Che cosa si vuole effettivamente dire quando si dice né con Putin né con la Nato ma per la pace? Semplicemente questo: che tutti gli Stati e gli Organismi internazionali non ufficialmente coinvolti nel conflitto russo-ucraino dovrebbero ora, in questo momento, all’unisono, istituire un tavolo internazionale straordinario per la pace convocando seduta stante i due capi di Stato in guerra. Contemporaneamente, questi Stati e organismi terzi dovrebbero autorizzare in via straordinaria l’invio sul campo di battaglia dei Caschi Blu dell’Onu e degli operatori delle organizzazioni internazionali umanitarie come forze di interposizione per imporre il cessate il fuoco e l’assistenza alla popolazione. Il tavolo internazionale della pace dovrebbe aprire una sessione a oltranza di ascolto delle ragioni dell’uno e dell’altro dei due contendenti e mediare fino ad arrivare a un accordo politico che consenta una equa composizione diplomatica del conflitto.
Se è vero, come è vero, che il mondo si trova in una situazione straordinaria, allora occorrono misure straordinarie. Questa guerra impone il ritorno di quella politica intesa come arte dell’associare gli uomini, teorizzata da Johannes Althusius. Impone, cioè, il ritorno alla grande politica. Quella stessa grande politica che nel 1856, con il Congresso e poi con il Trattato di Parigi, pose fine alla guerra di Crimea, significativamente definita dallo storico francese Henry Pirenne, come la prima guerra europea.
Il mondo non ha bisogno di nuove guerre fredde combattute, stavolta, sul suolo europeo; non ha bisogno di ritornare alla dottrina hitleriana della corsa verso est; non ha bisogno di restaurare la churchilliana cortina di ferro; non ha bisogno di restaurare la politica sovietica dei muri; non ha bisogno di restaurare la dottrina trumaniana del contenimento; non ha bisogno della Nato e di un suo possibile nuovo competitore, come hanno più volte sostenuto Sergio Romano e addirittura George Kennan all’indomani della caduta del muro di Berlino. Ha bisogno, invece, di smilitarizzare la politica, come seppero fare Kennedy e Chruščёv, con la mediazione di papa Giovanni XXIII, al tempo della crisi di Cuba.
Se misure straordinarie servono a risolvere situazioni straordinarie, allora è tempo di metterle in pratica. Solo se queste dovessero fallire, allora e soltanto allora, si potrà dare libero sfogo a quel complesso militare-industriale globale che intanto arraffa il proprio bottino di guerra a discapito dei popoli. E sulla coscienza di chi avrebbe fatto fallire la mediazione ricadrebbero allora le colpe e le vittime del disastro nucleare che offusca l’orizzonte. E soltanto allora si avrebbe il peggiore e il più terribile dei diritti: quello di distinguere i buoni dai cattivi. O la diplomazia internazionale esce finalmente dai suoi segreti, dalle sue ambiguità, dai suoi intrighi, come predicava Wilson rimasto fino a oggi inascoltato, o questa guerra – al di là dei suoi esiti – sarà tremenda e per di più foriera di successive catastrofiche guerre. Se dalla prima guerra mondiale scaturirono i totalitarismi e la seconda guerra mondiale, se da quest’ultima scaturì la guerra fredda, dalla guerra odierna scaturirà un mondo da incubo. Tutto questo, per chi scrive, significa dire né con la Nato né con Putin ma per la pace.
Michelangelo Ingrassia
l’ONU è schierato con la NATO contro la sua stessa ragione di esistere!! complimenti a INGRASSIA che ha fatto chiarezza e indicato una strada per la pace. BRAVO
Comments are closed.