Sono tanti i messaggi che sono arrivati in occasione dell’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, dal popolo italiano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed anche dall’arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice.
“I trent’anni – fa sapere l’Ufficio Stampa dell’Arcidiocesi di Palermo in una nota dell’arcivescovo – che Matteo Messina Denaro ha vissuto da fuggitivo sono gli stessi trent’anni che la città di Palermo e i suoi cittadini hanno invece attraversato scegliendo la via della libertà e della dignità, respingendo con tutte le forze le logiche della violenza e della prevaricazione e abbracciando con convinzione, come comunità, la logica di un nuovo civismo operoso e condiviso: questo innanzitutto dobbiamo ricordare oggi, nel giorno dell’arresto del boss, giorno che assumerà agli occhi della storia il valore simbolico della definitiva chiusura della più drammatica e dolorosa pagina della vita recente di Palermo, ma che non deve farci trascurare lo sforzo collettivo che questa città ha già fatto per allontanarsene radicalmente”. Un pensiero è andato naturalmente alle tante, troppe vittime di mafia: “e – continua la nota – ai tanti martiri della giustizia e della fede, testimoni che per primi hanno scelto quella strada di liberazione su cui migliaia di cittadini si sono poi messi coraggiosamente in cammino. La fiducia – conclude – nel bene che insieme siamo stati capaci di non smarrire, si rinnova oggi come fiducia nella possibilità del cambiamento sociale e della conversione personale”. Arresto che avviene alla vigilia dei funerali di Biagio Conte, il missionario laico palermitano venuto a mancare qualche giorno fa e che proprio all’età di 20 anni durante il peirodo della “Palermo insanguinata” iniziò il suo cammino che lo portò ad aiutare i poveri, gli emarginati e gli ultimi della società deviandoli così da quelle strade tenebrose che avrebbero potuto imboccare.
Giovanni Azzara
Giovanni Azzara