Il Seppellimento di Santa Lucia, somma opera del Caravaggio, è tornata a Siracusa dopo il discusso prestito al Mart di Rovereto. Il dipinto ha fatto il suo ingresso nel quartiere Borgata della città aretusea ed è stato trasportato nella chiesa di Santa Lucia al Sepolcro:
qui inizieranno le operazioni di installazione del sistema di antifurto e anti-intrusione, oltre alle necessarie verifiche per assicurare all’opera d’arte la corretta illuminazione e umidificazione.
Il dipinto è tornato nella chiesa per cui era stato dipinto da Caravaggio. Ad accogliere l’opera sono stati il sindaco, Francesco Italia, l’assessore alla Cultura, Fabio Granata, e una piccola folla; forze dell’ordine, cittadini e i tecnici della ditta Floridia di Grammichele preposta al posizionamento della delicata tela sull’altare maggiore della Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, nel rione della Borgata.
Vittorio Sgarbi, che aveva con forza voluto l’opera siracusana in mostra al Mart di Rovereto, non ha rinunciato alle solite, feroci polemiche. Nel salutare il dipinto in partenza per Siracusa, il critico d’arte ha dichiarato, sarcastico: «Nella bella Siracusa, che non potrà festeggiare Santa Lucia, si affacciano sulla scala gli ultimi cretini. Invece di ringraziare chi gli ha riparato il dipinto di Caravaggio e con grande puntualità lo ha riportato nella chiesa della Borgata, continuano a insultare, impotenti e imbecilli, cercando di andare su quella cronaca che li ignora. Ho provato soltanto pietà e ho voluto dar loro, falsari e bugiardi, un ultimo schiaffo. Nella notte, sotto la pioggia, ho accompagnato il dipinto del Seppellimento di Santa Lucia nel macabro rito del suo trasporto. L’ho fatto salire su un camion e l’ho visto partire. Vi mando il video e le fotografie e spero di non sentire più la voce stridula di chi per Caravaggio non ha fatto niente. La Santa a Rovereto è stata benissimo. Adesso è in pericolo». Nei giorni precedenti, Sgarbi non aveva fatto mistero delle sue intenzioni: trattenere la tela del Caravaggio al Mart. Il Fec, proprietario del bene, ha fermamente imposto il rientro della preziosa icona di fede per la data stabilita, ovvero entro il 13 dicembre.
Sulla vicenda è intervenuto il parlamentare nazionale del M5S, Paolo Ficara, autore di una interpellanza al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese ed al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. “Non tutti i passaggi dell’iter di autorizzazione del prestito del Caravaggio di Siracusa, del successivo restauro e della realizzazione della copia fedele sono chiari. Ringrazio il ministro dell’Interno per la nota con cui ha richiamato il Mart di Rovereto a predisporre tempestivamente il rientro a Siracusa dell’opera, come da accordi. Rimangono però degli aspetti da chiarire, come ho già evidenziato nei mesi scorsi. Non è ululando alla luna che si può pensare di ottenere risultati, lasciandosi trascinare in polemiche di bassa lega che distraggono dai reali punti di una vicenda che ho seguito con attenzione e in continuo contatto con il Fec, il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Siracusa”.
Paolo Giansiracusa, docente e storico dell’arte che si è strenuamente battuto per impedire il trasferimento dell’opera al Mart, così ha commentato in un lungo, appassionato post su Facebook: “Il Seppellimento di Santa Lucia nel suo luogo deputato. Nel mese di Dicembre del 1608, quattrocentododici anni fa, come in questo periodo, Michelangelo da Caravaggio consegnava al Senato Cittadino il dipinto che, grazie alla missione di Vincenzo Mirabella, gli era stato commissionato circa due mesi prima. L’opera fu fortemente voluta dal massimo consesso civico e, alfine di onorare il luogo della sepoltura di Santa Lucia, fu sistemata sull’altare principale della Basilica adiacente al Sepolcro. Il luogo chiesastico si configurava allora come Cappella Regia direttamente gestita dall’Amministrazione Civica. Solo nel 1618, d’intesa col Vescovo Giovanni Torres, per le funzioni religiose, si affidò la chiesa ai PP. Riformati guidati dal Venerabile Frate Innocenzo da Chiusa. Tale passaggio legale fu trascurato dalle Leggi di Soppressione degli Ordini Religiosi (1866-67) che, con fare garibaldino, sequestrarono ogni cosa. Il Caravaggio aveva dipinto gli oltre 12 metri quadrati di tela nella stessa chiesa, accanto all’altare, per ambientarla in armonia con la luce e in sintonia alle ragioni della fede. Creò la nostra sindone, con la sua impronta drammatica e l’ultima immagine terrena di Lucia, nell’attesa che la Città potesse riavere le spoglie dalla Repubblica di Venezia. Dopo varie vicissitudini e dopo le collocazioni provvisorie, nella Galleria di Palazzo Bellomo e nel vano presbiterale della Badia, la nostra maggiore icona, opera di fede prima ancora che d’arte, ritorna nel suo luogo deputato, accanto alla colonna del martirio, a pochi metri dal sepolcro, in quella stessa luce autunnale che tanto aveva ispirato il Merisi. Adesso l’attendono un decreto di inamovibilità ministeriale e la musealizzazione a cura del Comune (erede della committenza) e della Diocesi”.
Anna Maria Alaimo