Ciminna, restaurata la statua di San Giovanni Battista una delle più prestigiose sculture del Cinquecento siciliano

0
1037

E’ stata restaurata a Ciminna la statua di San Giovanni Battista che può essere considerata una delle più prestigiose sculture dell’arte del Cinquecento siciliano.

Il restauro è stato presentato giovedì 24 giugno nella chiesa omonima. L’intervento è frutto di un impegno comune tra Parroco e Confraternita di San Giovanni. E grazie ad un lascito di mons. Salvatore Scimeca. I lavori sono stati eseguiti, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza ai Beni Culturali di Palermo, dalla restauratrice Luciana Pizzurro.
Prima della descrizione storica e artistica dell’opera, val la pena tratteggiare brevemente la figura del Battista.
Giovanni è colui che il Gesù di Narareth definì il più grande fra i nati di donna e che battezzò lo stesso sul fiume Giordano. E’ uno dei santi più venerati al mondo. La chiesa lo festeggia, come la Vergine Maria, anche nel giorno della sua nascita (24 giugno), oltre a quello della morte (29 agosto). E’ chiamato il “precursore” perché con la sua azione profetica e la predicazione annunciò la venuta di Cristo. Celebre l’episodio in cui sussultò di gioia nel grembo della madre Elisabetta, quando questa ricevette la visita di Maria. Il Battista è l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento e il primo apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita.
S. Giovanni è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli. Rivestito di solito con una pelle di cammello, con in mano il libro del vangelo con sopra l’agnello ed un bastone che termina a forma di croce.
Notizie tramandate nel tempo annotano, nel periodo medievale a Ciminna, una piccola chiesa, dedicata a San Giovanni Battista. Pietro Sella nel suo volume “Ratines Decimarum Italiae nei secoli XII e XIV – Città del Vaticano 1944”, riferisce che la chiesa di San Giovanni Battista esisteva già all’inizio del 1300, destinata alle pie adunanze d’una Confraternita.
L’impegno della già citata congregazione prosegue nei secoli diffondendo il culto di San Giovanni, tanto che nella metà del XVI secolo viene segnalata la necessità di costruire una nuova chiesa.
La vita religiosa e la devozione al santo, che per diversi secoli accompagna la comunità ciminnese, subisce improvvisamente una svolta. Una piccola immagine raffigurante il Cristo Crocifisso, opera della metà del XV secolo, realizzata dalla Congregazione per essere utilizzata come emblema durante le processioni e i funerali, stravolge tutto e tutti. Ciminna si ritrova improvvisamente inondata di grazie e una scultura lignea lega indissolubilmente la sua storia a quella del paese.
La storia del Crocifisso è sicuramente di grande interesse, in quanto colonna portante e cuore pulsante della fede dei ciminnesi, ma l’argomento che affrontiamo oggi riguarda la realizzazione e il restauro conservativo dell’immagine raffigurante San Giovanni Battista.
La scultura, proveniente dalla piccola ed omonima chiesa, venne commissionata dai rettori della Confraternita. Maestro Filippo Scimeca e maestro Pietro Faraci, rettori, con la presenza di Tomaso Oliveri, maestro Antonio Scimeca, maestro Pietro Bongiorno, confrati, e don Geronimo Barone, confrate e cappellano della chiesa di San Giovanni Battista, il 12 luglio 1598, stipularono un contratto presso il notaio Filippo Randazzo di Ciminna, dando incarico al maestro scultore Andrea D’Angelo di Marsala di realizzare una immagine di legno del Battista.
Per manifattura, maestria, legno e quant’altro necessario, la Confraternita pagò onze 10 allo scultore che si impegnava a realizzare e consegnare la statua entro il mese di luglio dell’anno successivo.
Ma chi è questo D’Angelo scultore, a cui la Confraternita affida la realizzazione dell’immagine sacra?
La Famiglia è già presente nel XVI secolo, provenienti da Erice in provincia di Trapani. Si annota che tale Giovan Battista D’Angelo, nato nel 1574, intagliatore e scultore, realizza un Crocifisso perla Confraternita di Sant’Oliva di Alcamo, e sempre per lo stesso centro realizza un San Michele e un San Francesco in grandezza naturale. Ad Erice scolpisce la statua di San Giuseppe, San Giuliano, San Cataldo, San Mercurio e San Crispino.
Del maestro Andrea D’Angelo, probabile figlio di Giovan Battista, nel contratto con la Confraternita di San Giovanni,dichiara essere di Marsala, cittadina non molto distante da Erice. Esiste inoltre con lo stesso cognome tale Giuseppe anche lui scultore.
A Ciminna di questi artisti sono annoverati fino ad oggi due opere d’arte: di Andrea quella del Battista, e di Giuseppe quella della Madonna dell’Itria, realizzata nel 1601 per l’omonima Confraternita, che si conserva nella chiesa Madre.
Ritornando alla statua di San Giovanni va precisato che l’incarico dato allo scultore riguardava solo la parte lignea, e non la pittura.
Due anni dopo, il 18 febbraio 1600, la Confraternita rappresentata dai rettori Tomaso Oliveri, Francesco Pappalivato, Pietro Pollaci e Antonino Affrunti, completano l’opera realizzata dal maestro Andrea D’Angelo, dando incarico a due artisti di grande spessore: uno è Francesco Sansano,doratore di Cammarata, ma nativo della città di  Napoli, che ha il compito di applicare dell’oro e colori fini all’immagine del Santo. Le parti da trattare comprendevano: la cappa cioè “il mantello”, di “fora”, tutto in oro. Mentre i risvolti e la parte di “dentro”, sono affidati al pittore Antonino Spatafora a cui spettava l’onere di applicare con colori fini l’incarnato all’immagine e dipingere lo scannello, base dove poggia il Santo.
La Confraternita dimostra molta attenzione nella realizzazione dell’immagine del Santo, tanto da mettere in campo tre artisti di grande spessore. Per l’opera completa di tutto punto, compreso maestria, colori, oro e quant’altro necessario,vennero pagate 10 onze.
I due artisti Sansano e Spatafora che hanno dipinto il San Giovanni, vengono apprezzati dalla comunità ciminnese anche per altri interventi. Francesco Sansanno, per circa sette anni riesce a farsi apprezzare per le sue doti artistiche ed a lui vengono commissionate altre opere, purtroppo non più esistenti ma degni di essere ricordati: la vara con quattro angeli e otto vergini per la Confraternita di Santa Maria del Piano (oggi Santa Lucia), l’indoratura di un gonfalone di rappresentanza per la Confraternita di San Antonio Abate e un quadro in olio su tela raffigurante gli Innocenti per la Confraternita di santa Maria delle Grazie.
Anche le opere di Antonino Spatafora, pittore palermitano, sono andate distrutte: si ricordano la pitturazione della statua di S. Onofrio per l’omonima Confraternita, e la realizzazione di una quadro a olio su tela raffigurante sant’Anna, la Vergine Maria e San Giuseppe, per la Confraternita di San Giuseppe, andata distrutta per un incendio sviluppatosi nella chiesa omonima. OIltre al quadro bruciò anche l’immagine della sacra Famiglia. Lo Spatafora, oltre ad essere un valente pittore, fu anche Architetto e progettò l’ampliamento della Maggior chiesa di Termini Imerese. Suocero del grande pittore Vincenzo La Barbera ne sposò la figlia Elisabetta, anche lui apprezzato e valente artista, a Ciminna si conservano diverse opere d’arte a San Francesco d’Assisi e in Chiesa Madre.
La statua di San Giovanni Battista, che da il nome all’omonima chiesa e al quartiere, senza ombra alcuna, si può considerare una delle più prestigiose sculture dell’arte del Cinquecento siciliano.
L’opera, come detto dello scultore Andrea D’Angelo da Erice,datata 1598, è realizzata in legno intagliato, policromo e dorato di altezza1,70 e posta su un basamento esagonale. Il Battista è ritratto in piena maturità con tutte le peculiarità iconografiche che contornano la sua vita di predicatore e annunciatore della venuta di Cristo.
Il Santo, come descritto nel vangelo,è “vestito di peli di cammello e cintura di pelle attorno ai fianchi” avvolto da un carnoso mantello. Con il dito della mano destra indica l’agnello prostrato sopra il libro del vangelo, che sorregge con la mano sinistra, il capo rivolto verso l’alto con sguardo fisso, è coronato da una aureola raggiata.
L’obiettivo principale dell’intervento di conservazione ha riguardato il consolidamento della pittura e l’eliminazione, tramite un accurato e mirato intervento di pulitura, dei diversi strati pittorici che alteravano la lettura originaria dell’opera celando le cromie degli incarnati eseguiti nel 1859 dal Padre reggente Pasquale Sarullo e da don Nicola Criscimanno,che pagarono complessivamente 10 onze, 17 tarì e 11 grani, compresi anche alcuni ritocchi alla bara e allo sgabello.
Durante il restauro sono venuti fuori quattro strati di interventi pittorici, sicuramente quella del Sarullo, la cui pittura si riconosce dal metodo e raffinatezza nei colori (vedi la Madonna del Rosario in San Domenico, l’Immacolata della Chiesa di San Francesco o dalle opere d’arte in genere), m anel tempo è stata sicuramente sostituita da altri interventi.
I beni artistici non rappresentano solo il patrimonio culturale di un paese ma in qualche modo segnano in maniera considerevole l’identità stessa di una comunità.
Le chiese di Ciminna possiedono una enorme quantità di opere d’arte di sorprendente bellezza. Molta di questa ricchezza rischia di andare perduta, in quanto le istituzioni, nonostante la buona volontà, spesso non riescono a far fronte adeguatamente alla salvaguardia dei tanti beni culturali che custodiscono, sostituiti per lo più con la donazione economica di privati o, delle Confraternite.
Ed è motivo di grande orgoglio per la comunità avere riportato al suo antico splendore una scultura cinquecentesca di così alto valore artistico che coniuga in maniera meravigliosa l’arte e la fede.
Sicuramente la statua del Battista è stato oggetto di apprezzamento da parte della bottega di stuccatori dei Li Volsi da Tusa, tanto da realizzarne,venticinque anni dopo, una immagine simile in stucco collocato nel catino centrale dell’abside maggiore della chiesa Madre, accanto all’altare del SS. Sacramento.
Giuseppe Cusmano