Incendi: tra gente senza scrupoli e patologici, una “dark story” tutta siciliana

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Direbbe qualcuno: “ogni anno è sempre la stessa storia”! Ebbene si, ogni anno puntualmente l’intero territorio siciliano viene gravemente colpito da incendi che distruggono, annientano e deturpano ettari ed ettari di boschi ed aree verdi e puntualmente tutti si lamentano ma chi fa qualcosa per porre rimedio a tutto ciò?

Una domanda alla quale rispondere ci vorrebbe Gerry Scotti con la sua “chiamata a casa” o “aiuto del pubblico”, tuttavia la domanda rimane e così anche il problema. Circa una settimana fa, il Ministero della Transizione Ecologica ha pubblicato un report relativo allo stato delle foreste italiane in collaborazione con l’Unesco a margine dei lavori tenuti a Fuzhou in Cina riportando quanto segue: “Oltre 8.000 ettari di foreste italiane sono stati proclamati patrimonio mondiale dell’umanità Unesco a dimostrazione della ricchezza e dell’unicità degli ecosistemi naturali del nostro Paese e dell’efficacia delle azioni di conservazione delle aree protette nazionali”.

In questi oltre 8.000 ettari però non esiste un solo centimetro di bosco siciliano, eppure in Sicilia si trovano tanti endemismi, alberi e piante che si trovano solo nei boschi siciliani vasti pensare al celebre “abies nebrodensis” e basta questo per rendere l’idea di cosa si sta parlando. Ma di chi è la colpa di tutto ciò ? Andare a cercare la colpa è come “spazzare il mare” (tipica espressione siciliana) però in tutti questi anni a qualcuno tutto ciò è giovato ma questo non vuol dire che bisogna lasciare spazio a chiunque di avere un ritorno in tal senso. Chi si preoccupa della vigilanza dovrebbe farlo realmente, in Trentino Alto Adige ad esempio esiste un Corpo Volontario di Vigili del Fuoco con 6000 unità operative e questo perchè tutti gli adolescenti sono tenuti a partecipare ad un corso antincendio entrando proprio in questo corpo volontario e poi un sistema di agenti forestali alquanto sviluppato e perfettamente funzionante, di certo un chiaro segnale che il sistema trentino tiene molto alle sue bellezze naturali e paesaggistiche, basti pensare ai celebri boschi sempre verdi e le uniche Dolomiti.
Perchè in Sicilia tutto ciò non avviene? Perchè bisogna arrivare sempre impreparati? Da anni si parla di una riforma forestale atta proprio a contrastare tali fenomeni criminosi ma fino ad ora solo proclami e non dall’attuale governo che obiettivamente sta tentando di salvare il salvabile ma di un sistema malfunzionante da tanti troppi anni. Potenziare il Corpo Forestale e renderlo un fiore all’occhiello potrebbe essere un’opzione da non sottovalutare e successivamente creare una rete che permetta di avvisare in tempo reale gli enti predisposti alla vigilianza e all’eventuale spegnimento.
Questo ovviamente qualora la pulizia delle aree a rischio venisse effettuata in modo adeguato perchè come spiega Adam Coates, professore del dipartimento di conservazione e protezione delle foreste dell’Università della Virginia: Dato che molti paesaggi naturali sono passati anni senza una gestione adeguata, i carichi di carburante e le strutture sono spesso predisposti ad una significativa attività di incendi. Le persone – continua – possono davvero rispettare due regole: Innanzitutto, seguire le ordinanze locali e il buon senso, come ad esempio non  accendere fuochi all’aperto quando le condizioni meteo locali suggeriscono che il rischio di incendi boschivi è elevato. Fare il possibile per estinguere adeguatamente i fuochi da campo e altri fuochi aperti quando è consentito bruciare. E in secondo luogo, promuovere e sostenere una gestione attiva delle aree selvagge. I combustibili e altri materiali si accumulano naturalmente in assenza di una gestione attiva delle foreste e delle terre selvagge che può includere la pulizia delle foreste, il diradamento e la gestione delle specie invasive“.

La mano criminale è chiaramente visibile ma abbiamo chiesto al dott. Valerio Lo Vecchio cosa porta un uomo ad appiccare fuochi del genere ed ecco la sua risposta: “Gli incendi di cui è triste protagonista la Sardegna e adesso anche la Sicilia, stanno devastando e deturpando ettari di meraviglioso territorio, con conseguenze disastrose per la popolazione. Questi incendi sono appiccati in modo doloso, sono atti criminali, agiti patologici, commessi da persone affette da disturbo di piromania. Il comportamento di questi soggetti è scaturito da una iperattivazione di impulsi, che conducono ad azioni antisociali. L’esperienza soggettiva alla base di questi impulsi è assimilabile a quella della coazione a ripetere. In questi soggetti si presenta una forma di perversione, di eccitazione erotica e di auto soddisfazione alla vista del fuoco, che rende di fatto la piromania una categoria psichiatrica. Il piromane è un soggetto in cui è assente il senso di colpa. In tali soggetti non si può escludere, un addiction di fattori genetici e di influenze ambientali. Solitamente, chi è affetto da questo disturbo, giunge alla presa in carico da parte di un professionista su sollecitazione dei familiari, o come spesso accade per accertamenti medico/legali inerenti a procedimenti giudiziari”. Quindi oltre alla politica, che dovrebbe assicurare pene aspre e severe, bisognerebbe anche dare un supporto psicologico perchè è chiaro che dietro c’è una patologia da non sottovalutare. C’è un sogno in molti giovani, quello di vedere cambiare qualcosa ponendo fine a questa oscura storia, avverrà mai ?
Giovanni Azzara