È di mercoledì scorso la notizia che è stata rilasciata l’autorizzazione regionale per il progetto dei lavori di dragaggio del porto di Termini Imerese fino alla profondità di -10,00 metri.
La Regione Siciliana ha autorizzato, con Decreto dell’Assessore al Territorio e Ambiente Salvatore Cordaro, l’avvio dei lavori del progetto presentato già da diverso tempo dall’Autorità di Sistema Portuale (AdSP) , che prevede il dragaggio di tutto il bacino portuale principale. L’assessore Cordaro ha dichiarato: “l’intervento di dragaggio dei fondali del porto di Termini Imerese, finanziato con fondi PON Infrastrutture e Reti, pari a 35 milioni di euro, prevede la realizzazione dell’escavo per incrementare la competitività del porto assicurando il potenziamento del traffico merci”. Stesse dichiarazioni da parte del Presidente della Regione e del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale. Parole che risuonano nella campagna elettorale per Palermo, che non attende altro che spostare fuori città una parte dei traffici commerciali, come diverse recenti dichiarazioni di importanti esponenti politici palermitani confermano.
“Verrebbe da chiedere all’Assessore Cordaro – scrive in una nota il Comitato Città Porto per un futuro sostenibile: che significa “potenziamento del traffico merci”? Ai termitani un mese fa è stato raccontato in Consiglio Comunale che non attraccheranno più navi al molo Veniero (ci sarà al suo posto un parco urbano con vista container?) e, stando alle varie dichiarazioni, solo due/tre navi commerciali a settimana nell’intero porto. Insomma un porto commerciale mezzo vuoto, con quasi un chilometro di banchine, potenzialmente commerciali, non utilizzate. Però si finanziano 35 milioni di euro per dragarne i fondali, proprio per poter ospitare navi più grandi e “potenziare” i traffici commerciali. Ci pare una contraddizione evidente. La verità è che la reale potenzialità del porto commerciale di Termini Imerese, per come voluto dalla Autorità di Sistema Portuale è ben altra, altro che tre navi a settimana! A poco vale cancellare da un disegno la sagoma di una nave. E infatti è stata confermata la spesa di trentacinquemilioni di euro (sì, proprio 35.000.000, non sbagliamo!), per dragare l’intero bacino principale del porto a -10. L’attracco di una sola portacontainer giustifica una simile spesa? Noi riteniamo di no, lo scenario che giustifica un investimento così cospicuo è quello di un reale “potenziamento del traffico merci”, come, giustamente, ricordato dall’Assessore Cordaro. Noi, allora, ci poniamo alcune domande.
Perché dragare tutto il bacino portuale principale? Se dovessimo credere a quanto stabilito negli scenari descritti in Consiglio Comunale, andrebbe quantomeno stralciata tutta la porzione nord, dove si dovrebbe realizzare (come compensazione per la perdita del porto turistico previsto dal PRP) un nuovo parco a mare, attraverso la estensione di 75 metri dell’attuale larghezza molo Veniero, per un fronte di quasi 500 metri. Perché, dunque, dragare a -10 anche quello specchio acqueo (che, per inciso, è lo stesso dove era previsto dal PRP il nuovo porto turistico), che dovrebbe, invece, essere interrato per diventare di pertinenza di un parco urbano? E’ veramente nei piani dell’Autorità di Sistema Portuale realizzare quel parco urbano? Il dubbio diventa più che lecito, visto il costo del dragaggio, che, lungo il molo Veniero sarebbe inutile.
Se così fosse, non si tratta di uno sperpero di denaro pubblico? Di più: perché dragare a -10 un intero bacino portuale che per metà non dovrebbe essere utilizzato da nessuna nave? Per coerenza con quanto ci hanno raccontato in Consiglio Comunale, ovvero che il porto commerciale addirittura “si riduceva”, ci saremmo aspettati un ridimensionamento del progetto di dragaggio, risparmiando un bel po’ di denari pubblici. Invece è stato confermato l’importo e le opere del dragaggio già previste, che, in verità, sono state già appaltate da tempo.
Insomma, incassato il parere favorevole “incondizionato” del Consiglio Comunale (in verità solo otto voti favorevoli, su sedici consiglieri), si torna a parlare del “potenziamento del porto commerciale”. Come è giusto che sia, perché questa è la reale strategia del DPSS, su cui il Consiglio Comunale si è espresso.
Il porto turistico? Per quello, accontentiamoci dell’approdo turistico che già abbiamo! Perché, come abbiamo già sottolineato in un nostro precedente intervento, nemmeno un euro dei 39 milioni del PNRR previsti per il porto riguarda il progetto di ampliamento del porto turistico alla foce del Barratina. E non poteva essere diversamente. Quei soldi serviranno sostanzialmente per acquistare le gru per scaricare i container, per costruire quattro enormi capannoni all’ingresso del porto e per rifare il look all’approdo turistico attuale. Nel frattempo, dopo il dragaggio, grazie al DPSS votato in Consiglio Comunale, avremo i container davanti al Grande Albergo delle Terme e il “potenziamento del traffico merci”. Nessun termitano si opponeva al porto commerciale, ma si chiedeva di rispettare la volontà della cittadinanza a poter realizzare un polo turistico davanti al centro storico e la spiaggia, come prevedeva il PRP vigente e il Piano Strategico della città.
Insomma, a distanza di un mese dal voto in Consiglio Comunale sul DPSS, i nodi vengono già al pettine. Il risultato del Consiglio Comunale dello scorso 21 marzo ha segnato il futuro sviluppo della nostra città. La politica, quella con la “p” minuscola, ha – ancora una volta – avuto la meglio rispetto alla volontà di una larga parte di cittadini che, liberamente, avevano manifestato con fermezza il loro dissenso rispetto a scelte non condivise con la città. Si chiedeva ai nostri rappresentanti di valutare anche altre alternative per un assetto più sostenibile del porto, in cui potessero convivere sia la vocazione commerciale che quella turistica, con eguale peso e potenzialità di sviluppo, come anche il Comitato Città Porto per un futuro sostenibile auspicava. Era stato chiesto un referendum consultivo, migliaia di firme sono state da noi raccolte su questo tema. Le risorse del PNRR si sarebbero potute impiegare proprio per concretizzare tale prospettiva, su cui si basa il PRP del 2004. E invece no!
I nostri politici, quelli con “p” minuscola, con poche eccezioni, hanno ritenuto giusto cedere alle logiche di partito e di potere calate dall’alto, che da sempre hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare il panorama politico locale, anteponendole agli interessi della città e dei suoi cittadini, che, con forza, hanno chiesto di prendere in considerazione opzioni alternative a quella proposta dall’Autorità di Sistema Portuale.
Ancora una volta, la città di Termini Imerese è stata condotta sull’altare del sacrificio.
Ma la “questione porto” non si è ancora conclusa e tanti altri temi saranno al centro delle scelte che questa Comunità dovrà affrontare a breve. Un gruppo di cittadini liberi ha “lottato”, e continuerà a farlo, per conquistare uno “spazio di cittadinanza” che, a nostro avviso, rappresenta l’indispensabile elemento fondante per la crescita consapevole di una comunità che non può e non deve delegare le scelte fondamentali del proprio futuro. Noi ci saremo”.