Termini Imerese, si costituisce il Comitato per il NO al Referendum Costituzionale del 20 e 21 settembre

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Si costituisce a Termini Imerese il Comitato per il NO al Referendum Costituzionale del 20 e 21 settembre 2020. Con una lettera firmata da quindici cittadini di svariate professioni e di diverse sensibilità culturali e politiche,

si invitano i cittadini ad una prima riunione sabato 5 settembre 2020 alle ore 18,00 presso ‘A Cuccagna in Via Enrico Iannelli (ingresso Villa Palmeri) a Termini Imerese.
Nel documento firmato da Lina Arrigo, Salvatore Arrigo, Francesco Calvagna, Nino Cirà, Fausto Clemente, Elisabetta Fasola, Nino Ferrara, Giovanni Iannuzzo, Fabio Lo Bono, Alfonso Lo Cascio, Caterina Mastrosimone, Gina Morreale, Mariella Morreale, Angelo Scarpaci, Lillo Scibetta, i promotori ritengono che “l’appuntamento referendario del 20 e 21 settembre prossimi sulla riduzione del numero dei parlamentari è l’ultima possibilità di arginare la deriva anticostituzionale e antidemocratica alimentata nel nostro Paese dai populismi di vario colore e dagli opportunismi politici delle alleanze tra i partiti. A scardinare gli equilibri tra gli istituti della democrazia pur di assecondare gli umori antiparlamentari  e il risentimento contro la “casta” sparsi ad arte da chi da decenni insegue una svolta autoritaria nella vita del nostro Paese: del resto solo i regimi autoritari hanno sempre cercato di depotenziare i Parlamenti”.
I promotori poi affrontano l’inconsistenza delle ragioni che hanno portato al varo della legge di riforma, riassumibili nel risparmio che la riduzione consentirebbe all’erario e nella maggiore efficienza delle due Camere. Delle affermazioni che appaiono immediatamente false.
Scrivono: “Il risparmio è irrilevante (rispetto alla spesa della Pubblica amministrazione appena lo 0,007 %) e, se proprio si vuole risparmiare, basta dimezzare le retribuzioni dei parlamentari e intervenire sui loro tanto esecrati privilegi, di cui invece non si sente più parlare, soprattutto da chi ha voluto la riforma.
Sostenere che l’efficienza si aumenta diminuendo il numero di chi ha il compito di provvedere alle leggi è per lo meno una trovata singolare. Le commissioni camerali rimarranno le stesse, ma saranno composte da un numero minore di membri e quindi procederanno con maggiore lentezza e con crescenti difficoltà.
Nel caso di vittoria dei proponenti, assisteremmo alla riduzione drastica dei rappresentanti delle varie regioni, alla Sicilia verrebbero tagliati più di 1/3 dei rappresentanti. Inoltre Il combinato con la legge elettorale (il cosiddetto Rosatellum) fa sì che nelle regioni più piccole sarebbero eletti solo i rappresentanti del primo partito: altro che maggiore democrazia!
Il taglio dei parlamentari riduce nei fatti la rappresentanza e si sarà costretti ad allargare a dismisura i collegi elettorali riducendo il pluralismo e, a causa dei territori più vasti, aumenteranno i costi delle campagne elettorali e soltanto chi potrà sostenerli sarà più facilmente eletto: nei fatti una democrazia plutocratica.
I firmatari della lettera sono perciò decisi ad opporre alle pseudo ragioni della riforma la consapevolezza delle conseguenze rovinose della vittoria del SI  del 20 e 21  settembre, che si possono riassumere: nell’indebolimento della rappresentanza, che costituisce il cardine della democrazia e del sistema politico fondato sulla Costituzione Repubblicana; nella maggiore facilità con cui i parlamentari possono essere portavoce di interessi e poteri  di parte ed esecutori passivi delle direttive di partito; nella conseguente riduzione del Parlamento, almeno su alcune materie e su alcuni provvedimenti,  a organo di ratifica dei provvedimenti del governo in carica; nell’alterazione degli equilibri istituzionali, su cui si fonda qualunque sistema democratico.
In definitiva una legge totalmente inutile, la cui volontà si deve al populismo e all’antiparlamentarismo dei 5Stelle e della destra sovranista. Lo stesso Pd aveva votato contro per ben tre volte salvo poi approvare vergognosamente il testo nella votazione definitiva perché nel frattempo era arrivato l’accordo di governo con il M5S che prevedeva una serie di riforme contestuali che chiaramente non sono mai arrivate.
“Abbiamo bisogno – conclude il documento – di essere meglio rappresentati, non meno rappresentati. Vogliamo che le istituzioni della Repubblica vengano migliorate attraverso la trasparenza delle procedure, l’efficienza delle soluzioni, la giustizia delle leggi, la competenza e la correttezza istituzionale di chi ci rappresenta. Come suggerisce il più elementare buon senso, nessuno di questi risultati è una diretta conseguenza della riduzione del numero dei parlamentari”.

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