Geraci Siculo, continua lo scontro sui giovani migranti: Coop. Sant’Antonio replica alle affermazioni del Sindaco

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Continua lo scontro tra il Sindaco di Geraci Siculo Luigi Iuppa sulla questione dei giovani migranti ospitati nella comunità madonita. Nell’ultimo Consiglio comunale dell’anno, il primo cittadino ha replicato alla nota della Coop. Sant’Antonio.

Ma ciò non è stato condiviso da quest’ultima che si è sentita in “dovere” di “condividere alcune riflessioni e fare alcune precisazioni”. Ecco di seguito la nota integrale.

La replica a quanto espresso dal Sindaco Luigi Iuppa, durante il Consiglio comunale del 30.11.2020, è stata unadecisione quanto mai travagliata che ci ha condotto alla consapevolezza di essere in dovere di condividere alcune riflessioni e fare alcune precisazioni.
Di seguito si cercherà di fornire un quadro più dettagliato sui diversi argomenti trattati in sede di Consiglio comunale, presupposto che ha determinato la lunghezza dello scritto per la quale ci scusiamo in anticipo, ma che, tuttavia, è da ritenersi necessaria per la complessità degli argomenti trattati e per fornire il quadro del contesto sociopolitico in cui si è sviluppata la vicenda dei neomaggiorenni in prosieguo amministrativo.
Iniziando col dire che, se l’intenzione del Sindaco era quella di voler informare la cittadinanza su ciò che sta realmente accadendo in materia di accoglienza, esibirsi per 40 minuti in uno sproloquio di ridondante ipocrisia, ad altissimo livello, probabilmente non è la modalità da ritenersi più opportuna “nel rispetto della migliore intelligenza del consiglio comunale e della cittadinanza”.La modalità comunicativa scelta è sembrata, piuttosto, una nuova occasione per tentare di denigrare,pubblicamente, l’operato della Cooperativa Sant’Antonio che, da anni, è oggetto di calunnie gratuite che non hanno mai trovato alcun riscontro nella realtà,una pratica in cui l’amministrazione si impegna vanamente da anni con un apprezzabile tenacia che,però, avrebbe fatto meglio ad indirizzare su questioni di più utile interesse pubblico e sociale.
L’ articolo della Cooperativa, oggetto della precedente replica, è stato definito dal Sindaco “pieno di inesattezze”, ritenendo che le sue parole siano state “travisate completamente, mettendo(gli) in bocca cose che non risultano in nessuna parte del verbale”.
Il video del Consiglio comunale del 26.11.2020 è disponibile ed accessibile sulla pagina Facebook del Comune di Geraci Siculo e chiunque voglia, al minuto 1:16, può avere modo di riascoltare il Sindaco dire che “altre spese straordinarie hanno determinato la necessità di rinunciare anche ad altre spese di programmazione e ad altre attività che si sarebbero potute programmare liberamente perché in maniera consistente hanno impegnato il bilancio comunale e mi riferisco soprattutto alle somme che abbiamo destinato per i prosiegui amministrativi dei ragazzi immigrati ospiti presso una locale comunità” lo ha detto in Consiglio comunale e ribadito anche in altri contesti, attribuendo a queste  somme,in maniera del tutto inappropriata, la causa per la mancata realizzazione di azioni che, per altro, avrebbe potuto compiere da anni;
Nel suo intervento, il Dott. Iuppa,ci ha offerto una preziosa opportunità di riflessione: “penso che tutti, per non offenderci e per non offendere le nostre intelligenze, dobbiamo avere la distinzione terminologica e lessicale tra quello che è accoglienza ed integrazione e quello che è business, sono due cose diverse e ognuno l’accoglienza e l’integrazione la fa come la sa fare, come ha gli stimoli della propria coscienza, le altre cose sono attività economiche”.
Un’affermazione che non ci lascia indifferenti e davanti alla quale non possiamo esimerci dal domandare, al Sindaco e all’Assistente Sociale, di rappresentarci “come la sa fare” l’accoglienza e l’integrazione questo Comune?
Quali iniziative per la promozione dell’integrazione sociale, la formazione e l’inclusione lavorativa sono state portate avanti in favore degli stranieri residenti/domiciliati a Geraci Siculo?
Quali programmi sono stati previsti per la promozione dell’intercultura?
Quali servizi vengono offerti agli stranieri presenti sul territorio?
Quali attività di sensibilizzazione e informazione sono state promosse sui temi dell’accoglienza e delle migrazioni?
“La conoscenza si rivela solo per mezzo dell’umiltà, poiché essa è composta di innumerevoli espressioni, le quali per essere compenetrate vanno accettate e rispettate in quanto tali”ed è alla luce di questa citazione che chiediamo al Sindaco Iuppa di arricchire la nostra conoscenza volendoci spigare il significato dei termini “accoglienza” e “integrazione” secondo la sua personale interpretazione e di rendere noti, a tutti , di quali sono statigli stimoli della sua coscienza quando nel 2015, rivestendo la carica di vice-sindaco, non ha mosso un dito quando, l’allora sindaco Dott. B. Vienna,cacciava fuori dall’Istituto scolastico, 45 minori stranieri con i loro insegnanti mentre svolgevano le lezioni di alfabetizzazione per l’apprendimento della lingua italiana, anni in cui veniva fomentatala paura dello “straniero malato” che avrebbe reso necessarie attività di disinfezione degli ambienti scolastici?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza quando per tutti questi anni, ripetutamente,ha negato al CPIA Palermo 2 la disponibilità di un ambiente comunale ove svolgere le attività di alfabetizzazione per gli stranieri, facendo di Geraci l’unico paese delle Madonie che ha rifiutato la convenzione?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza che lo inducevano al silenzio quando è stata avanzata la proposta di formare classi “ghetto” nella scuola media di Geraci,composte da soli minori stranieri che, a detta di alcuni,avrebbero ostacolato l’apprendimento dei coetanei autoctoni e rappresentato un rischio per la loro sicurezza?Dove erano i suoi principi di inclusione sociale, accoglienza ed integrazione allora?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza quando il caso di un alunno straniero affetto da TBC è stato strumentalizzato per beceri fini politicied utilizzato per diffondere, tra la popolazione, l’infondato allarmismo del rischio di una pandemia?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza che non ha preso le distanze tutte le volte che i minori stranieri sono stati pubblicamente accusati, dai suoi sostenitori, di episodi di vandalismo e fatti di cronaca di cui, certamente, non erano stati gli autori?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza quando ha negato il conferimento della cittadinanza onoraria alla senatrice Segre, simbolo della lotta alla discriminazione e al razzismo?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza quando un giovane straniero è stato escluso dalla graduatoria del Servizio Civico senza nessuna valida motivazione, lo stesso giovane che,ha dovuto presentare un ricorso, per essere riconosciuto primo in graduatoria tra gli aventi diritto?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza quando ha negato, per mesi, il rilascio delle carte di identità agli stranieri richiedenti asilo, perdendo un ricorso dietro l’altro, sprecando soldi pubblici per negare quello che, di fatto, rappresentava un diritto?
Quali erano gli stimoli della sua coscienza che non gli hanno permesso di contribuire a nessuna delle iniziative di solidarietà promosse o che hanno coinvolto i minori stranieri ospiti della Cooperativa Sant’Antonio?
Quali sono stati gli stimoli della sua coscienza che non gli hanno permesso di rivolgere nessun pensiero di riconoscimento ai giovani stranieri di “Casa San Pietro”che, durante i mesi di lockdown, hanno voluto realizzare e distribuire mascherine anti-covida tutti i compaesani che ne hanno fatto richiesta? Un gesto che è stato apprezzato da molti meno che dal nostro Sindaco che ha preferito ignorare.
Certamente il Sindaco sarà in grado di fornire una valida spiegazione a tutti questi interrogativi ma noi, forse a causa della nostra incapacità di discernere, offuscati dalla fame di “business”, non siamo proprio riusciti a comprendere.
Dal 2015 la cooperativa Sant’Antonio lavora per garantire ai suoi ospiti i servizi necessari e previsti dalla normativa vigente e, attraverso interventi mirati al raggiungimento dell’autonomia personale, promuove il loro processo di integrazione in ambito sociale, educativo e lavorativo, avvalendosi di personale giovane e qualificato, proveniente dal territorio madonita.
Questa realtà ha permesso a giovani professionisti di non dover essere costretti ad emigrare per potersi realizzare, di rimanere nella terra che amano, costruendo le fondamenta per il loro futuro.
C’è forse qualcosa da recriminare o condannare in questo signor Sindaco?
È questo che devono aspettarsi i giovani che scelgono di “investire” risorse ed energie nella propria terra, ostruzionismo, offese e calunnie inconsistenti che ledono le loro professionalità?
Forse dobbiamo iniziare a dare ragione e credere alle argomentazioni usate dal Sindaco e dall’Assistente sociale del Comune di Geraci, quando per giustificare i trasferimenti dei giovani stranieri, descrivono il nostro amato borgo come un piccolo paese che “non può offrire grandi possibilità di futuro”, un luogo in cui “non sono presenti opportunità di inserimento lavorativo e formativo”.
È veramente questo ciò che pensa il Sindaco della comunità che amministra? 
Per quanto riguarda i dubbi sull’erronea interpretazione dalla Cooperativa riguardo al significato del prosieguo amministrativo,ci limitiamo a rappresentare che secondo la legge italiana il prosieguo amministrativo è la possibilità per i minori stranieri non accompagnati che stanno per compiere 18 anni, di proseguire il proprio percorso di accoglienza ed integrazione in Italia, fino al compimento dei 21 anni, ai fini del completamento dei percorsi scolastici, formativi e di integrazione sociale avviati. Contestualmente al riconoscimento del prosieguo, il Tribunale per i Minorenni affida i neo maggiorenni ai servizi sociali locali che hanno l’obbligo di garantire la prosecuzione del percorso di inclusione avviato e l’accoglienza del giovane.La normativa attuale prevede che “l’accoglienza del neo maggiorenne dovrà essere assicurata preferibilmente nell’ambito del progetto SIPROIMI del Comune cui questi sia affidato o, in mancanza, nel progetto SIPROIMI disponibile più prossimo, a condizione che tale trasferimento non ostacoli la prosecuzione del percorso di inserimento avviato e sempre tenendo in considerazione il superiore interesse del minore. Va infatti ricordato che ogni decisione riguardo all’accoglienza deve in ogni caso fondarsi sulla valutazione del superiore interesse del minore”.
Secondo quanto disposto dall’art. 3 comma 1 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, il Superiore Interesse del Minore deve essere “una considerazione preminente” con riferimento ad ogni decisione che riguardi il minore.
Si vuole rassicurare la cittadinanza tutta poichè nè al Servizio Sociale nè al Sindaco, figure i cui ruoli non sempre appaiono chiari e distinti, non è mai stato chiesto di agire in modi che non siano conformi alla legge.
Per una corretta descrizione della questione è opportuno e corretto chiarire che sia la possibilità di rimanere nella comunità ospitante, quindi a Geraci, sia la possibilità di trasferimento dei giovani in strutture SIPROIMI, rappresentano strade lecite ed entrambe indicate dal Tribunale per i Minorenni, è compito del Servizio Sociale Territoriale individuare quale, tra le due opzioni, rappresentala soluzione più idonea per il giovane,in base alla “valutazione delsuperiore interesse”.
La valutazione del Superiore Interesse del Minore consiste in un procedimento di valutazione di natura olistica, condotto da personale specializzato, che tenga conto della peculiarità del caso e delle specifiche necessità.
Considerato che tutti i minori hanno diritto ad essere ascoltati e che la loro opinione deve essere presa in debita considerazione (Art. 12 CRC), l’individuazione puntuale di tale percorso deve essere realizzata attraverso un approccio partecipativo e di ascolto strutturato, che promuova il coinvolgimento del minore nelle decisioni che lo riguardano. Per questo motivo è importante che i diversi attori (pubblici e/o privati) che sono chiamati a interagire pongano in essere delle valutazioni, fra loro collegate, sulla base delle specificità di cui è portatore ogni singolo. In caso di necessità, potranno e/o dovranno essere coinvolti anche consulenti esterni (esperti in tematiche minorili), al fine di favorire un approccio multidisciplinare che meglio possa garantire il rispetto del Superiore Interesse del Minore
Il Servizio Sociale è dunque chiamato ad effettuare una valutazione estremamente delicata che richiede un un’analisi dettagliata di elementi concreti.
Alla luce di quanto previsto dalle linee guida del Ministero degli Interni chiedete al Servizio Sociale:
-I minori sono stati coinvolti nel processo decisionale?
– La loro opinione è stata tenuta in considerazione?
-Quali sono stati i parametri presi in esame nel processo decisionale?
-Quali criteri di valutazione sono stati adottati per giungere a definire il trasferimento come la soluzione più idonea?
-E’stata effettuata un’analisi, caso per caso, riguardo alle condizioni e allo stato del percorso di integrazione dei giovani?
A queste domande non abbiamo ricevuto alcuna risposta concreta e mentre i giovani motivavano le loro remore al trasferimento in virtù dei loro percorsi scolastici, dei rapporti umani instaurati negli anni, dei percorsi di formazione in corso edel loro inserimento lavorativo, solo una riposta priva di empatia è stata data: “farete tutto questo da un’altra parte”.
Tutto questo è il risultato di anni di impegno e fatica che hanno condotto a risultati ed obiettivi che oggi vengono sminuiti da chi, per anni, non ha fatto altro che ignorarli e che oggi finge di interessarsi a cosa è meglio per il loro futuro.
Ai ragazzi che avrebbero dovuto lasciare compagni di classe ed insegnanti è stato detto che non era un problema, che avrebbero frequentato la scuola da un’altra parte. Qualcuno ricorderà sicuramente l’angoscia con cui figli e nipoti hanno vissuto, anni fa,il semplice sdoppiamento delle classi; per quei ragazzi, allora, si parlò di “trauma”…
Ai ragazzi che hanno trovato lavoro o concrete opportunità di inserimento lavorativo è stato risposto che il lavoro non è poi un fatto così determinante e che troveranno un altro lavoro altrove.Con tale superficialità si pensa di rassicurare un giovane straniero per cui il lavoro regolare rappresenta l’obiettivo principale del progetto migratorio, e che ha perfettamente chiaro quanto sia difficile raggiungerlo, con l’aggravante determinata dalla crisi economica che l’Italia sta attraversando in questo particolare momento storico.
Ai ragazzi è stato detto che è arrivato il momento di essere trasferiti in una città “per capire che il mondo non finisce a Geraci, che è arrivato il momento di fare esperienze”; probabilmente nella foga di trovare inutili giustificazioni,queste persone hanno dimenticato che si stanno rivolgendo a ragazzi che sono stati costretti ad abbandonare la loro casa e che hanno attraversato, da soli, un intero continente. Questi ragazzi hanno viaggiato molto più di quanto abbiano potuto fare i loro intervistatori in un’intera vita, sanno perfettamente quanto il mondo sia vario e lo hanno imparato collezionando un enorme bagaglio di esperienze, di molte delle quali, avrebbero, volentieri,voluto farne a meno.
Riflettendo su questi elementi, potrebbero risultare più comprensibili le ragioni per cui, questi giovani stranieri, si siano opposti ad un trasferimento, che di fatto, non valorizza il loro percorso di integrazione e va in direzione opposta al loro “superiore interesse” ed al processo di raggiungimento dell’autonomia personale; si tratta di un trasferimento che non fa altro che intrappolare i giovani in una sensazione di precarietà e reiterare il trauma dello sradicamento continuo,relegandoli alla perenne condizione di “sentirsi stranieri”.
Bisognerebbe capire che ciò di cui hanno davvero bisogno questi ragazzi non è una struttura che li accolga il più tempo possibile, ma un tessuto sociale che li supporti, di cui si sentano parte e dove si sentano liberi di crescere, realizzarsi e di costruire il loro futuro passo dopo passo.
Denigrare lo stato di integrazione dei neo maggiorenni in questione con false illazioni è da ritenersi un tentativo grossolano di motivare e giustificare le proprie azioni con argomentazioni che, oltre ad essere di basso livello, sono lontane dalla realtà.
Invitando la cittadinanza a “verificare quante parole sanno in italiano”, a “verificare se conoscono i nomi dei loro amici” o a “verificare come passano il tempo quando non sono a scuola”il Sindaco ha dimostrato di non conoscere assolutamente questi giovani ragazzi e potrebbe rimanere sorpreso rendendosi conto che l’unico ad avere tali necessità di verifica è rimasto lui insieme a pochi altri.
I ragazzi dimostrano il loro impegno nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana con gli ottimi risultati, che ogni anno, conseguono in ambito scolastico.Gran parte dei nostri concittadini è perfettamente a conoscenza delle competenze in lingua italiana di questi giovani, grazie alle conversazioni che intrattengono con loro quotidianamente.
Volete sapere come passano il tempo i minori ospiti quando non sono a scuola?
Come tutti i loro coetanei vanno a scuola e con massimo impegno si dedicano allo studio raccogliendo le lodi dei loro insegnanti, si dedicano alle loro passioni, praticano lo sport, fanno parte di squadre di calcio locali e amano trascorrere il tempo con gli amici; in più si impegnano in percorsi formativi e lavorativi, nella ricerca di soluzioni a problemi spesso più grandi di loro, hanno la responsabilità di intere famiglie sulle loro giovani spalle, provano a trovare gli strumenti per lasciarsi indietro un passato spesso doloroso e a ritrovare la forza per costruirsi una nuova identità, una nuova vita ed un futuro migliore lottando ogni giorno per i loro diritti e sopportando il peso che lo status di straniero, ancora oggi, rappresenta in svariati ambienti.
Provano a fare tutto questo e ci riescono!
Dopo aver verificato se conoscono i nomi dei loro amici, verificate se il Sindaco e l’Assistente sociali conoscono i nomi, i volti e le storie dei ragazzi di cui oggi si sentono responsabili; chiedete se si sono sentiti responsabili dei minori stranieri presenti a Geraci Siculo dal 2015, minori poco più che bambini, che non hanno mai ricevuto un saluto,una visita,un invito da parte di nessun rappresentante del Comune di Geraci.
In quanti altri Comuni succede una cosa simile?
Chiedete quante volte hanno visto e dialogato con i rappresentanti del Comune, come questi si siano interessati a loro in tutti questi anni…
È sorprendente il tempismo con cui, improvvisamente, il Comune rivolga a loro il suo interesse proprio alla fatidica età di 18 anni, quando può finalmente comunicargli che è giunto il tempo di andare via…
Alla luce di questo ci permettiamo di consigliare al Sindaco di smetterla di attribuire agli altri la responsabilità del fallimento del sistema di accoglienza, è sufficiente riportare l’espressione da lui stesso utilizzata, riferendosi ai giovani stranieri che rischiano di perdere il prosieguo amministrativo, per comprendere qual’ è la sua posizione in materia di accoglienza :“Portiamoceli a casa”, una tremenda caduta di stile che qualifica, senza filtri, l’approccio con cui affronta le tematiche dell’accoglienza e dell’immigrazione.
È tempo di prendere consapevolezza ed assumersi la responsabilità di essere stati fautori di una politica rovinosa in tema di accoglienza ed integrazione che a Geraci si porta avanti ormai da anni, e ammettere di non aver avuto la lungimiranza nè la maturità di superare becere prese di posizione politiche e di andare verso una politica di bene comune che avrebbe potuto fare di Geraci, un borgo modello di integrazione, caratteristica di cui saremmo potuti andare fieri tutti e che, oggi, avrebbe sicuramente contribuito a dare lustro al nostro paese esaltando le caratteristiche dei nostri cari concittadini.
Per quanto riguarda la proposta del centro SIPROIMI, è doveroso puntualizzare che nessuna pretesa di affidamento diretto è mai stata avanzata dalla Cooperativa Sant’Antonio, che ha solo voluto fornire una proposta di soluzione che meritava di essere quantomenodiscussa e valutata.
I rappresentanti della Cooperativa hanno voluto incontra re il Sindaco Iuppa per informarlo della possibilità di una conversione e per trovare una soluzione comune nell’ottica di una collaborazione. In quell’occasione il Sindaco si impegnava ad attivare gli uffici competenti e a comunicare eventuali aggiornamenti, ma ad oggi le parole di quell’incontro sono cadute nel vuoto e la Cooperativa non ha più ricevuto alcuna notizia in merito.
Forse la preoccupazione del rischio di dover affidare un progetto alla Cooperativa San’Antonio o dell’ipotesi di intraprendere una collaborazione, ha prevalso sul buon senso e sulla lucidità per considerare qualsiasi altra alternativa…
Pur non potendo/volendo realizzare la conversione del progetto, se vi era la reale intenzione di supportare questi giovani nel processo di integrazione e di raggiungimento dell’autonomia, il Comune, con il supporto del Servizio Sociale, avrebbe potuto utilizzare strumenti ed elaborare percorsi alternativi, ma non c’è stata alcuna forma di comunicazione né di apertura da parte degli uffici comunali che hanno ridotto l’integrazione ad una triste e riduttiva questione economica.
È stato fatto riferimento ad un avviso di affidamento, un’iniziativa che veramente offende l’intelligenza dei nostri concittadini e di tutti coloro che operano nel sociale e che sarebbe stato molto meglio non menzionare.
È superfluo dire che l’affidamento familiare rappresenta un’occasione unica per tutti gli attori coinvolti elo sarebbe stato anche per i minori stranieri presenti a Geraci, ma il processo che conduce ad un affido familiare è estremamente lungo e complesso e richiede un importante e consistente lavoro propedeutico, un lavoro di rete tra tutti gli attori sociali, un lavoro di sensibilizzazione e di informazione, la messa in atto di azioni a sostegno della multiculturalità e dell’inclusione.
È noto a tutti che le amministrazioni di Geraci non hanno realizzato nulla di tutto questo negli anni e non si poteva certo sperare che, un avviso veicolato sulla pagina Facebook del Comune, avrebbe potuto sortire risultati per i quali sono necessari anni di lavoro.
Alla luce di questo,considerato che gli operatori del Servizio Sociale non possono non essere consapevoli di tutto ciò, la formulazione della proposta di affido non è stato altro che un’azione puramente formale per soddisfare le indicazioni ricevute dal Tribunale per i Minorenni di predisporre “un progetto alternativo che consenta al giovane di completare il percorso di autonomizzazione intrapreso”al fine di evitare il trasferimento.L’avviso non avrebbe potuto avere un risultato diverso se non quello di dimostrare al Tribunale di aver seguito le indicazioni ricevute.
Un modo di agire che attesta come, in materia di accoglienza ed intercultura, i nostri amministratori prediligano l’apparenza alla sostanza.
Per quanto riguarda la mancanza di collaborazione lamentata dal Sindaco,si comunica che relazioni sociali e documentazioni relative ai MSNA di competenza della struttura, sono state fornite ogni qualvolta richieste e che eventuali incontri non sono mai stati negati.
Si vuole ricordare che proprio il Sindaco e l’amministrazione Comunale hanno ricevuto, in diverse occasioni, da parte della Cooperativa Sant’Antonio, l’invito a partecipare ad eventi svolti presso i centri di accoglienza, occasioni per conoscere i minori ospiti, ma nessun invito è stato mai raccolto.
Ha ragione il Sindaco quando parla di mancata collaborazione, ma le cause vanno rivolte altrove…
Stava mostrando collaborazione quando con ostilità ha negato ai giovani la presenza, espressamente richiesta, dei loro operatori di riferimento durante i colloqui presso gli Uffici comunali?
Cercava collaborazione quando quegli stessi operatori sono stati mandati via a porte in faccia dalle sale dei colloqui?
Che tipo di collaborazione stava offrendo quando non si è preoccupato di coinvolgere né di dare comunicazione dell’avviso di affidamento alla Cooperativa che ospita proprio i giovani oggetto dell’eventuale procedura di affido?
Anche quando lo stesso Tribunale ha incaricato il Servizio Sociale “in accordo con il responsabile di struttura di predisporre un programma che consenta al giovane di rendersi autonomo ed integrarsi nel contesto sociale” non si è intravista alcuna forma di apertura né di collaborazione.
Riguardo al provvedimento di revoca della misura di prosieguo amministrativo di uno dei ragazzi ospiti presso la struttura di accoglienza “Casa San Pietro”, ci dispiace vanificare la triste pantomima del Sindaco circa il dispiacere per le sorti del giovane destinatario del provvedimento, ma è in nostro dovere dire che il provvedimento esiste perchèproprio il Sindaco lo ha chiesto.
Chiedendo la revoca del provvedimento, il Sindaco, era perfettamente consapevole delle conseguenze a cui il giovane andava incontro; era perfettamente consapevole che si trattava diungiovane vulnerabile, affetto da una rara patologia, che aveva ottenuto un lavoro compatibile con le condizioni di salute cagionevole e che aveva instaurato importanti legami affettivi con una famiglia di concittadini a cui è fortemente legato. Ma tutto questo non è stato sufficiente a scalfire le decisioni che il Sindaco avevo preso a priori.
Il provvedimento di revoca è stato messo il 26 di Novembre, e da quel giorno, il giovane ha perso il diritto di permanere presso una comunità, ritrovandosi senza alcun tipo di assistenza.
È passato più di un mese dal provvedimento, e mentre pensieri di solidarietà sono pervenuti da parte dei cittadini geracesi e madoniti, nessuno dal Comune si è preoccupato di informarsi sulle condizioni in cui attualmente verte questo giovane vulnerabile.
È curioso come non appena cessato l’affidamento del giovane dall’Autorità Giudiziaria, Sindaco ed Assistente Sociale abbiano nuovamente ed improvvisamente perso l’interesse per lui….
Chissà se si sente ancora con la coscienza così pulita come uomo e come sindaco e se spera di avere ancora un minimo di credibilità agli occhi di questi ragazzi e della cittadinanza…
In tutta questa vicenda, i più colpiti purtroppo, sono i neo maggiorenni ed è per loro che bisogna individuare, presto, una soluzione vera e concreta che coincida realmente con il loro superiore interesse e che li renda protagonisti di un processo che li riguarda, questo è un dovere istituzionale oltre che etico e morale.
Confermiamo la nostra assoluta e piena disponibilità ad un incontro, vera e unica occasione di confronto, anche pubblico, con l’augurio che i sentimenti di pace e speranza di queste festività, ci rendano capaci di abbandonare vecchi rancori e ci inducano, tutti, ad un approccio più collaborativo, umano e solidale.