La “Costituente per la Castelbuono di domani” ha inviato un documento molto critico sulla conclusione della lunga vicenda riguardante il teatro le Fontanelle, disapprovando totalmente le scelte del sindaco sul futuro dell’edificio. Lo pubblichiamo integralmente.
La triste storia delle Fontanelle si avvia al suo epilogo e, oggi, spacciare la demolizione per un evento storico è il più grosso travisamento politico di un sindaco che non ha voluto sentire ragioni, facendo finta di ascoltare per poi impuntarsi con arroganza su posizioni contestate da tantissimi cittadini che, quando ancora si poteva intervenire, avevano chiesto a gran voce dei correttivi.
Non si capisce che cosa ci sia di sensazionale in questa esultanza e, soprattutto, non si capisce dove risieda il bene comune che è stato evocato. Sicuramente non nell’autostrada in piena zona a vincolo archeologico, spacciata per “stradella pedonale di servizio (carrabile solo per esigenze di servizio ovvero in casi eccezionali)” ma che è sempre più chiaro a chi e a cosa servirà.
Non si capisce cosa ci sia di sensazionale in tutto ciò, visto che era chiaro a tutti come sarebbe andata a finire in una partita tra uno che ha il coltello dalla parte del manico e chi chiedeva il Teatro, e non attività contigue alla creativity-city-gastronomic.
Più di 3 milioni di euro verranno spesi in un progetto che non sarà un Teatro. Perché un teatro può essere anche centro polifunzionale, ma non viceversa.
Bisogna ricordarlo questo, perché non è una valutazione personale di chi non fa parte del codazzo del sindaco, ma è un giudizio pesante basato su analisi inoppugnabili fatte con le carte in mano.
Analisi che a suo tempo furono presentate in un consiglio comunale aperto dall’allora minoranza consiliare, con un documento redatto in maniera congiunta con i Promotori del Manifesto per il teatro, Circolo PD di Castelbuono, Svolta Popolare, Patto per Castelbuono e con il nostro gruppo, la Costituente per la Castelbuono di domani. Quel documento conteneva 7 richieste di cui 4 recepite dalla maggioranza di allora, dello stesso colore politico di quella attuale. Ma neanche quella presa di posizione fu sufficiente a far tornare sui suoi passi il sindaco “padrone”: imperterrito ha portato avanti il suo progetto in barba alla sua stessa maggioranza. Un comportamento democratico, non c’è che dire.
Si costruirà quindi un edificio che i numerosi tromboni del potere dicono possa essere anche teatro ma che ha:
- una platea angusta (30 m x 9 m) con un numero molto limitato di posti perché, si capisce, al sistema paese non serve un’ampia platea ma solo uno smisurato foyer;
2.una scala per accedere alla galleria indovinate dove? nella platea… che non solo ne riduce ancora più le dimensioni ma la rende pure disarmonica;
3.non ha poltroncine fisse, se non nella galleria, ma poltroncine rimovibili senza braccioli, come ogni teatro che si rispetti insomma;
4.pareti vetrate ovunque perché, si capisce, un vero teatro ha bisogno di luce;
5.non ha un vero palco ma pedane mobili, da rimuovere in occasione della decantata polifunzionalità;
5.non ha camerini per gli artisti ma ha arredi per i “camerini”, riferendosi impropriamente ai locali degli impianti tecnici, dei servizi igienici e dello spogliatoio per il personale al piano -1, dei quali si legge “Lo spogliatoio ed i wc potranno anche essere utilizzati per la preparazione degli attori in occasione di rappresentazioni teatrali”… poveri artisti!;
E non è finita qui. Mentre gli attori si devono accontentare dei locali di servizio del personale, di contro in un “teatro” è naturale inserire i gabinetti pubblici per gli utenti esterni. È così al Teatro Massimo di Palermo, e in tutti i teatri del mondo, ma soprattutto così deve essere nel teatro di una città creativa. Una gran bella figura ppi daveri.
I gabinetti pubblici ubicati esattamente sotto il palco saranno determinanti nella candidatura di Castelbuono a città creativa Unesco. Esempio unico al mondo in cui chi esce da lì dentro, anche se sul palco sta andando in scena un capolavoro, potrà dire legittimamente: Che cagata!
Ma qualche parolina va spesa pure sul dato economico. Più di 3 milioni di euro per demolire e ricostruire un edificio che ha le parti in cemento armato più solide di certe costruzioni recenti.
Per arrivare a questa conclusione, il sindaco ha incaricato un tecnico e ha pagato pure! Ma, appurato che l’edificio è solido, che fa? Può mai pensare di prevedere una riduzione in altezza e sfruttare l’ampia platea e la galleria strutturalmente solide? No, al nostro sindaco la platea piace piccola, è il foyer con la sua immensità che dona quel tocco in più a un vero teatro.
Sorge un dubbio però: ma perché ha pagato l’esperto per verificare le condizioni di un edificio che, a tutti i costi, si doveva demolire? E vabbè, quando un sindaco amministra con la responsabilità del buon padre di famiglia fa così.
Abbiamo scritto questa nota ridendo per non piangere ma non possiamo nascondere che proviamo una grande amarezza per questa vicenda. Si sta rischiando di spendere una considerevole quantità di risorse pubbliche per un’opera essenzialmente destinata all’incomprensibile, se non addirittura inutilizzabile per i nobili scopi per cui quattro secoli fa nacque.
Costituente per la Castelbuono di domani