Il “Seppellimento di Santa Lucia” lascia Siracusa: una sconfitta per la comunità locale

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Si respira un’aria di sbigottita tristezza, stamane a Siracusa: l’opera simbolo della città aretusea, il Seppellimento di Santa Lucia, è in partenza per Roma.

All’uscita della chiesa di Santa Lucia alla Badia, in piazza Duomo, una pedana lignea per facilitare il trasporto della preziosa tela del Caravaggio fa bella mostra di sé. L’opera verrà sottoposta ad una serie di analisi all’Istituto Centrale del restauro e, presumibilmente, da Roma giungerà alla mostra allestita da Vittorio Sgarbi al Mart di Rovereto. Le infuocate polemiche dei mesi scorsi, da noi puntualmente riportate, non sono bastate ad impedire l’operazione. Non sono bastate le petizioni, gli appelli, le manifestazioni di piazza per far desistere il direttore del Mart dall’idea del prestito.
Un’opera preziosa e fragile, altamente simbolica e amatissima dalla comunità locale, subisce lo sfregio estremo di essere imballata, trasportata, esposta come un trofeo. Un’opera che il professore Paolo Giansiracusa, strenuo difensore dell’inamovibilità assoluta del Seppellimento di Santa Lucia, appena pochi giorni fa aveva definito una vera e propria “icona”, oggetto di devozione e fede. Si era spinto oltre, il professore, e proprio a noi aveva proclamato il suo amore per l’opera: “Il  Seppellimento di Santa Lucia sostituisce le spoglie che la città, nonostante le varie richieste, non ha mai avuto. Quella tela non è solo un’opera d’arte ma una sindone, una reliquia e non può essere portata  allegramente, come purtroppo è accaduto finora, per mostre e fiere”. E ancora, Giansiracusa  aveva dichiarato: “ Le analisi di cui ha scritto l’Istituto Centrale per il Restauro possono e devono essere fatte a Siracusa. Se servono risorse per noleggiare la strumentazione la città sa farsi avanti e affrontare quanto necessario”.
https://www.esperonews.it/2020090412480/categoria-g-z/sicilia/il-seppellimento-di-santa-lucia-manifestazione-a-siracusa-per-impedire-la-partenza-dell-opera-caravaggesca.html
Proprio Paolo Giansiracusa stamattina ha comunicato sui social parole di profonda amarezza: “Fu così che andò via. Sta partendo. Intorno all’anno mille portarono via le spoglie. Oggi è la volta dell’icona del Caravaggio”. E poche ore dopo, ancora sul profilo facebook del professore campeggiava un post molto esplicito: “Giorno di lutto per la Sicilia. Il Caravaggio parte stamattina. Siamo in democrazia?”.
Ce lo chiediamo anche noi; ma ci chiediamo anche quale sia il vero ruolo giocato dalla politica siciliana in questa paradossale vicenda. Ci chiediamo anche se questa sia la maniera corretta di far circolare l’arte e se non si tratti piuttosto di una volgare “prova di forza”, un comportamento scorretto, muscolare, di chi è abituato a prendere e pretendere, indipendentemente dalla volontà altrui. La Sicilia non ha certo dimenticato la cupidigia di tanti predatori, a cominciare dal tristemente noto governatore Gaio Verre. Il Caravaggio siracusano è violentemente strappato al suo luogo naturale per la conclamata bramosia del direttore del Mart che organizza l’ennesima, chiacchierata mostra. Evidentemente, la mostra di Sgarbi, senza la nostra opera siracusana, rischiava di essere squallida: sarebbe bastato chiedere con più grazia. Ma il mai garbato Sgarbi non conosce le maniere aggraziate. E chissà, forse grazie al clamore mediatico suscitato, questa alla fine sarà una bellissima mostra anche se a noi, in questo momento in particolare, viene in mente l’arguzia e la finezza intellettuale di Alberto Arbasino che acutamente dichiarava: “ Il sonno della ragione genera mostre, di preferenza brutte”.
Anna Maria Alaimo

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  1. Il Quadro deve rimanere dov’è. I consiglieri regionali siciliani rinuncino ai lauti compensi che percepiscono e li destinino a mettere in sicurezza l’opera d’arte e la chiesa che la custodisce.

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