La Grotta Navarra venne scoperta da Saverio Ciofalo, uno straordinario erudito termitano, che ne da notizia nel 1872 nell’Annuario della Società dei Naturalisti di Monza, con una comunicazione dal titolo “Notizie sopra alcuni avanzi preistorici rinvenuti nei dintorni di Termini Imerese in Sicilia”.
“Nel mese di ottobre ultimo – scrive il Ciofalo – alle falde del nostro monte Euraco o S. Calogero, alla distanza di due chilometri dal mare, ebbi l’occasione di potere osservare due grotte. Una a poca profondità dal suolo, ha la forma quasi rotonda. L’altro scompartimento è più profondo e vi si scende per gradini praticati sulla stessa roccia. In fondo poi si propagano parecchie propaggini, che si addentrano in varie direzioni, le quali sempre più restringendosi diventano impraticabili. In una non trovai indizio alcuno di antica abitazione; nell’altra che è molto più grande vi rinvenni buona messe di selci, alcuni frammenti di stoviglie, ed un pezzettino di osso incrostato in una delle pareti della grotta. Tali avanzi mi fan dire con certezza essere stata questa grotta abitata nei tempi preistorici.
Della grotta, a cui Ciofalo non dà un nome, non si ha più nessuna notizia, fino al 1991 quando, guidato da Agostino Navarra, indimenticabile appassionato delle antichità termitane, la grotta viene visitata dallo studioso di preistoria Giovanni Mannino che ne effettua il rilievo e pubblica i risultati dell’esplorazioni sulla rivista Espero.
Ecco come la descrive: “Varcato l’ingresso, curvi per l’altezza modesta, si perviene in un ambiente della forma di un fagiolo, di circa m 5×2. A sinistra, più su di qualche metro, vi è la finestra che dà luce al primo ambiente e al successivo che le sta di fronte, di ampiezza notevolmente maggiore, situato in parte ad una quota inferiore. Il primo ambiente, nella volta, presenta tracce di una circolazione idrica a pressione che vi ha scavato una bella marmitta inversa, e ha il piano di calpestio di terriccio piuttosto sciolto. Il secondo ambiente si raggiunge discendendo una paretina di circa 4 m agevolati da intagli praticati nella roccia; è impostato su una frattura percorribile per m 19, con minuscole ed impraticabili appendici. La volta è “scolpita” dall’erosione idrica a pressione che vi ha modellato diverse marmitte. Il piano di calpestio è costituito da un terriccio piuttosto sciolto con pietre e pietrisco caduti dalle pareti”.
Da quel momento più nessuna notizia, la grotta cade nuovamente nell’oblio.
Da circa un anno nell’ambito di uno studio sugli insediamenti preistorici nel territorio termitano, BCsicilia ne aveva cercato l’ubicazione. Ma complice la difficoltà di un terreno incolto, insieme ad una enorme macchia di rovi che copriva quasi interamente la parete rocciosa e ne mimetizzava totalmente l’ingresso, l’individuazione si rivelò molto più complessa del previsto. I membri dell’Associazione hanno dovuto far ricorso anche un drone per avere la certezza dell’esistenza della grotta proprio in quel luogo.
Dopo un non facile lavoro di pulitura, grazie all’aiuto dei volontari Giovanni Azzara e Gioacchino Muscarella, è stato possibile aprire un passaggio per raggiungere l’ingresso della grotta. La caverna rispetta pienamente la descrizione che ne avevano fatto prima il Ciofalo e poi il Mannino (nelle foto).
Tra breve BCsicilia, concluso il lavoro di sistemazione di un viottolo per arrivare agevolmente nel sito, pensa di organizzare delle visite guidate per permettere di conoscere uno dei luoghi della preistoria di Termini Imerese.
Per Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia: “la Grotta Navarra fa parte di quel sistema di insediamenti preistorici che punteggiano il territorio imerese e dimostrano la significativa presenza di comunità di cacciatori e raccoglitori. E Termini Imerese fin degli albori delle ricerche paletnologiche ha partecipato con i suoi studiosi alla scoperta della preistoria della Sicilia, grazie soprattutto all’impegno del sacerdote Carmelo Palumbo e del geologo Saverio Ciofalo. Dall’epoca della prima scoperta, datata 1871, quasi 150 anni di ininterrotta ricerca hanno portato nel territorio i più famosi paletnologi del mondo. Per questo motivo riteniamo che Termini Imerese meriti, e su questo stiamo lavorando come Associazione, un autonomo Istituto di Preistoria e Protostoria, che sia soprattutto a disposizione dei giovani studiosi che continueranno a ricercare la prima presenza umana nelle contrade dell’Isola”.
Complimenti ai soci di BCsicilia che producono azioni concrete.
Come dire, “fatti non parole”.
Una cinquantina di anni fa sul quel territorio ci lavorai per la tesi di laurea in geologia ed essendo che gli aspetti speleologici non mi interessavano mi limitai solo a rilevare le forme carsiche epigee che a Poggio Balate sono da manuale/testo di geomorfologia carsica, inclusa anche la marmitta di erosione da scorrimento turbolento che sta proprio sotto il l’acquedotto di Scillato che scavalca il Vallone della Pernice. Della grotta o ingrottamento perciò non ero a conoscenza. Tuttavia a distanza di tanti anni ne sono interessato di saperne di più, in particolare la locazione puntuale, o quanto meno la distanza dall’acquedotto sul fondo del vallone.
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