Tutto pronto per la prima nazionale di “C’era la Luna”, il film dell’attore e regista termitano Mimmo Minà, il quale debutta per la prima volta alla regia di un lungometraggio.
La pellicola, girata interamente in esterna e di notte, ha avuto una gestazione di circa due anni anche a causa dell’emergenza legata al coronavirus e adesso finalmente verrà presentata all’Ospedaletto di Lascari giorno 9 settembre alle ore 21:30 e subito dopo seguiranno altre date come quella di giorno 11 a Marcato Bianco e prossimamente anche a Castelbuono e Caccamo. Il film, che non racconta una singola storia ma tante storie di personaggi diversi: “racconta della mia adolescenza – ci spiega Minà – mi è piaciuto ridare ai cosiddetti “babbi ro paisi” tutte quelle emozioni e sentimenti che sono comuni a tutti e che probabilmente non lo sono a queste persone che purtroppo sono rimasti ai margini, come direbbe Pirandello: “erano li in attesa di rivivere la loro stessa vita“.
Rumore di passi tra i ciottoli delle scalinate, qualcuno passeggia, solitario, nel silenzio notturno delle viuzze. Un bagliore di luna disegna il profilo del monte e illumina la conca di golfo; il frinire delle cicale si confonde con il distante latrare di cani, lo sbattere d’ali di un pipistrello, il lontano suono di una perduta melodia. È una notte di luna piena, forse è un sogno. Le notti di luna piena ci invitano a parlare di noi stessi e con noi stessi. I matti, i “babbi du paisi”, gli emarginati, nel silenzio della notte, rivivono e si raccontano: passioni, slanci d’amore, smanie e sconforti, desideri, aspirazioni e disillusioni. E, sopra a tutti, la luce pallida della luna che, beffarda, resta immobile e silenziosa, provoca umori, incute paura e resta l’eterna testimone della “buttanissima nostalgia del passato”.
Giovanni Azzara
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