Ha attraccato al Porto di Termini Imerese una nave carica di pet coke. Intanto chiariamo cosa trasportava l’imbarcazione che ha suscitato una serie di interrogativi e di polemiche nella cittadina imerese.
Il “pet coke” è un residuo della distillazione del petrolio utilizzato come combustibile nell’industria, soprattutto in cementifici e impianti siderurgici, in quanto dotato di grande potere calorifero. Il suo impiego è largamente contestato dai movimenti ambientalisti e dai comitati di cittadini residenti nei pressi dei siti interessati, ma la protesta si è allargata anche alla movimentazione nei porti italiani perché nel pet si concentrano in alta percentuale i peggiori inquinanti.
La presenza della nave con il pet coke nel porto ha suscitato una serie di reazioni. La prima è stata quella dell’Amministrazione comunale di Termini Imerese che ha diffidato la società Portitalia. C’è poi stata la protesta degli ambientalisti e la visita al porto di qualche consigliere comunale “sentinella della città”.
Il risultato finale è stato molto semplice: la nave ha tranquillamente scaricato il pet coke sui camion e ha tolto gli ormeggi. E tutte le proteste e le disapprovazioni che risultati hanno prodotto? In pratica nessuno.
Ma ci sono alcune cose in questa storie che vanno chiarite. Intanto la diffida del Suap (Sportello unico delle attività produttive) di Termini Imerese non riguardava né la presenza della nave nel nostro porto ne tantomeno il carico, un derivato del petrolio considerato altamente inquinante, che veniva trasportato. Ma la diffida alla società Portitalia riguardava solamente l’assenza della spazzatrice prevista per ripulire la banchina e di un telone insufficiente, mancanze a cui la società ha quasi immediatamente fatto fronte. Infine le contestazioni riguardavano le condizioni meteo avverse, come la presenza di vento. Condizioni che a detta dell’amministratore di Portitalia ha portato al blocco delle operazioni e alla ripresa solamente quando il vento era cessato. La conclusione di tutti è stata che si trattava di una attività assolutamente legittima e autorizzata, il problema riguardava solo il rispetto di tutte le dovute prescrizioni.
Se quindi le prescrizioni sono rispettate è tutto a posto e la vicenda è chiusa? Per qualcuno forse sì. Per noi invece questa storia ha degli aspetti preoccupanti per il presente ma soprattutto per il futuro della città.
Intanto una domanda sorge spontanea. Ma questo pet coke che veniva scaricato nel porto di Termini Imerese a chi era destinato? A quanto ci risulta ad un cementificio di Isola delle Femmine e una industria di Carini. Ma ciò fa sorgere un’altra domanda: non sarebbe stato più logico, oltre che più economico, fare attraccare la nave al porto di Palermo? Ecco, sta tutto qui il problema.
L’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale che gestisce e coordina i porti di Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle nel silenzio o con la compiacenza (per ignoranza o per inettitudine) di molti rappresentanti comunali, ha deciso di destinare il porto di Termini Imerese al quasi esclusivo traffico commerciale, con prevalenza di navi adibite al trasporto merci e conseguente spostamento del traffico pesante dal capoluogo a Termini.
Qualche anno fa qualcuno ipotizzo che 80% del traffico merci sarebbe stato spostato da Palermo a Termini Imerese, ma fu smentito dal Presidente dell’Autorità portuale Pasqualino Monti che dichiarò serenamente: “Termini non ha le infrastrutture necessarie” e aggiunse quasi a far immaginare un futuro opulento: “sarebbe una bella notizia perché tutto quello che si muove in un porto diventa ricchezza”. Ci dispiace per Monti ma noi riteniamo che solo spostando persone si crea ricchezza , quando si movimentano merci emergono solo degrado e abbandono.Ma nel frattempo il piano di spostamento del traffico commerciale è andato avanti e il risultato è la nave con il pet coke che attracca al porto di Termini Imerese. Solo di queste ne sono previste almeno quattro l’anno. Di altre non sappiamo ancora, ma se questa è la premessa non è difficile immaginare che arriverà di tutto. Basti pensare che il pet che viaggia via mare viene scaricato in genere nei porti più inquinati, come ad esempio, dall’altra parte della Sicilia, Augusta, o nel resto d’Italia, Taranto.
E’ un destino ormai irreversibile per Termini Imerese?
No, se la classe politica e amministrativa di questa città e la stessa comunità sapranno opporsi con fermezza e ridisegnare con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale il piano infrastrutturale, mettendo in discussione la già decisa piattaforma logistica. Senza questo coraggio il destino di Termini sarà un irreversibile scivolamento verso il decadimento con buona pace per la sua storia e la sua vocazione.
E le navi che spunteranno all’orizzonte non saranno, come qualcuno sognava, quelle dei turisti a cui raccontare una bellissima storia artistica, ma imbarcazioni che scaricheranno merci di tutti i tipi, fino a quando non si materializzerà l’incubo peggiore: essere diventati la pattumiera della Sicilia.
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