Covid: cause, effetti e prospettive

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Il tema della valutazione degli effetti della pandemia è di enorme importanza. Le sue implicazioni  sono sbalorditive e non è detto che non saremo costretti a convivere col Covid per molto tempo ancora.

Di certo siamo stati  tutti testimoni diretti di un evento che ha segnato profondamente  la storia di questo periodo che in futuro, probabilmente, sarà connotato come il secolo del Covid.
Dopo la seconda guerra mondiale abbiamo coltivato, per circa cinquant’anni, l’illusione  che le epidemie non si sarebbero mai più presentate. Le malattie di maggiore rilevanza per la vita delle persone, infatti, dopo la seconda guerra mondiale, hanno iniziato ad identificarsi con l’altro flagello della morbilità cronica  curata, per lo più, attraverso interventi di riduzione del danno a sostegno della qualità della vita dei pazienti.
Quanto alle epidemie, in effetti, ce le eravamo scordate. Per contrastare  la amnesia che ci ha investiti, alla fine, si è ritenuto sufficiente che i cosi detti “piani pandemici nazionali” potessero essere ritenuti più che esaustivi per le eventuali emergenze.
Eppure, le malattie infettive avevano  sempre avuto un ruolo enorme nello sviluppo della nostra società occidentale per non ricordane l’importanza. La influenza che esse hanno esercitato sulla nostra  storia hanno avuto conseguenze anche nella costituzione dello Stato moderno, e negli  equilibri di potere tra Stato e Cittadini.
Ingrassia, uno scrittore palermitano del ‘500, nel tentativo di dare una risposta  al problema della peste, affermava che essa si cura con l’oro, col fuoco e con la forca. L’oro, perchè occorre una enorme quantità di denaro per affrontarle, il fuoco per bruciare tutto cio che si contamina e la forca per  disciplinare al massimo i comportamenti  delle persone. Quarantene, isolamento, distanziamento sociale e look down, sono stati eredidati dalla memoria storica delle misure adottate dall’Italia dei Comuni per combattere la peste del 1348, che costò all’Europa la morte di 100 milioni di persone, cioè circa la meta della popolazione di quel periodo.
Dopo il 1600 fu sempre la peste a consentire a tutti gli Stati il rafforzamento delle politiche di sanità pubblica attraverso la nascita delle magistrature della Sanità, poi divenute gli odierni ministeri della salute.
Oggi il contesto è, in massima parte, cambiato e la esperienza dei mesi passati ci fa riflettere su due punti  fondamentali di partenza:
1°) le nostre pandemie  tendono a rimanifestarsi  in vario modo, ma, prevalentemente, oggi  si presentano sotto forma di attacco al nostro sistema respiratorio.
2) il tessuto sociale  nel quale si innestano, una volta che si diffondono, viene  sagomato socialmente, politicamente ed economicamente in base alle loro caratteristiche. Esse influenzano     gli orientamenti  politici, determinano una maggiore estensione del potere pubblico a svantaggio  dei  diritti dei privati, espandono, in molti casi, la ingerenza del potere militare, promuovano una fondamentale  espansione  delle politiche di sanità pubblica (vedi Ungheria, Cina e si consideri anche i rischi che ha corso l’Italia).
Questo contesto di base dello sviluppo della epidemia covid19, è stato caratterizzato, per cosi dire, da due polarità, una riguarda il modo di affrontare le sue cause e l’altra i suoi effetti.
Dopo un iniziale disorientamento della comuniità scientifica, divisa tra fuorvianti cause artificiali di laboratorio e cause naturali, oggi sembra prevalere il convincimento che questa pandemia dipende da due problemi epocali, la globalizzazione della sovrapopolazione e il riscaldamento globale.
Questi due problemi  rendono oramai precaria  la situazione del pianeta fino al punto di comprometterne la stessa esistenza. Già da oggi avremmo bisogno di altri due pianeti come la terra per affrontare la situazione ambientale.
Comunque vada, ci  ostiniamo a mantenere livelli di consumo troppo alti, sistemi di produzione incompatibili con l’ambiente, fenomeni di saccheggio e rapina delle risorse del pianeta  che accentua le disuguaglianze con il meridione del mondo.
Per restare dentro la prima polarità di ragionamento, quella delle cause, sin dal 1997, la comunità scientifica internazionale ha avvertito tutti  che sarebbe  scoppiata  un’altra  vastissima pandemia.  Oggi, quando questa circostanza  viene ricordata, molte persone  cercano di utilizzarla per giustificare la opinione di un complotto deliberatamente rivolto a decimare la popolazione mondiale. Infatti , queste stesse persone traggano la fantasiosa conclusione che se si sapeva tutto  e nessuno è intervenuto, l’unica spiegazione è che si stia attuando un disegno deliberato di  annientamento di buona parte della popolazione  del pianeta. In epoche passate queste fantasiose interpretazioni hanno fatto riferimento alla pretesa origine divina del castigo, alla cattiveria dei comunisti o degli untori.
Invece non ci vuole molto a concludere che quelle previsioni dipendono da logiche considerazioni sulla  situazione ambientale che, senza intervenire, causa  queste  ed altre recrudescenze. 
In realtà, se proprio si vuole parlare di complotto, l’unico che si verifica veramente, è quello della irresponsabilità del capitalismo nel volere imporre un sistema di produzione e consumo oramai  insostenibile.
Dopo queste considerazioni, oggi, dobbiamo arrivare ad una prima conclusione che difficilmente, in futuro, sarà ignorata: l’ottimismo indicazionista delle pandemie di quelle presenti e future, appare del tutto infondato ed  è ancora più infondato nel caso del covid.
Dal punto di vista degli effetti sociali della malattia, anche qui, qualche riferimento storico può esserci di aiuto. Affrontando i problemi di un’altra epidemia, quella della cura della tubercolosi si è  diffusa l’idea che essa non avrebbe potuto essere curata se non si fosse intervenuto sulle condizioni di vita e di lavoro della popolazione. Tradotto in termini Covid  questo  spinge a considerare la necessità di un intervento globale su sovrapopolazione e riscaldamento.
Prima della pandemia, nonostante l’avanzare di grandi movimenti ambientalisti su scala planetaria, affrontare seriamente questi fenomeni era stata, per lo più, una pura esercitazione di intenzioni .
Oggi le cose sembrano avere assunto  un’altra direzione e si sono verificati, a causa del covid, effetti politici impensabili. Il patto di stabilità della UE è stato temporaneamente accantonato, la  rinegoziazione dei debiti degli Stati sovrani sembra già all’ordine del giorno, le politiche sanitarie pubbliche assumono rilievo fondamentale, tutti gli investimenti dovrebbero essere caratterizzati in senso ecocompatibile.
Tuttavia questo nuovo corso non sembra essere sufficiente ad affrontare  l’entità dei problemi che ereditiamo dopo 18 mesi di covid. In questi mesi è cambiato quasi tutto. Si è dato una spinta decisiva alla rivoluzione cibernetica, il turismo, il commercio, ampi settori della produzione, la sanità, l’istruzione e la scuola ne sono stati investiti radicalmente. Molte delle misure assunte in questi mesi non saranno solo transitorie, resteranno permanenti e si calcola che produrranno, nel mondo, almeno 800.000 disoccupati in più.
Noi stessi siamo diventati  diversi  e abbiamo iniziato a vivere diversamente le nostre relazioni  sociali, sottoponendo queste stesse alle leggi del mercato e ai modelli di consumo validi per le cose che consumiamo, anche se questo è un effetto che il covid amplifica e non genera direttamente.
Restano ancora sottovalutati i temi del nostro rapporto col pianeta che dovrà definitivamente cambiare e quelli di una cooperazione vera con la popolazione dei paesi in via di sviluppo collocati   di fronte ad una alternativa di morte per la guerra o per il covid incurabile i loro territori .
Dobbiamo augurarci che il covid lasci a tutti una nuova consapevolezza delle esperienze dell’ebola , della sars, della crescita demografica, della proliferazione delle  megalopoli, delle guerre, delle  diseguaglianze e, della distruzione degli habitat naturali  degli animali che costringono i loro virus a trovare nell’uomo e nel suo ambiente circostante  il loro ospite.
Il Covid, inoltre, ci rende consapevoli che la urbanizzazione interminabile non è più sostenibile, che il trasporto di massa delle persone è pericoloso, che la povertà rende impossibili le misure di contrasto elementare alle epidemie. Il particolare degli agglomerati urbani  costituisce, per altro,  un vettore di trasmissione molto efficace.
Come possiamo vedere, nonostante i profondi cambiamenti  verificatisi, non sono buoni  motivi per essere  ottimisti e  disarmarci, senza reagire, agli  effetti sociali della pandemia che si sono innescati  in una situazione già molto deteriorata.
Salvatore  Arrigo