Ad uccidere Giovanni Falcone fu solo Cosa nostra, o Cosa nostra agì su incarico di “mandanti occulti” su cui finora – malgrado le dichiarazioni di alcuni pentiti – non si è fatta piena luce?
Qual è il nesso fra la strage di Capaci e la strage di via D’Amelio, che 57 giorni dopo avrebbe ucciso il giudice Paolo Borsellino? Quali sono i collegamenti fra queste due stragi e la trattativa fra Stato e mafia? Perché un ex neofascista come Pietro Rampulla fu coinvolto nell’eccidio che il 23 maggio del 1992 fece saltare in aria il magistrato antimafia, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta? Perché un altro neofascista come Giuseppe Gullotti – boss di Barcellona Pozzo di Gotto – fincaricato di trasportare il telecomando della strage a Giovanni Brusca, capomafia di San Giuseppe Jato?
Sono alcune domande che verranno poste dal conduttore Luciano Mirone (direttore del quotidiano L’Informazione) a Giancarlo Caselli, ex Procuratore della Repubblica di Palermo; a Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia all’Assemblea regionale siciliana, ad Antonio Ingroia, avvocato ed ex Pm del processo Trattativa, che interverranno assieme al direttore del quotidiano Esperonews Alfonso Lo Cascio.
Un incontro-dibattito dal titolo “Strage di Capaci fra memoria ed eversione”, trasmesso in diretta web sabato 22 maggio 2021, alle 18, sui siti e sulle pagine Facebook dei giornali on line Esperonews e L’informazione, che si ripromette di andare “oltre” le rituali commemorazioni, ponendo al centro della discussione i “veri motivi” che spinsero la mafia (solo la mafia?) ad attentare in modo così grave al cuore dello Stato.
“Un modo – dicono Alfonso Lo Cascio e Luciano Mirone – per fare memoria sul ruolo avuto da Falcone nella lotta alla mafia, e sui metodi moderni che lui stesso ha inaugurato per combatterla, ma anche un momento di riflessione per aprire degli squarci di luce su uno dei momenti più tenebrosi della storia repubblicana”.
E ancora: quali sono i collegamenti fra la strage di Capaci e l’attentato fallito alcuni anni prima all’Addaura (che aveva lo scopo di uccidere Falcone e che fu sventato in extremis dagli agenti della scorta)? Ci sono delle connessioni fra i delitti del magistrato antimafia e dell’agente di polizia Nino Agostino, appartenente ai servizi segreti, che dopo l’Addaura cominciò ad indagare privatamente perché aveva visto delle “facce conosciute”?
A tutto questo e a tanto altro il dibattito organizzato dalle due testate giornalistiche, con la regia di Giovanni Azzara, cercherà di dare delle risposte.
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