Montemaggiore Belsito, “Books and chocolate”: terzo incontro della Rassegna letteraria promossa dall’Associazione “Fables”

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Si è svolto nella Biblioteca comunale “Il Ponte” di Montemaggiore Belsito, annessa al Centro Polifunzionale “Papa Giovanni Paolo II”, il terzo incontro della prima edizione della Rassegna letteraria “Books and chocolate” promossa dall’Associazione “Fables”.

Il sodalizio di promozione culturale ha presentato il romanzo “Ciò che hanno visto le rondini” di Michele Iacono, Edizione ‎ Independently published (settembre 2020).

Michele Iacono è nato a Termini Imerese nel 1954. Ha conseguito la laurea in Pedagogia presso la Facoltà di Magistero di Palermo. Negli anni Novanta ha collaborato con la Fondazione Costa in qualità di formatore nei corsi per assistenti sociali e, nello stesso periodo, presso l’Ecap, ha insegnato Psicologia dell’età evolutiva e Tecniche di animazione. Ha svolto la professione di psicoterapeuta presso Centri per il sostegno di persone fragili e tossicodipendenti.

Si è trasferito all’età di sei anni – come lui stesso afferma – con i suoi genitori a Torino. Li negli anni ha anche edito numerosi testi. Tra i tanti un saggio sulla comunicazione umana di argomento linguistico-semiotico che ha come tema la ricerca sull’origine del linguaggio: “Quando l’uomo inciampò sui segni”.

Tra i suoi interessi ricordiamo la pittura, che inizia a praticare nella capitale piemontese, allestendo la sua prima mostra nel 1978 all’età di 24 anni.

“Ciò che hanno visto le rondini” è ambientato nella davvero unica città del Mondo, carica di storia e di tradizioni, la “città santa” che tale è per le tre più grandi religioni monoteiste del mondo: Gerusalemme.

Leggiamo nella sinossi che “Gerusalemme fa da sfondo con il suo biancore contraddittorio, le sue storie millenarie, i colori e i profumi delle spezie che stordiscono, il dedalo del ‘suk’ misterioso. Nel sogno, il perenne conflitto tra ebrei e palestinesi diventa lo spunto per una riflessione sulle implicazioni religiose e politiche che le fedi da una parte e la diseguaglianza tra uomini e donne dall’altra, segnano da sempre gli atteggiamenti delle società”.

Come l’autore stesso afferma egli riesce a mantenere una sorta di equidistanza, nel suo romanzo, tra le religioni ebraica, cristiana e musulmana che a Gerusalemme – anche con sanguinosi contrasti, purtroppo ancora oggi non sopiti e risolti – lì come in una sorta di crogiuolo dell’Umanità e in un melting pot di fedi se pur ben distinte, ovviamente, e in una condizione feroce di  antagonismo.

Le rondini citate nel titolo sono quelle che l’autore pone come osservatrici delle vicende che nella Città santa, nel tempo narrativo del romanzo accadono. Secondo Iacono, le rondini che osservano dall’alto rappresentano la visione che coincide con quella dell’autore stesso quella che i latini definiscono: ‘sub specie  æternitatis’.

Occorre soffermarsi su questa locuzione latina che descrive il fondamento e la cifra che ispira il romanzo anche nella struttura narrativa.

Dunque “Sub specie æternitatis è una locuzione latina che significa letteralmente ‘sotto l’aspetto dell’eternità’. Espressione usata inizialmente dalla filosofia scolastica e dalla teologia cattolica con la quale si indica comunemente il modo di considerare le cose del mondo e la storia nell’ottica dell’eternità, riferendole cioè all’universale e mettendo da parte gli aspetti spaziali e temporali. Per cui a Dio possono riferirsi anche categorie come la potenza, la relazione, l’accidente, ma considerandole non ‘sub specie temporis’ bensì ‘sub specie æternitatis’, vale a dire considerando una particolare molteplicità, un particolare divenire che riguarda Lui e soltanto Lui”.

“L’espressione si ritrova anche in Spinoza nella sua argomentazione relativa all’identità di Dio è Natura (‘Deus sive Natura’).”

In conclusione, diremo che “l’uomo, quindi non può conoscere tutte le cause e le conseguenze delle cose, ed è per questo che egli vede le cose nascere e perire: vede le cose ‘sub specie temporis’. Dio, al contrario, conosce tutte le cause e tutte le conseguenze di tutte le cose, in quanto presenti nel suo intelletto, e dunque vede le cose ‘sub specie æternitatis’: per lui le cose non nascono né periscono, ma sono eterne”.

Lo scrittore ci dice che ha voluto scrivere o meglio ha sentito la necessità di scrivere il romanzo ambientato a Gerusalemme non senza aver visto con i proprio occhi o non senza la presenza materiale nei luoghi del racconto, visitati assieme a sua moglie. Come uno scienziato che parla della realtà che ha indagato personalmente “sperimentalmente”, con un vero e proprio approccio con metodico sperimentale galileiano. Non scrivere senza aver osservato con i propri occhi che, ripetiamo, nel romanzo sono gli occhi delle rondini.

Sveliamo la causa dell’equidistanza “ideologica” tra le fedi cioè la volontà e il desiderio di conoscere e di sapere di Iacono, unito a un genuino e sano agnosticismo che assolutamente non deve essere confuso con l’ateismo. D’altronde lo scrittore ci dice che la spiritualità e la religiosità è immancabilmente una necessità assolutamente innata nella natura dell’Homo sapiens sapiens. L’agnosticismo è un atteggiamento concettuale con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché non se ne ha, o non se ne può avere, sufficiente conoscenza. In senso stretto è l’astensione dal giudizio sulla questione dell’esistenza o meno di una qualche entità divina.

Un atteggiamento che permette all’autore, attraverso gli occhi delle rondini, e al lettore di porsi in un osservatorio privilegiato nei confronti dell’esistenza umana.

Un romanzo “Ciò che hanno visto le rondini”, da leggere assolutamente se si vuole conoscere qualcosa di insito nella nostra umanità che anima i destini e le vite di noi mortali.

Santi Licata