Un grande progetto artistico-culturale di Amnesty International Italia per celebrare i 60 anni dell’associazione. Una raccolta di ritratti, uno per ogni anno, dal 1961 al 2020,
che il gruppo 266 di Amnesty International di Termini Imerese ha esposto presso la propria sede, la Chiesa di San Bartolomeo, fondata nel 1597 ha una struttura ad aula con volte a botte. Dal 1610 al 1623 fu concessa in uso ai Padri del terz’Ordine di San Francesco. Nel 1623 i frati si trasferirono nel nuovo convento che nel frattempo avevano fondato (S. Anna). Fu sede della Confraternita dei Pescatori. La chiesa, infatti, è affrescata con scene di vita dei pescatori. Le opere più preziose che vi si custodiscono sono: La Madonna della Provvidenza, attribuibile a Vincenzo La Barbera e un San Bartolomeo di autore ignoto. Vi si custodiva, inoltre, un prezioso reliquiario, andato trafugato circa venti anni or sono. La mostra “60 volti per 60 anni” dell’artista Gianluca Costantini (attivista e autore di graphic journalism) celebra il lavoro dei difensori e delle difensore dei diritti umani.
Gli attivisti dello storico gruppo imerese hanno accolto i visitatori e spiegato come si attiva Amnesty e come ognuno può essere parte del cambiamento che vogliamo.
La mostra ha fatto poi tappa al Liceo Classico “Gregorio Ugdulena” e al Liceo Scientifico “Nicccoló Palmeri”, dove i Gruppi Giovani hanno guidato alunni e alunne delle classi Amnesty Kids delle Scuole Tisia d’Imera, Gardenia e Pirandello.
Una “breve storia dei diritti umani attraverso le persone”: uomini e donne che Amnesty International ha salvato dal carcere, o che hanno lasciato un segno nella storia dei diritti umani.
“Desidero ringraziare le dirigenti Patrizia Graziano e Marilena Anello e tutte le docenti per la disponibilità – dichiara Carmen Cera, responsabile del Gruppo di Termini Imerese – ma soprattutto sono contenta per la sensibilità e la partecipazione dimostrata da tutti gli studenti e le studentesse coinvolti. Il linguaggio dei diritti umani e la loro difesa sono molto sentiti dalle nuove generazioni. Il fatto che i più grandi in modo attento e consapevole, proprio come difensori e difensore dei diritti umani, hanno accolto e guidato i più piccoli, é stata una dimostrazione di responsabilità, di attivismo e di educazione ai diritti umani. Che loro siano il cambiamento culturale che attendiamo? Io credo di sì”.
Fabio Lo Bono
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