Il governatore Nello Musumeci ha ricordato, commosso, Arturo Di Modica, lo scultore di Vittoria, un siciliano che aveva portato l’arte nel mondo, scomparso per un tumore.
Queste le sue parole: “Quando stamane ho saputo della sua scomparsa, mi sono commosso ricordando un episodio di oltre un anno fa, poco prima che scoppiasse la pandemia. Mi trovavo a New York, per una visita istituzionale, e il maestro Di Modica, avendo saputo della mia presenza, volle a tutti i costi incontrarmi. Ci teneva a conoscere personalmente il presidente della sua Regione, alla quale continuava a essere legato da un filo indissolubile, nonostante vivesse, ormai da tempo, in America. Siciliano di fama internazionale, aveva mantenuto la sua umiltà e dovunque era stimato e ben voluto. Alla famiglia va il cordoglio mio e dell’intero governo”. L’artista era famoso soprattutto per il suo “Torodi Wall Street”, a New York, un’opera ammirata dai turisti di tutto il mondo. Lo scultore aveva installato il “charging bull”, il “toro ringhiante” nel 1989, senza preventiva autorizzazione delle autorità e con atto di provocazione, di fronte la Borsa di Wall Street. Immediatamente rimossa, l’opera venne poi piazzata presso il Bowling Green Park e voleva rappresentare, proprio nel simbolo della borsa in rialzo, la forza e la speranza del popolo americano dopo il grossissimo disastro finanziario del 1987. Nonostante l’opposizione iniziale dei dirigenti di Wall Street, l’opera ha poi avuto grossissimi riconoscimenti e apprezzamenti e, celebrazione dell’ America oltre che simbolo del capitalismo, costituisce oggi una delle maggiori attrazioni di New York. Di Modica aveva frequentato l’Istituto delle Belle Arti di Firenze, per poi trasferirsi a 32 anni nella città americana dove divenne famoso in tutto il mondo. L’artista vittoriese definito dal suo concittadino, il magistrato Bruno Giordano nella sua pagina Facebook nella triste occasione del suo decesso “coraggioso ,estroso, ambizioso, generoso e provocatore”, aveva continuato a lavorare al suo grande sogno: una coppia di cavalli in bronzo da 40 metri da piazzare sul fiume Ippari, proprio nella sua città. Era riuscito, infatti, a completare il relativo “prototipo” di una lunghezza di 8 metri, ma il male che lo affliggeva non gli ha concesso di portare a termine l’opera. Sempre nelle parole di Giordano: “Voleva donare a Vittoria la grandezza che merita. Un’opera incompleta, come capita ai grandi. Che la sua terra gli sia grata”.
Irene Scialabba