Si è svolta a Trabia, nella Parrocchia di Santa Petronilla, una conferenza sul tema “la Sindone, indagine su un mistero tra scienza, fede e storia”. Una presentazione scientifica del sacro telo con l’esposizione finale di una riproduzione a grandezza naturale.
A parlare la sindonologa Emanuela Marinelli, tra maggiori esperti dell’argomento. L’abbiamo intervistata.
Come nasce in lei questa passione per la Sacra Sindone?
Fu la ricerca sul polline ad attirare la mia attenzione, perché sono laureata in Scienze Naturali e Geologiche. Nel 1977 venni a sapere delle analisi condotte su materiale prelevato dalla Sindone da Max Frei Sulzer, uno scienziato svizzero, criminologo di fama internazionale ed esperto in microtracce. Le specie polliniche identificate sulla Sindone da Frei sono cinquantotto; di esse, solo diciassette crescono in Francia o in Italia, mentre è veramente sorprendente l’abbondanza di quelle che non esistono in Europa, ma crescono in Medio Oriente. Molte sono tipiche e frequenti a Gerusalemme e dintorni.
Da insegnante di scienze ad apostola della Sindone: come si congiungono scienza e fede davanti al Mistero?
Le ricerche più interessanti sono quelle scientifiche, che hanno provato come la Sindone abbia avvolto davvero un cadavere. I tentativi di dimostrare che si tratti di un’opera artistica sono tutti falliti. Il confronto fra le torture subite dall’Uomo della Sindone e il racconto dei Vangeli dimostra che si tratta di Gesù.
Un credente trova nella Sindone una conferma per la sua fede, ma non ritiene autentica la Sindone per fede. Questo è un punto dove spesso viene fatta confusione. Bisogna chiarire che la fede non c’entra nulla con l’autenticità della Sindone, perché Gesù Cristo è esistito come personaggio storico e la conservazione del suo lenzuolo funebre viene ammessa anche da scienziati non credenti. L’autenticità della Sindone non è un tema di fede, è un tema di scienza. Una volta appurata l’autenticità della Sindone per motivi scientifici, il credente trova in essa motivi di conferma e di meditazione per la sua fede. Guardare la Sindone è come leggere il Quinto Vangelo.
Cosa intende quando dice che guardare la Sindone è come leggere il Quinto Vangelo?
Il giornalista Orazio Petrosillo disse che la Sindone è la “fotonotizia dal Calvario”. In effetti sul Sacro Lino si vedono i rivoli di sangue dell’Uomo della Sindone e attraverso la loro osservazione si può compiere una autopsia virtuale del suo cadavere e constatare come le sue ferite ci narrino cosa gli è accaduto nelle sue ultime ore di vita. La sequenza delle torture subite fa ripercorrere, come in una Via Crucis, i momenti della sua sofferenza e tutto coincide con quanto descritto nei Vangeli. Ecco allora che la reliquia stessa diventa come un quinto Vangelo che descrive fedelmente tutti i momenti della Passione di Cristo.
Quali sono state le principali rappresentazioni del Volto di Cristo nella storia?
Fino al IV secolo si impongono rappresentazioni simboliche di Cristo (agnello, pane, pesce) unitamente all’utilizzo di sembianze derivate da altre religioni: Cristo sole, Pastore, Orfeo, Ercole, Taumaturgo, Maestro, Filosofo. In molti casi viene utilizzata la rappresentazione del Cristo giovane e imberbe al fine di sottolineare la sua natura divina.
Dopo la libertà di culto concessa da Costantino al cristianesimo e sancita dal cosiddetto Editto di Milano del 313, inizia a diffondersi una diversa immagine del volto di Gesù, caratterizzato dalla barba non troppo lunga, dai baffi, dall’aspetto maestoso, dai capelli lunghi che cadono sulle spalle e talvolta mostrano una riga centrale che li divide. È evidente lo stretto rapporto esistente fra la Sindone e le raffigurazioni del Volto di Cristo dal IV secolo in poi.
La somiglianza non può essere attribuita a un puro caso, ma sembra essere proprio il risultato di una correlazione, mediata o immediata, di un’immagine dall’altra e di tutte da una fonte comune: la Sindone.
Perché secondo lei, ci sono ancora tanti punti controversi sulla veridicità del Sacro telo?
C’è chi nega l’autenticità della Sindone per ignoranza, chi per pregiudizio, chi per suoi interessi. Le ricerche scientifiche condotte sulla Sindone sono già più che sufficienti per garantirne l’originalità, ma questo a qualcuno non piace. È la stessa situazione della storicità dei Vangeli, già ampiamente dimostrata ma da qualcuno ostinatamente negata: è chiaro che Gesù dà fastidio, oggi come 2000 anni fa, a chi non condivide le sue parole perché per accettarle dovrebbe radicalmente cambiare vita.
I test sul carbonio 14 fatti nel 1988 hanno liquidato la Sindone come telo d’epoca medievale, dunque come un falso clamoroso. Si è trattato di una falsificazione voluta del dato originale? Se sì, perché?
Un importante articolo, che ho scritto insieme al ricercatore Tristan Casabianca, al Dott. Giuseppe Pernagallo, data analyst, e al Prof. Benedetto Torrisi, docente di statistica all’Università di Catania, apparso l’anno scorso su Archaeometry, esamina dal punto di vista statistico i dati grezzi dell’analisi radiocabonica del 1988, ovvero i dati derivati dalle singole misurazioni. I laboratori non hanno accettato, per quasi trent’anni, di rendere noti questi dati grezzi. Solo nel 2017 li hanno concessi a Casabianca, che ha intrapreso un’azione legale per ottenerli.
L’analisi statistica dimostra che i campioni non erano omogenei, dunque non potevano ritenersi rappresentativi dell’intero lenzuolo. L’esito di quel test, perciò, non permette di ritenere la Sindone medievale, come fu affermato nel 1988.
Gli esperti di statistica del British Museum che hanno lavorato sui dati devono essersi accorti che c’era qualcosa che non andava. Decisero di pubblicare lo stesso i dati elaborati, sperando che nessuno richiedesse i dati grezzi e si accorgesse delle incongruenze. Però è stato ingenuo pensare che la verità non sarebbe mai emersa!
Qual è secondo lei il valore storico, teologico, spirituale e scientifico della Sacra Sindone?
Distinguerei il valore storico e scientifico da quello teologico e spirituale.
Il valore storico e scientifico riguarda tutti, anche i non credenti. La Sindone è un oggetto unico, non esistono altri lenzuoli funebri con impressa l’immagine del defunto, un’immagine tuttora inspiegabile. Avrebbe un grande valore storico e scientifico anche se fosse del Medio Evo, ma il suo valore è ancora più grande per la sua antichità. Studiando la Sindone abbiamo notizie davvero interessanti su un telo di duemila anni fa, sulla sua manifattura pregiata, sulle microtracce in esso contenute, sulla crocifissione romana
Il valore teologico e spirituale interessa invece solo i credenti, che attraverso la Sindone possono meditare sulla passione di Cristo, ripercorrendo tutti i momenti dolorosi delle sue sofferenze. Possono però anche gioire della sua risurrezione, perché “la nostra risurrezione è strettamente legata alla risurrezione di Gesù; il fatto che Egli è risorto è la prova che esiste la risurrezione dei morti. Lui è risorto, e perché Lui è risorto anche noi risusciteremo” (Papa Francesco, udienza generale, 4 dicembre 2013).
Che cos’è la Sindone per lei e cosa rappresenta per la sua vita?
La Sindone è innanzitutto un mistero affascinante dal punto di vista scientifico e già per questo vale la pena di studiarla. L’identificazione dell’Uomo della Sindone con Gesù la rende però molto più importante, perché è una reliquia straordinaria, che tutti dovrebbero conoscere e sulla quale riflettere. Per questo ho ritenuto giusto scrivere libri e articoli, fare conferenze e trasmissioni radiofoniche e televisive, aprire un sito internet e un gruppo su facebook… Faccio tutto quello che è possibile per diffondere questa bella notizia: abbiamo ancora oggi il lenzuolo funebre di Cristo, intriso del suo sangue e impresso dalla sua immagine, che ci testimonia la sua risurrezione. Non si può rimanere indifferenti davanti a questo dono del Signore.
Durante le sue numerose conferenze, ha visto frutti di conversione in chi è entrato in contatto da vicino con l’Uomo dei Dolori?
Sono stata testimone di conversioni, più d’una, e questi sono davvero miracoli che Dio compie nel cuore di chi si avvicina alla Sindone con il desiderio di capire il suo mistero. Un mistero di dolore e di luce che affascina nel suo silenzio eloquente.
Scheda sulla Sindone
La Sindone (dal greco sindon, lenzuolo) è un lungo telo di lino (442 cm per 113 cm) che ha certamente avvolto il cadavere di un uomo torturato. Un’antica tradizione la ritiene il lenzuolo funebre di Gesù Cristo. La preziosa reliquia è stata in possesso dei Savoia dal 1453 fino al 1983, quando Umberto II la donò al Papa. Dal 1578 la Sindone è conservata a Torino.
Le prime notizie storiche certe dell’esistenza di questa reliquia risalgono a metà del XIV secolo, quando Geoffroy de Charny consegnò la Sindone ai canonici di Lirey, in Francia. Sua moglie, Jeanne de Vergy, era una pronipote di Othon de la Roche, un cavaliere crociato che molto probabilmente la portò via da Costantinopoli durante il saccheggio della IV crociata (1204).
La Sindone potrebbe essere giunta a Costantinopoli il 16 agosto del 944 proveniente da Edessa (oggi Urfa, in Turchia) con il nome di Mandylion, un panno su cui si riteneva miracolosamente impressa l’immagine di Gesù. Tutte le raffigurazioni di Cristo, dal IV secolo in poi, sono ispirate alla Sindone. Un’antica tradizione attribuisce a San Giuda Taddeo Apostolo il trasporto da Gerusalemme a Edessa della stoffa con l’impronta di Cristo.
Nel 1988 la Sindone fu datata con il metodo del Carbonio 14. In base a questa analisi, risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 ed il 1390 d.C. Però le modalità dell’operazione di prelievo, la zona del campionamento e l’attendibilità del metodo per tessuti che hanno attraversato vicissitudini come quelle della Sindone sono ritenute insoddisfacenti da un numero rilevante di studiosi.
Nel 2013 tre nuove analisi, condotte presso l’Università di Padova, hanno datato la Sindone all’epoca di Cristo. Si tratta di due datazioni chimiche, basate sulla spettroscopia vibrazionale, e un metodo di datazione meccanico.
Una recente indagine statistica, basata sui dati ufficiali e sui dati grezzi della datazione del 1988, pubblicata su Archaeometry nel 2019, ha dimostrato che quei risultati non sono affidabili a causa della disomogeneità dei campioni utilizzati.
Molte altre analisi scientifiche avvalorano l’autenticità della Sindone: la grande abbondanza di pollini di provenienza mediorientale e di aloe e mirra; la manifattura rudimentale della stoffa; la presenza di aragonite simile a quella trovata nelle grotte di Gerusalemme; una cucitura laterale identica a quelle esistenti su stoffe ebraiche del primo secolo; cospicue tracce di DNA mediorientale.
Sulla Sindone è visibile l’impronta in negativo del corpo che vi fu avvolto, oltre alle macchie del suo sangue. C’è una perfetta coincidenza fra le ferite che si osservano sulla Sindone e quanto descritto dai Vangeli: flagellazione, coronazione di spine, trasporto della croce, crocifissione con chiodi, colpo di lancia al fianco, breve permanenza nel lenzuolo.
L’impronta umana, dovuta a disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, si può spiegare solo ammettendo che il corpo abbia emesso una radiazione luminosa. La Sindone ci porta dunque fin sulla soglia del mistero della Resurrezione.
Emanuela Marinelli si è laureata all’Università degli Studi La Sapienza di Roma in Scienze Naturali e Scienze Geologiche con 110 e lode. Ha conseguito il Diploma di Catechista Specializzato in catechesi della Passione presso il Vicariato di Roma e il Centro Romano di Sindonologia, dove è stata docente. Ha tenuto lezioni di Iconografia, Iconologia e Simbologia Cristiana presso l’Università LUMSA e sull’Iconografia di Cristo e la Sindone nel Diploma di Specializzazione in Studi Sindonici presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. È stata la coordinatrice del Comitato Organizzatore del Congresso Mondiale di Orvieto Sindone 2000. Ha scritto moltissimi articoli e venti libri sulla Sindone, tradotti in varie lingue. È stata fra i promotori di Collegamento pro Sindone www.sindone.info Nel 2015 a Bassano del Grappa (VI) è stata insignita della Medaglia d’Oro al merito della Cultura Cattolica. Nel 2017 le è stato conferito il premio letterario Castello di Prata Sannita ed è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra le sue opere “La Sindone, analisi di un mistero”, Sugarco (Milano) 2009; “La Sindone, testimone di una presenza” S. Paolo (Cinisello Balsamo, Milano) 2010. Con Maurizio Marinelli “Alla scoperta della Sindone” Edizioni Messaggero Padova (Padova) 2010. Con Maurizio Marinelli “La Sindone, un mistero tra storia, scienza e fede” Shalom (Camerata Picena, Ancona) 2010. Con Marco Fasol “Luce dal Sepolcro” Fede&Cultura (Verona) 2015. Con Livio Zerbini “La Sindone, storia e misteri” Odoya (Bologna) 2017. Con Marco Fasol “Gesù e la Sindone” Aracne (Roma) 2020. (a cura di) “Nuova luce sulla Sindone” Ares (Milano) 2020.
Antonino Artese