Un ricordo di Sebastiano Tusa a 2 anni dalla scomparsa

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Dal mare delle Egadi agli altopiani dell’Etiopia. Le incredibili parabole dell’esistenza hanno portato lo studioso di preistoria tra i più noti nell’ambiente scientifico internazionale a terminare le sue scoperte in una delle culle dell’umanità,

già ricca di vita prima dei suoi regni millenari in parte cancellati dal colonialismo europeo. Sebastiano Tusa,  scomparso il 10 marzo 2019, non si tirava mai indietro di fronte a richieste di contributi scientifici; anche durante un periodo di malattia, quando le condizioni generali non glielo impedivano, partecipava a convegni, mostre, incontri anche non di grandissima rilevanza, perché credeva nell’importanza della diffusione della cultura a porzioni sempre più vaste della società. Voleva essere un modello di scienziato e di professore che sa portare le conoscenze al di fuori dei simposi specialistici nella convinzione che non vi è tutela efficace che sia imposta dall’alto dell’autorità politica, e che soltanto ciò che è ri-conosciuto come patrimonio comune e dunque anche individuale può essere oggetto di interesse e di cura da parte di ogni cittadino. Sebastiano Tusa aveva accettato in quest’ottica la carica di assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, e nei brevi mesi della sua esperienza politica aveva trasferito anche in quell’ambito la stessa instancabile passione e lo stesso spirito battagliero ma sereno che l’aveva portato a ottenere l’istituzione della prima (e unica) Soprintendenza del Mare in Italia. Tusa aveva già ricoperto incarichi tecnici di grande prestigio che si affiancavano alle campagne di scavo e all’insegnamento universitario e non era certo animato da mire politiche che non fossero quella di provare a superare certi muri invalicabili e quella burocrazia labirintica che arreca solo danno a un settore già in sofferenza com’è quello dei beni culturali in un paese che, nonostante la quantità e ricchezza del patrimonio, non riesce,da oltre 70 anni, a metterlo a reddito – espressione abusata per dire che non se ne ricava sufficiente benessere per tutti i cittadini, sempre più rassegnati a cercare migliori opportunità altrove.
Sebastiano Tusa manca alla Sicilia in particolar modo per la sua visione generosa e moderna del modo di animare la vita culturale e di ottenere risultati concreti, partendo dal piccolo ma con il grande dei suoi grandi orizzonti culturali in mente. Manca come interprete del bisogno di tutti i siciliani colti ma anche di quelli che possono aspirare ad essere parte della vera ricchezza, non quella del lusso chiassoso e volgare, ed è rimpianto da ogni persona sensibile che abbia bisogno di un punto di riferimento sulla scena pubblica per credere di poter far valere i propri principi.
Dalle acque siciliane agli altopiani di un’altro paese ricco di risorse e travagliato da molti problemi; la figura di Sebastiano Tusa fa parte del numero ancora troppo esiguo di quelli che non si negano alle possibilità di impegno : se non è eroismo è comunque un motivo di grande ammirazione e gratitudine.
Barbara De Gaetani