Il 26 agosto i grandi nomi del Belcanto siciliano si esibiranno a Taormina: Simone Alaimo, Pietro Ballo, Jessica Nuccio ed Enea Scala con la direzione di Francesco Costa e Ruben Micieli al pianoforte. La serata evento sarà un devoto omaggio alla Sicilia: la ricca scaletta delizierà il pubblico presente con arie tratte dalle più note ed amate opere di Verdi e Bellini, riservando momenti di grande lirismo ed intensità con brani scelti di operetta, canzoni italiane d’autore e celebri arie da camera. In programma arie come “Casta diva” (Norma), “Suoni la tromba” (Puritani), “Va pensiero” (Nabucco) ma anche struggenti brani della tradizione siciliana come “E vui durmiti ancora” e “Nicuzza”. 
Tra gli artisti protagonisti della serata, il basso baritono Simone Alaimo vanta una carriera eclatante. Ha cantato nei più importanti teatri del mondo ed è stato costantemente presente nei festival lirici estivi più prestigiosi d’Italia: Verona (Arena), Martina Franca (Festival della Valle d’Itria) e soprattutto Pesaro, dove si è consacrato tra i massimi interpreti rossiniani. Ha in repertorio circa 90 opere che lo hanno visto spaziare dal barocco all’ottocento italiano, dal verismo al contemporaneo.
Il maestro ci ha concesso un’intervista in esclusiva nella quale mette a nudo l’emozione del debutto al teatro Antico di Taormina e parla dei suoi progetti in cantiere.
Maestro Alaimo, nella sua lunga carriera lei si è esibito nei più prestigiosi teatri del mondo. Adesso è arrivato il ‘debutto’ al Teatro Antico di Taormina: cosa prova? Quali sono i suoi sentimenti?
Al teatro Antico di Taormina avevo già fatto una regia del ‘Don Giovanni’, un’esperienza senz’altro gratificante sul piano professionale. Adesso dopo ben 44 anni di carriera, dopo essermi esibito in tutti i maggiori teatri del mondo e in Sicilia, mi è stata data l’opportunità di calcare anche questo prestigioso teatro. Posso dire che mi mancava e ho accettato con emozione e grande piacere anche perchè duetterò con la mia allieva Jessica Nuccio. Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo di siciliani e di ‘debuttare’ dopo tantissimi anni di carriera anche in questo teatro.
Il Belcanto in Sicilia ha una lunga e solida tradizione. In che modo un artista del suo calibro può continuare a tenere viva l’attenzione su questa forma d’arte? In che misura i giovani continuano ad essere attratti dal canto lirico?
La Sicilia ha formato e lanciato molti cantanti, soprattutto nel passato. Credo che negli ultimi anni ci sia stata una certa disattenzione da parte delle scuole e dei conservatori che troppo spesso non sono meritocratici. I due grandi teatri siciliani ovvero il teatro Massimo di Palermo ed il teatro Bellini di Catania non sembrano oggi in grado di dare risalto ai ragazzi siciliani. Da molti anni l’Accademia “Simone Alaimo”, fondata e guidata da Vittoria Mazzoni e dal sottoscritto, cerca di valorizzare i giovani talenti locali e molti sono gli artisti che si stanno facendo strada nel mondo della lirica internazionale. Tra i miei allievi mi piace ricordare Nicola Alaimo, Jessica Nuccio, Francesco Vultaggio, Adriana Di Paola, Angelo Villari; questo mi rende felice e mi fa credere ancora nel potenziale di questa nostra Terra che ha nelle sue grandi tradizioni proprio il Belcanto di Bellini e Scarlatti.
Può darci qualche anticipazione sui suoi progetti futuri?
I miei progetti futuri sono sopratutto legati all’insegnamento: l’Accademia assorbe quasi tutto il mio tempo e mi dedico a far crescere professionalmente ed umanamente i miei allievi. In questo momento ci sono allievi davvero giovanissimi dotati di grande talento; il mio sogno è quello di condurli per mano verso una carriera gratificante. Altro importante progetto che coltivo ormai da 10 anni è il festival di Linguaglossa. Quest’anno non è stato possibile organizzare per logiche questioni legate alla pandemia in atto ma l’anno prossimo riprenderemo alla grande con due opere molto amate dal pubblico, Cavalleria Rusticana e Barbiere di Siviglia. Io mi dedicherò alla regia e nel Barbiere mi ritaglierò il ruolo che ho interpretato in tutto il mondo, ovvero Don Basilio. Non nego che tra i miei progetti c’è ancora la volontà di creare qualcosa a Villabate, mio paese natio. Vedremo…
Lei ha scelto di tornare a vivere stabilmente in Sicilia, dimostrando con ciò il grande amore per questa nostra Terra: cosa si sentirebbe di consigliare ad un giovane che oggi vorrebbe intraprendere la difficile carriera di cantante lirico?
Si, ho scelto di stabilirmi in Sicilia a Villabate anche se faccio continuamente la spola tra la Sicilia, Benevento e Roma, dove vive la mia famiglia. Ai giovani mi sento di dare un consiglio; credete sempre nel vostro talento e abbiate sempre a mente che occorre grande sacrificio e grande studio. Per quanto mi riguarda, serbo ancora nel cuore l’insegnamento del mio maestro Rodolfo Celletti il quale indicava le quattro regole d’oro o, come le chiamava lui, il ‘Poker d’assi’, le quattro carte che è indispensabile avere in mano per giocarsi bene una carriera: la gestione della propria vita e della propria carriera; la musicalità; la teatralità; la voce. Ecco, in tanti pensano che basti avere una bella voce per fare automaticamente carriera ma non è così. Nel campo della lirica lo studio è indispensabile e deve essere continuo. Quando si apre il sipario non puoi fingere o tentare un bluff; il pubblico non perdona.
Anna Maria Alaimo