San Giorgio, il cavaliere perfetto che diventò martire e ispirò la cavalleria

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San Giorgio uccide il drago - Peter Paul Rubens (1606-1608)

Se c’è una figura che incarna la rappresentazione del cavaliere perfetto, quello è sicuramente San Giorgio, figura quasi misteriosa ma di grande importanza soprattutto dal punto di vista simbolico rappresentando il bene che trionfa sul male.

Le notizie sulla vita di San Giorgio non sono precisissime ma di certo sappiamo che era originario della Cappadocia (una regione semi-arida della Turchia centrale) dove nacque intorno al 280 da una famiglia cristiana. Cresciuto con i valori impartitigli dalla famiglia, Giorgio si arruola nell’esercito dell’Imperatore Diocleziano divenendo cavaliere dell’esercito romano fino a quando non avvenne un fatto che cambiò il corso della vita del futuro martire. Nel 303, con un editto, Diocleziano impose la revoca dei diritti legali dei cristiani ed esigeva che questi ultimi si adeguassero alle pratiche religiose romane, pena la morte immediata. Cosa stava accadendo ? Il cristianesimo faceva davvero così paura ? Forse per il semplice motivo che il messaggio di Cristo era basato sulla libertà e sull’amore non andava bene ai potenti, ma questa è un’altra storia. Le persecuzioni si torsero anche contro Giorgio il quale non aveva assolutamente rinnegato le sue origini cristiani anzi le esaltò è queste gli costarono la tortura e la vita. Venne dapprima torturato e costretto a supplizi estremi, poi incarcerato e durante quei giorni di prigionia ebbe la visione del Signore che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione. Dopo questo fatto, gli agiografi raccontano altre storie, discutibili e poco probabili sulle successive torture dalle quali ne uscì incolume per poi affidare la sua anima a Dio e farsi decapitare così come ordinato dall’Imperatore.

Una cosa è certa, subito dopo la sua morte il culto per San Giorgio ebbe subito inizio e la testimonianza la si trova grazie ai resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte sulla sua tomba nel luogo del martirio a Lydda; la leggenda del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace e soprattutto Jacopo da Varagine nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare. Non solo nell’arte ma San Giorgio è diventato una figura di ispirazione per i cavalieri medievali impegnati a combattere durante le Crociate e poi ancora per tutti gli uomini d’arme che fino ad oggi appartengono agli ordini cavallereschi che vedono in lui il “Cavaliere Perfetto”.

Per quanto riguarda la tradizionale immagine di San Giorgio che sconfigge il drago, la fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) san Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti. San Giorgio è considerato il patrono dei cavalieri, dei soldati, degli scout, degli schermitori, degli arcieri; inoltre è invocato contro la peste e la lebbra, e contro i serpenti velenosi ed è inoltre onorato anche dai musulmani che gli diedero l’appellativo di “profeta”.

Al martire è dedicato e intitolato anche il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio il quale secondo la tradizione, la sua istituzione risalirebbe all’Imperatore Costantino il Grande, al quale apparve la Croce luminosa con la leggendaria frase “In Hoc Signo Vinces” durante la vittoriosa battaglia contro Massenzio a Ponte Milvio, avvenuta alle porte di Roma il 28 ottobre del 312. Il suo nucleo sarebbe stato formato da cinquanta Cavalieri scelti per la Guardia personale dell’Imperatore ai quali fu affidato il labaro imperiale, sopra cui risplendeva la Croce con il monogramma di Cristo. Oggi a distanza di secoli l’Ordine è più vivo e attivo che mai e non ha mai perso la sua missione ossia la Glorificazione della Croce, la Propaganda della Fede e la difesa della Santa Romana Chiesa, alla quale l’Ordine è strettamente legato per speciali benemerenze e per molteplici prove di riconoscenza e di benevolenza avute dai Sommi Pontefici. L’attuale Gran Maestro dell’Ordine è S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie.
Giovanni Azzara

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